Capitolo Diciassette.

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"Vieni via con me. Solo per questa sera." Disse Aaron che aveva ancora tra le proprie braccia Emma.

La ragazza non riuscendo a vedere bene i suoi occhi azzurri a causa della poca luce, intrecciò le dita alle sue camminando tra giovani immersi nell'alcool e corpi trasportati dalla musica. Uscirono dall'edificio investiti dall'aria gelida di Dicembre e dirigendosi verso un luogo appartato, si godettero quel contatto che dava l'illusione di essere banale. Le mani calde incapaci di staccarsi, crearono sia imbarazzo che puro e semplice piacere ai nostri protagonisti che adesso, uno vicino all'altra, si scambiavano fugaci sguardi. Emma con la schiena appoggiata al muro, riceveva il tocco delicato di Aaron sul proprio viso mentre le proprie labbra di schiudevano involontariamente. "Io non ce la faccio a starti lontano. Lo so che dovevi stare con James questa sera ma è più forte di me Em." Il ragazzo pronunciò quelle parole subito prima di tracciare la mandibola della mora con veloci e casti baci. "Con James?" Chiese sorpresa la ragazza mentre sentendo i baci anche sul collo, cercò di mantenere il respiro regolare. "Aspetta Aaron, dobbiamo fermarci. Stiamo sbagliando." Emma sentì un leggero dolore sulla clavicola, che era stata privata della spallina del vestito e affondando una mano tra i capelli color pece del proprio amante, gli accarezzò il capo mentre una strana sensazione si impadroniva del suo cuore. "Tu non sai quanto ti desideri in questo momento. Il tuo profumo mi sta facendo impazzire." Aaron adesso guardava la fanciulla con gli occhi aventi le pupille dilatate, voleva stare con lei più di ogni altra cosa, voleva viverla come si viveva una giornata di sole, come un tornado in grado di creare il deserto con solo la propria forza, come un brano suonato al pianoforte. Si avvicinò alle sue labbra carnose e chiedendo se volesse sacrificare il suo primo bacio con lui, provò a baciarla. Sarebbe stato sicuramente un bacio casto, un semplice contatto in grado di dar origine alla magia più bella:l'amore. Le mani del fanciullo incantato donavano piccole carezze alle braccia, ai fianchi e alla schiena della sua fonte di felicità, della sua Emma. Ma la fanciulla non era pronta e facendo cenno di no con la testa, lo guardò afflitta, incapace di dire quanto le dispiacesse quel suo rifiuto. "Va bene, ok. Lo capisco." mormorò un Aaron assolutamente tranquillo e sicuro di saper aspettare, di poter sperare che in qualche modo lei poteva ricambiare i suoi stessi sentimenti. Il viso della mora, ora coperto dalle sue piccole mani, era tutto rosso per via della scena che stava vivendo, ma con tono scherzoso l'adolescente dagli occhi oramai di un azzurro intenso, riuscì a spezzare il ghiaccio e disse: "Secondo me, siamo due personaggi di una storia scritta da un'adolescente sognante che starà facendo impazzire i propri lettori per l'attesa di un nostro bacio." Emma scoppiò a ridere. "Forse hai ragione. Mi sento come se appartenessi ad un romanzo e un frammento della quotidianità che prima mi travolgeva, non ci sia più." Erano così ingenui, così entusiasmati dall'idea di aver trovato qualcosa che stravolgesse le loro vite, che dissipasse le loro paure, il loro vuoto. Quel vuoto che in futuro si sarebbe presentato come l'ostacolo più grande. "Vorrei tenerti tra le mie braccia per il resto dei miei giorni Emma." L'uso delle parole giuste, caricate del significato che meritavano, fecero cadere una pezzo appartenente al muro della fanciulla che lo guardava seria e incredula che qualcuno le potesse dire qualcosa del genere. "Io ho paura Aaron. Ho paura che tutto questo sia una presa in giro e che presto tu mi metterai in ridicolo davanti a tutta la scuola." Aveva gli occhi lucidi. "No, non è così e se in questo momento non riesci a darmi fiducia, aspetterò. Io invece ho paura che tu non prova nulla nei miei confronti, sono stato sempre sicuro di me e dell'effetto che faccio sulle ragazze ma..." Aaron venne interrotto dai baci travolgenti e scherzosi della fanciulla, che riempirono le sue guance facilmente. Veniva naturale ad entrambi essere felici e spensierati quando stavano insieme. "È mezzanotte, ci perderemo la sorpresa di Sam. Corri."

