capitolo tredici.

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-Esterno
e Luke non seppe mai che quella sera, dopo la sua intrusione a casa di Michael, quest'ultimo non ebbe più alcuna certezza.
sapeva che ritornando in città l'avrebbe dovuto affrontare, che avrebbe dovuto fare a botte con se stesso per non saltargli addosso e baciarlo.
e Michael quella sera non baciò Dylan, nè tantomeno gli diede spiegazioni di alcun tipo, così il ragazzo capì da se che si trattava del tanto nominato Luke.
lui conosceva tutti i dettagli della loro storia d'amore, come fosse iniziata senza un perché e come fosse finita bruscamente.
era stato stesso lui a chiedere a Michael di raccontargli quello che c'era stato fra di loro, e per un po' sentii anche un leggero sentimento di ammirazione verso Luke.
verso quel ragazzo che era riuscito a far innamorare follemente Michael, a quel ragazzo a cui non interessava di nessuno tranne che di se stesso ma che era riuscito comunque a donarsi completamente al ragazzo dai capelli blu.
ma in quel momento Dylan vide il dolore negli occhi di Michael, della sua ancora, del suo tutto, e quel sentimento di ammirazione lasciò spazio alla gelosia, alla rabbia.
era deluso, e ne aveva tutti i motivi.
forse Michael si era già dimenticato di tutte quelle nottate passate a dirgli che amava solamente lui e che Luke non contava più?
forse era stato tutto solo un ammasso di bugie?
Dylan non lo capiva, ma non fece domande, si limitò ad osservare il suo ragazzo fare a pugni contro il muro.
non sarebbe servito a nulla fermarlo, così si limitò a dirgli -non serve fare a pugni con il muro se in realtà vuoi fare a pugni con te stesso- e andò a letto.
a sentire quella frase a Michael venne in mente Luke, lui era sempre stato bravo con le parole, ma Michael le aveva trovate sempre ambigue, strane.
erano forse le due di notte quando Michael si diresse verso il letto che condivideva con Dylan, si sentiva tremendamente in colpa per averlo ignorato.
lo trovò sveglio, a fissare il soffitto, con le braccia incrociate sotto il capo.
-ti amo- disse solamente Michael, prima che Dylan si fiondasse sulle sue labbra.
e così mentre Michael e Dylan si baciavano, quella sera Luke camminava nella notte con una pistola in tasca.
«ma come ti sei ridotto?» si sentiva dire da se stesso.
«ti rimetti nella merda solo per dimostrare quello che sei? sai benissimo che non funziona così» continuava a ripetersi.
ma Luke non dava ascolto nemmeno a se stesso.
«ti rifugi nei tuoi pensieri e ti dimentichi che hai ancora una vita da continuare» la sua mente non gli dava pace.
-basta- urlò all'improvviso, squarciando il silenzio della notte.
si sedette a terra con le gambe incrociate, tenendosi la testa con le mani.
«hai perso te stesso cercando lui» continuava la sua mente.
i suoi pensieri erano confusi, come tante pagine di un libro buttate a terra che si confondevano creando la storia sbagliata.
«ma adesso sta a te la scelta, tu vuoi ritrovare te stesso?» questo non lo sapeva nemmeno lui.
iniziò a piovere, proprio in quel momento.
come se il cielo esprimesse quello che non riusciva ad esemprimere Luke.
«la tua vita ti sta scorrendo addosso come la pioggia in questo momento, smettila di non fare nulla per impedirlo», Luke rimase seduto lí, a combattere con se stesso.
perso nella notte come un meteorite fra le stelle.

broken. ||mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora