CAPITOLO 35: Elisa

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Se avessi dovuto scegliere il momento esatto in cui il mio cuore smise di battere, be..avrei scelto quello. Tutto in me si bloccò, tutto si azzerò. Erano mesi che volevo conoscere quella storia, e ora che finalmente aveva deciso di aprirsi con me ero un fascio di nervi. Cosa gli avrei detto? Come lo avrei confortato? Ero abbastanza forte per tutto questo? Non lo sapevo più.
Cercai di spostarmi per mettermi in una posizione più consona alla situazione che avrei dovuto affrontare, ma Ryan non me lo permise. Le sue mani premettero ancora più avide sulla mia schiena e i suoi occhi mi imploravano di rimanere lì, accovacciata sulle sue ginocchia, come se fossi l'unica cosa che lo tenesse ancora insieme.
"Non sono mai stato un bravo bambino. C'era già mia sorella per quello. Io ero vivace, attivo, una peste. A scuola ero bravo, ma al di fuori dei banchi nessuno poteva fermarmi. Amavo seguire le masse, anzi amavo trascinarle e per trascinarle dovevi essere un duro e così feci. Alle superiori mi ero già creato la mia immagine di puttaniere scapestrato e non mi dispiaceva, tutti mi portavano rispetto e le ragazze si gettavano ai miei piedi. Avevo il mondo in mano. Feste, alcool, fumo erano all'ordine del giorno, la metà delle cose che facevo durante il weekend non me le ricordavo mai, delle volte non tornavo neanche a dormire, ero totalmente fuori controllo. Non ero neanche estraneo ai problemi con la polizia, più di una volta ero finito in commissariato per delle stronzate, non ci trattenevano mai per troppo e nel caso interveniva il padre di Liam che teneva la bocca chiusa con i miei. Più volte mia madre mi intimò di smettere ma io non le diedi ascolto, non capivo cosa volesse da me, avevo un alto rendimento scolastico quindi mi meritavo lo sballo il sabato sera. Non le prestavo mai ascolto, non mi curavo delle sue urla ogni volta che uscivo di casa e dei suoi sguardi di fuoco ogni volta che rientravo in casa. Mio padre voleva mandarmi nell'esercito per imparare un po di disciplina, ma mia madre non voleva. Diceva che non ero un caso senza speranza. Dio, quanto aveva torto.." Abbassò lo sguardo e si fece inghiottire dal senso di colpa. Gli posai una mano sulla guancia, volevo fargli sentire che io ero ancora lì.
"Non è vero.." Alzò la testa e i suoi occhi si riallacciarono ai miei, mi ravvivò una ciocca di capelli dietro le orecchie e continuò.
"Per mesi, anni, cercò di darmi un freno, di cambiarmi ma non ci riuscì mai. Quante mamme aveva dovuto affrontare perché avevo spezzato il cuore alle proprie figlie, quante volte aveva visto me e Liam in condizioni così pietose da doverci accompagnare in stanza, quanto volte vedeva e non si arrendeva davanti all'evidenza delle mie azioni. Il colpo di grazia le arrivò una notte di gennaio, quando venni arrestato, quella volta la situazione era più grave e quindi l'avevano avvisata. Avevo già preso parte a molte risse, ma quella fu diversa. Ero troppo fatto e ubriaco per accorgermi di esserci andato giù troppo pesante, il poveretto era finito in ospedale. Non mi ricordo neanche il motivo. Non mi dimenticherò mai la sua faccia quando mi venne a prendere in centrale. Non aprì mai bocca, ma non serviva, la delusione, la frustrazione erano ben visibili sul suo viso. Fu allora che nei suoi occhi lessi la sua resa, lessi che non avrebbe mai pensato di arrivare a quel punto, lessi che sarebbe stata più felice senza di me tra i piedi. Il weekend dopo feci tutto da capo, festa, alcool, rissa e erba, come se niente fosse, quando tornai a casa trovai mia madre ad aspettarmi sul divano, mi strinse in un abbraccio, mi baciò la testa e mi disse che era solo colpa sua se non era riuscita ad educarmi come voleva. Non capii il senso di quelle parole fino alla mattina seguente, quando la trovai.." Lacrime calde mi bagnarono il palmo ancora appiccicato alla sua guancia. Gliele asciugai una a una, con piccoli baci, con tutta la dolcezza possibile.
