Capitolo 5

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Scendo velocemente le scale e mi dirigo verso il garage dove era parcheggiata la mia macchina. Salgo agilmente e inserisco l'indirizzo inviato qualche minuto prima da Maya. Esco frettolosamente dal complesso residenziale dove vivevo e grazie al navigatore in pochi minuti sono davanti a uno splendido palazzo in vetro alto oltre cento metri.

Scendo dall'automobile e faccio sospiro pesantemente, ci è voluto più tempo trovare parcheggio che arrivare là. Con passo rapido mi incammino verso l'ascensore, che con una lentezza scocciante mi porta all'ultimo piano dell'edificio. Appena le porte della spaziosa scatola di metallo si aprono i miei occhi vengono infastiditi da una potente luce. Mi serve qualche secondo per abituarmi e poi comincio ad osservare ciò che mi circonda.

È una stanza spaziosa con una parete interamente in vetro, i colori dominanti sono il bianco e il nero che intensificano l'aria elegante dell'ambiente. Il pavimento e le mura bianche entrano in contrasto con il grande divano a 'L' e i mobili neri. Per arrivare alla comoda sofà e al televisore di grandi dimensioni che ha davanti, si deve scendere qualche gradino,invece, per raggiungere il pianoforte a coda nero situato vicino alla grande vetrata si deve salire due piccoli gradini.

Nella parte sinistra della stanza ci sono delle scale a chiocciola che partendo da su si allargano lentamente, sono di un marroncino chiaro ma nonostante ciò si integrano perfettamente con il salotto.
Poco più in là delle porte dell'ascensore troviamo una porta bianca scorrevole che molto probabilmente porta in cucina.

Le pareti bianche sono ricoperte sia da quadri astratti che da quadri classici dove non c'è qualche libreria piena di libri. Questa stanza è magnifica, soprattutto quando i raggi di luce si posano delicatamente su tutto ciò che è presente nel salotto.

Mentre analizzo ciò che mi circonda mi ritrovo stretta da due esili braccia. Maya mi guarda preoccupata per qualche secondo e poi comincia a parlare freneticamente.

"Ha la febbre alta e non so più cosa farle, in più Daniela è anche lei malata e Damian sta fuori da tre giorni. Ti prego aiutami, non so cosa fare" mi serve qualche istante per capire che sta parlando della sorella minore per poi rivolgerle uno sguardo preoccupato.

Seguo Maya finendo per entrare in una spaziosa stanza rosa dove noto sul letto a baldacchino una piccola figura. Mi avvicino e guardo il volto pallido di Mia. Le sue labbra sono rosee e screpolate, quando poggio la mia mano sulla piccola fronte della bambina sento la sua pelle infuocata. Guarda preoccupata Maya che aveva iniziato a piangere silenziosamente, le chiedo un termometro e dell'acqua fredda mentre provo a tranquillizzarla con lo sguardo per non svegliare la bambina.

Mentre poso una compressa sulla fronte bollente Mia si sveglia e appaiono gli occhi che non sono più di quel azzurro vivace di qualche giorno fa. Le sorrido dolcemente mentre anche lei piega gli angoli delle labbra dando vita a un smagliante sorriso.

"Come ti senti?" il mio tono è pieno di dolcezza e tenerezza mentre mi rivolgo alla bambina dagli occhi azzurri.

"Abbastanza bene" risponde mentre si alza e mi stringe fra le sue piccole braccia in un caloroso abbraccio.

Quando Maya mi aveva chiamato questa mattina non sapevo che fosse così urgente la situazione, mi aveva solo parlato delle piccole difficoltà che aveva incontrato nel curare la sorella.











***












Mentre aiuto Mia a mangiare la porta della stanza si apre, e pensando fosse Maya, la quale era uscita poco fa per andare a fare una doccia comincio a parlare.

"Ha mangiato quasi tutto penso che si sta lentamente riprendendo" non mi risponde nessuno allora giro la testa e i miei occhi neri incontrano due pozzi color argento che mi fissato sorpresi. Anche io guardo con stupore Damian, il cui corpo viene rapidamente circondato da due esili braccia.

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