Corsero sempre con quelle mani intrecciate che presto di sarebbero staccate ed entrando nuovamente in palestra, furono subito bagnati dall'impianto anti incendio, bolle di sapone vagavano libere nell'aria infettata e luci di diverso colore donavano stupore agli spettatori ormai fradici. Emma sorrise ampliamente guardando Aaron e mordendosi il labro alla vista della sua camicia bagnata gli chiese se gli piacesse, ottenendo una risposta positiva. Il tema dell'acqua aveva avuto un grandissimo effetto. "Ragazzi ma dove eravate? Vi stavamo cercando." Le mani dei due fanciulli si staccarono di colpo sentendo la voce di Sam, che insieme a un James ubriaco andava verso di loro. "Io lo sapevo che voi due finivate insieme." il moro scoppiò a ridere, purtroppo non era in grado di capire che quel commento era motivo di imbarazzo e avendo un giramento di testa, cadde a terra. "Perché ti devi ridurre sempre così?" Disse Aaron, intento ad aiutarlo a stare in piedi. Fece uscire Emma con la sua migliore amica e mettendole sulle spalle la propria giacca, la strinse a sé sperando che il freddo non le arrivasse, "Ti accompagno a casa così ti fai una doccia calda e vai a letto va bene? Sei tutta bagnata e ho paura che ti ammali." È così protettivo, pensò Emma che, ancora avvolta dalle sue braccia, mormorò: "Voglio rimanere con te, non voglio andare a casa." Vide il viso del fanciullo illuminarsi e colmarsi di un gran sorriso, le disse di aspettare insieme a Sam mentre lui sistemava James in macchina e dandole un bacio sulla fronte lasciò le due amiche sole. "Mio Dio quanto siete shipposi tu ed Aaron." esclamò con entusiasmo Samantha, che aveva travolto la mora con un fortissimo abbraccio. "Ora mi spieghi. Sono molto ma molto confusa." La bionda ridacchiò. "Aaron è venuto qualche minuto prima che iniziasse il ballo e ha detto a me e James quello che sta cominciando a provare per te. Noi sapevamo che sareste stati molto bene insieme, ma appena ha detto di lasciarvi soli ero in modalità Fangirl impazzita, credimi." La mora era senza parole, abbracciò nuovamente l'amica e dicendo tanti piccoli "Grazie" ripetutamente, vennero interrotte dal protagonista della loro conversazione. "Ho già detto ai tuoi che dormirai a casa mia questa sera. State attenti, ci penserò io a James." Li informò Samantha.

***

"Hai un buon profumo." Emma ridacchiò per il complimento che gli aveva rivolto e stringendosi a lui, dopo essersi avvicinata all'orecchio del ragazzo che le faceva palpitare il cuore, sussurrò: "Ma il mio ti fa impazzire." Vide la mandibola di Aaron irrigidirsi e sentì i muscoli, in cui era appoggiata, contratti. Adesso si trovavano in spiaggia, avevano davanti ai loro occhi lo specchio del mondo, la luna li vigilava iniettando nei loro animi l'incantesimo della notte e l'armonia marina conferiva calma ad ogni minuto che stavano l'uno abbracciato all'altra. "Già è difficile stare con te e non baciarti, figuriamoci se mi dici cose del genere con quel tono. Adesso te la faccio vedere io!" Disse Aaron avente lo sguardo malizioso sul proprio viso. "Oh no. Non ti permettere!" la mora cercò di alzarsi ma era troppo tardi, l'aveva attirata sotto di se e le stava infliggendo la peggiore delle torture: il solletico. "Lurido Babbano, smettila." riuscì a dire tra le risate mentre incurvava la schiena e portava la testa indietro sentendosi mancare il respiro. "Mi hai appena detto che sono un semplice essere umano senza poteri?" chiese con palese ironia Aaron fingendosi offeso. Ridacchiò vedendo i suoi tentativi di fuga e inchiodandole i polsi sulla sabbia, si immerse in quegli occhi che si confondevano con la notte, quegli occhi privi di stelle. "Ti procuro un altro livido se mi chiami un'altra volta così." Emma spalancò gli occhi e rivivendo la scena colma dei baci di Aaron, lo guardò con aria minacciosa. "Ecco che cos'era quel dolore che avevo sentito. Ma sei pazzo? Farmi un succhiotto quando non sono nemmeno la tua ragazza!" il giovane rise per la sua buffa reazione e liberandole i polsi si distese accanto a lei, guardando il cielo notturno. Sentì il capo della fanciulla posarsi sul proprio petto che veniva accarezzato da una delle sue piccole mani e giocando con alcune ciocche di quei capelli lunghi e ancora umidi per via dell'acqua, si rilassò. "Domani sarà tutto diverso." le sentì dire con aria afflitta. "Non è detto. Siamo intrappolati in noi stessi e adesso che siamo disposti ad uscire, non ci riusciamo più ma sono sicuro che troveremo un modo. Troveremo un modo che porti a ciò che stiamo provando in questo istante."

Si guardarono negli occhi come se non si potessero vedere dopo quella notte e scambiandosi ancora qualche gesto d'affetto, rimasero sdraiati su quel tappeto di sabbia che assorbiva le emozioni umane.

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