"Non ti merito."
"Smettila di dire queste cose. Meriti ogni istante, ogni respiro, ogni sguardo e ogni carezza. Meriti tutto il buono che una persona, che questo mondo possa offrirti. Permettimi di essere quella persona. Quella che ti mostra che anche per te c'é la luce, la felicità, il perdono."
"Si tolse la vita inalando i fumi di scarico della macchina. Aveva messo un lungo tubo sullo scappamento dell'auto, l'aveva infilato in un finestrino chiudendo tutti gli altri, e aveva semplicemente aspettato che l'aria dei suoi polmoni finisse sostituita dai gas di scarico. Non seppi mai quanto soffrì, quanto ci volle per esalare l'ultimo respiro. Il garage era investito da quell'odore di benzina che mi aveva sempre affascinato e che adesso odio. La vista veniva annebbiata dal fumo e dalle lacrime che sgorgavano a fiumi. La gola secca non mi permetteva di chiamare aiuto e i piedi di piombo non mi facevano muovere. Mi ricordo solo di mio padre che correva a liberarla da quella trappola mortale e di mia sorella che mi abbracciava. Da quel momento la mia vita è stata solo un buco nero, un turbinio di droghe e pastiglie che mi aiutavano a dimenticare per un paio d'ore. Feci sempre più fatica a tornare a casa mia. Smisi di andare a scuola. Passavo la maggior parte del tempo in quel cazzo di garage, a fissare il punto dove prima c'era quella dannata macchina buttando giù pillole come se la droga mi avrebbe riportato indietro nel tempo. Era il 13 gennaio di sei anni fa quando uccisi mia madre." A quelle parole il mil cuore si spezzò. Avrei voluto donargli ogni pezzo per riparare il suo. Sarei potuta vivere senza un cuore, bastava il suo che battesse per tutte e due.
"Non sei stato tu ad ucciderla. Lei ha scelto quella strada, ha scelto di farsi mangiare dalle tenebre, ha scelto di smettere di lottare. Tu non hai colpe. Poteva succedere anche se tu fossi stato un bambino e poi un ragazzo d'oro. Non potrai mai sapere come sarebbe andata se tutto fosse stato diverso. Lei non c'è più, ma tu si. Tuo padre si. Tua sorella si. Non credi che loro abbiano bisogno di te? Abbiano bisogno di Ryan, e non di un suo mero ricordo?" Le sue mani si muovevano frenetiche sulla mia schiena. Questo argomento lo destabilizzava più di quanto immaginassi.
"Mio padre mi odia. È lui che mi ha mandato al campo di addestramento. Non riusciva più a guardarmi in faccia. Non si accorse neanche della mia dipendenza finché Nina non mi trovò in fin di vita e i medici le dissero che ero in overdose. Sai, non sono neanche andato al suo funerale. Se non ci fossi andato, potevo ancora aggrapparmi all'idea che lei fosse ancora lì. Nevicò il giorno in cui la seppellirono. Lenti fiocchi coprivano il prato mentre figure scure mi passavano davanti facendomi le condoglianze. Non ho mai visto dove l'hanno portata. Come potevo andare a trovarla dopo quello che le avevo fatto? Mio padre ha sempre dato la colpa a me, non mi avrebbe mai permesso di avvicinarmi."
"Anche tu ti sei sempre dato la colpa. Sei solo tu che ti stai impedendo di andare a trovarla.  Ti sei drogato fino allo svenimento, hai pensato di ucciderti. Era questo il motivo dei tuoi tempi bui, della tua dipendenza e di tutto quello che ne è conseguito. Ti sei punito per una vita intera per questo errore compiuto da altri. Non sei tu che hai acceso l'auto, non sei tu che hai inserito il tubo nel finestrino. Devi iniziare a pensare a tua madre come un felice ricordo degli anni passati insieme e non come una morte sulle tue spalle. Tu sei una persona fantastica. Non. È. Colpa. Tua." Posai entrambe le mani sul suo viso e incollai la labbra alle sue. Nessuna parola di troppo doveva essere detta, nessuna argomentazione mi avrebbe fatto cambiare idea. Le mie lacrime si confusero con le sue. Il dolore divenne uno solo. Ci aggrappammo l'uno all'altro come avevamo  sempre fatto nei miei momenti difficili. Era la mia ancora da troppo tempo, era giunto il momento di invertite i ruoli. Lì, in quella stanza, era lui ad avere bisogno di me.
"Ryan, io ti amo. Ti amerò ogni istante, ogni ora, ogni volta che ti sentirai in colpa, ogni volta che ti sentirai perso, ogni volta che ti ricorderai della morte di tua madre. Amerò tutto di te, dalla data sul tuo petto alla tua dipendenza dalla droga. Amerò il tuo cambiamento e la persona che sei adesso, ma amerò anche tutto quello che il tuo passato mi regalerà. Io. Ti. Amo. E non c'è nulla che tu possa dire o fare per farmi cambiare idea." Non so per quanto tempo rimase a fissarmi. Nessun muscolo si mosse tra di noi. Nessuna parola venne detta. Si sentiva solo il battito dei nostri cuori e il rumore dei nostri respiri. Il tempo pareva congelato. Il mondo pareva scomparso. C'eravamo solo io, lui e il mio ti amo che aleggiava nell'aria della stanza.
"Dove sei stata fino ad adesso?" Qualsiasi altra emozione abbandonò i suoi occhi. La rabbia, la frustrazione, l'abbandono, la tristezza, la paura, tutto venne spazzato via dallo tsunami che ora solcava il suo sguardo. Un blu color della notte aveva preso il posto dell'azzurro cielo. Un desiderio sconfinato aveva preso il posto del senso di colpa. Ora niente ci separava. Niente muri, niente passato, niente segreti ancora inconfessati.
"Ryan, io ti amo e voglio fare l'amore con te, perché so che anche tu mi ami anche se non me lo dici a parole. Non mi importa. Non mi servono le parole. Basta che me lo mostri." Nei suoi occhi ardeva il fuoco. Nel sue sguardo c'era solo amore. Non mi interessavano quelle tre paroline magiche, volevo solo sentirlo. Assorbire tutto di lui.
"Ora sai tutto. Il mio oscuro passato graverà anche sulle tue spalle se facciamo l'amore. Non voglio che tu ti senta oppressa, puoi sempre scappare, puoi sempre andartene. Non te ne farei una colpa.." Lo vedevo che dentro di se mille demoni si stavano dando battaglia. Non riusciva ad immaginarsi che qualcuno potesse amarlo, volerlo, rassicurarlo una volta saputo il suo passato. Una volta saputo con che genere di oscurità stava combattendo da anni. Ma io si. Io ero pronta. Io volevo prendermi tutto. Io volevo smarrirmi in lui, nei suoi demoni, nei suoi brutti sogni.
"Toccami Ryan. Ti prego Ryan, toccami.." La mia voce uscì come un lamento. Le mie mani cercarono le sue. Gliele presi e le poggiai appena sopra la linea degli slip. Ogni fibra del mio corpo urlava di essere toccata. Ogni fibra del suo urlava di volerlo fare.
Gli ci volle mezzo secondo per stendermi sul letto e per poggiarsi sopra di me, sostenendosi sui gomiti. Piccoli baci crearono un sentiero dal mio collo all'attaccatura del seno. Mani avide scivolavano su ogni centimetro delle mie gambe.
"Oh Bambi, sei così bella.." Mille immagini affollarono la mia mente. Il passato si confuse con il presente in un turbinio di mani sbagliate, di lividi violacei e di baci strappati. La paura ebbe la meglio sull'estasi del momento e tutto in me si irrigidì.
Ma cosa pensavi di fare? Non sei ancora pronta. No! No!
Il sesso non fa per te. No! La mia testa aveva preso una strada tutta sua. Il panico stava prendendo il sopravvento. No! Io ero pronta, io lo volevo, io lo amavo, io volevo essere amata.
"Ehi ehi, non piangere. Guardami Bambi. Apri gli occhi per favore." Le lacrime mi offuscavano la vista. Il viso di Ryan mi sembrava così lontano.
"Sono io, sono solo io. Ci siamo solo noi. Permettimi di farti vedere che non ti farò del male. Permettimi di farti vedere quanto ti ami. Bambi io ti amo. Le mia mani, la mia bocca, non ti faranno mai del male. Lascia che ti mostri quello che ti ho appena detto." Il mio petto pareva esplodere. Il mio cuore pareva essere incandescente. Le ho aspettate per tanto tempo quelle parole, le ho desiderate e ora che erano arrivate avevano spazzato via ogni paura. Il viso di Ryan tornò ad essere l'unico viso, le sue mani tornarono a essere le uniche mani e io mi abbandonai totalmente a lui. Mi posò un leggero bacio sulle labbra e poi scese sempre più giù. Tra i seni. Sul ventre. Appena sopra gli slip.
"Ti fidi di me?" Alzai un poco la testa per vederlo meglio. Non avrei mai potuto dirgli di no. Annuii e lui mi sfilò gli slip di pizzo seguendo con mille baci il loro percorso sulle mie gambe finché non me li tolse del tutto. Non ebbi neanche il tempo di capire che cosa stesse succedendo. La sua bocca fu subito su di me. Sul punto più profondo e intimo che potevo offrire a un uomo  e la sensazione fu..inebriante. Mille farfalle sembravano svolazzare nel mio stomaco. Una lenta pressione mi attraversò tutto il corpo. Sentivo un fremito nel basso ventre che aumentava ogni volta che la sua lingua si spingeva su di me. Non credevo fosse possibile sentire una cosa del genere. Ero un fuoco. Un calore improvviso mi investì e piccoli mugolii bagnarono le mie labbra. Strinsi le lenzuola nelle mani e inarcai la schiena quando iniziò a succhiare, piano. I miei mugolii si trasformarono in piccoli respiri ansimanti. Ryan continuò a torturarmi, leccando, succhiando e baciando ogni parte del mio essere. Tutto in me era teso come una corda di violino, poi, in un soffio, ogni cosa in me si spezzò. Ogni fibra. Ogni muscolo. Ogni paura. Ogni pensiero. Ogni immagine. Ogni parola. Divenni liquido sotto la sua bocca. Le gambe si rilassarono e la schiena si inarcò per l'ultima volta. Dalle mie labbra uscì solo il nome di Ryan in un sussurro. Alzai lo sguardo e lo vidi. Lì, in mezzo alle mie gambe. Un angelo che mi aveva appena regalato il mio primo orgasmo. Ne volevo ancora. Ne volevo di più. Risalii lentamente senza mai staccare i suoi occhi da me. Trovò avaro la mia bocca e vi si avventò. Sulle sue labbra il mio sapore. Tutto di noi si mischiò in quel momento.
In poco tempo ci ritrovammo nudi e avvinghiati l'uno all'altro. In un abbraccio senza fine. Eravamo un corpo solo. Dipendevamo uno dall'altro. Si staccò un secondo da me. Sentii strappare la carta del preservativo e poi, di nuovo, il suo corpo caldo aderii al mio.
"Se ti faccio male me lo devi dire, hai capito?" Annuii. Le nostre labbra tornarono ad incollarsi. Lo sentii scivolare lentamente in me. Il bruciore fu la prima sensazione che mi investii. Un bruciore diverso da quello di quella notte, perché  non fu seguito da un cieco dolore, ma da un piacere immenso. Mi sentii riempita, completata.  Il suo corpo era stato forgiato per me. Il mio corpo accoglieva perfettamente il suo. Eravamo due pezzi di un puzzle che non vedevano l'ora di unirsi. Entrò totalmente in me e per qualche secondo non si mosse, così che potei abituarmi al meglio alla sua presenza. Il bruciore era sparito e un cieco piacere si impossessò di nuovo del mio corpo quando iniziò a muoversi dentro e fuori di me. Con lenti movimenti mi riempiva e poi mi svuotava, lasciandosi dietro un senso di vuoto finché non entrava di nuovo in me. I nostri occhi non si staccarono mai da quelli dell'altro, le nostre bocche si trovavano e si perdevano, i nostri corpi erano ormai un solo. Lentamente il ritmo aumentò e con lui anche il mio piacere. Pura estasi scorreva nelle mie vene. Amore puro contraeva ogni mio muscolo. Di nuovo i miei gemiti riempirono la stanza seguiti dai suoi. Agganciai le gambe a lui per sentirlo ancora più vicino. Un roco suono uscii dalla sua bocca. Movimenti incalzanti mi riempivano sempre di più. Nessuno dei due si trattenne oltre.
"Bambi, guardami.." La sua voce un sussurro profondo che vibrava dentro di me. Ancorai gli occhi ai suoi. Due pupille dilatate mi ipnotizzarono mentre precipitavo verso un nuovo e cieco piacere. Venimmo insieme, ognuno urlando il nome dell'altro non curandoci di chi ci potesse sentire. Tutto in me continuò a vibrare. I nostri respiri ansimanti erano gli unici rumori. Ryan era ancora dentro di me. Non volevo che lasciasse mai il mio corpo ora che sapevo quanto stesse bene unito al mio. La sua testa era appoggiata al mio petto. Infilai le mani nei suoi capelli e mi godetti la pace del momento.
"A cosa stai pensando?" Voltò un poco la testa per guardarmi meglio. Il suo viso una maschera di felicità. Forse era la prima volta in cui vedevo ogni muscolo del suo corpo rilassato.
"A te. A quanto sei bello. A quanto tu sembri felice in questo momento." Uscii lentamente dal mio corpo. Sembrava che mi avessero strappato una parte di me. Si spostò per avere il suo viso ad altezza del mio.
"Non sembro, lo sono. Sono davvero felice. Qui e con te penso di meritare davvero la felicità. E sai perché?" Il sorriso non abbandonava mai le sue labbra.
"Perché?"
"Perché ti sei fidata di me. Perché hai visto oltre la mia scorza dura. Perché quando guardo nei tuoi occhi non vedo uno sguardo che mi giudica. Hai accettato il mio passato senza fare domande. Hai preso tutto di me senza battere ciglio. Mi hai donato tutto di te nonostante chi fossi e cosa io pensassi di me. Non mi importa se nessuno crede in me, mi basti tu. Il tuo sorriso. Il tuo parere di me. Abbiamo fatto l'amore. Mi hai in pugno. Mi hai sempre avuto in pugno." Sentivo le lacrime pungermi gli occhi. Questa volta erano lacrime di gioia.
"Quanto ti amo!" Riallacciai le mie labbra alle sue come se ne andasse delle mia stessa vita. Questa volta il bacio si fece più lento, più carico di tutte le parole che furono dette quella sera. Mi staccai controvoglia da lui. Eravamo ancora nudi e avvinghiati. Non volevo finisse tutto qui.
"E ora? Che si fa?" In risposta ricevetti un sorriso alquanto malizioso.
"Io una idea ce l'avrei.." Il suo sorriso si allargò.
"Ma davvero?" Non riuscii a trattenere una risata. Si allontanò per recuperare le lenzuola poi si riavventò su di me coprendoci fin sopra la testa. Quel buio che ci investì non fece più paura a nessuno dei due. Le risate riempirono il nostro rifugio improvvisato e con il sorriso sulle labbra consumammo di nuovo il nostro amore.
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Mi svegliai investita dal freddo. Controllai la sveglia, segnava le due del mattino. Il corpo caldo di Ryan non era più appiccicato al mio. Si doveva essere girato mentre dormivamo. Alla fine, dopo la terza volta in cui raggiungevo il massimo piacere concesso a un corpo umano, mi addormentai, cullata dalle sue carezze e dai suoi baci. Quella sera recuperammo tutto il tempo perso mesi fa. Recuperammo tutte le ore buttate a farci la guerra o a litigare. Recuperammo tutti gli istanti gettai al vento solo per dimostrare all'altro che non avevamo bisogni di lui. Egoista com'ero, non ce la facevo a dormire così distante da lui. Scesi dal letto. Le gambe indolenzite mi fecero tornare in mente le sue mani dentro di me, la sua bocca su di me, il suo corpo che mi riempiva ad ogni movimento. Raccolsi la sua maglietta e me la infilai. Feci il giro del letto e  lentamente spostai le coperte per infilarmici sotto. Piano piano accoccolai il corpo contro al suo, gli scoccai un bacio sulla fronte e poi poggiai il viso nell'incavo del suo collo. Chiusi gli occhi e mi feci cullare dal suo respiro. Lui si spostò appena, mi abbracciò per avvicinarmi di più a lui. Mi diede un bacio indugiando sui miei capelli e poi appoggiò il mento sulla mia testa, incastrandosi perfettamente a me.
"Ora stai ferma e dormi.." Sentivo che stava sorridendo. Non risposi e sorrisi anche io. Quella notte solo il mare venne a bussare nei miei sogni, ma da lui, mi sarei lasciata affogare più che volentieri.

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