LETTERE 1

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17 dicembre

Ciao. Che strano cominciare questa corrispondenza. Come vedi ho tardato un po' a risponderti dopo la tua della settimana scorsa, avevo forse paura che scriverti rendesse reale qualcosa che era solo nell'aria e in quanto tale poteva essere volatile. Perché niente avrebbe senso se andassimo avanti.

22 dicembre

Che stress che sei! Ma che vuoi da me?

Ti ho visto tra la folla, mentre con le mie amiche ci dirigevamo al solito caffè. Ho fatto finta di non averti visto, ma pura utopia fermarti.

Stavo per sputarti in faccia il caffè quando mi sei spuntato innanzi facendomi sobbalzare. Non sai che gioco stai iniziando. Fermati.

Capodanno

Ridere ridere, ballare ballare. Sentire il tuo sguardo addosso e far finta di niente. Chiedermi ancora una volta che vuoi, starti alla larga.

Mi piace il tuo sguardo su di me, ma mi fa anche arrabbiare se mi guardi mentre io ballo con mio marito e tu con tua moglie. Perché io non capisco nulla di queste cose strane, non so nulla di questi "balletti" tra adulti. E va bene, brindiamo: a un nuovo anno! Nuovo in tutti i sensi!

15 gennaio

Ma davvero credi di poter fare e disfare come vuoi?

Ah sì, l'hai scritto nella tua email: vuoi solo conoscermi a fondo, vuoi sapere cosa c'è dietro i miei occhi color del mare.

C'è il mare, sappilo. Se non sai nuotare affogherai.

Ma sì, prendiamola a ridere, dai, che senso ha?

1 febbraio

Ma proprio non ci senti?

La tua email mi ha fatto ridere ma anche arrabbiare. Quanta superficialità, mio Dio!

Non puoi pretendere che io davvero mi beva la storiella della donna che perseguita i tuoi sogni.

Credo che tu non abbia ben capito veramente che situazione esplosiva stai innescando. Potrei anche sorprenderti e poi? Pensi di riuscire a tirarti fuori in tempo dal fuoco?

Sì, certo che sto scherzando, non saprei in che altro modo affrontare i tuoi discorsi, davvero.

Rimaniamo amici, credimi.

5 febbraio

No, non è banale quel mio "rimaniamo amici". È salutare, per me e per te soprattutto. E ridi!

Mi hai raccontato del tuo matrimonio non perfetto, ma conosci bene anche il mio no? Credi davvero che dopo tutti questi anni io sia ancora una ragazzina cieca? No, lo so che mio marito non mi ha mai amata, mai desiderata. Ma ogni volta che tentavo di andarmene mi tratteneva confondendomi. Benedetta innocenza! O maledetta forse!

E ho un sogno nella mia vita...

Alla mia veneranda età io, come le tredicenni, sogno l'amore. E gioco. Gioco con gli sguardi, gioco con chi mi desidera, gioco senza mai avvicinarmi troppo al fuoco. Tu potresti essere quel fuoco, perciò meglio stare lontani.

Le mail che ci scambiamo bastano no?

È sempre bello quando me ne arrivano di te, ed è altrettanto bello scriverti come se non ti conoscessi, dicendoti di me ciò che magari ad altri non ho mai confessato.

Ecco, rimaniamo amici immaginari...

8 febbraio

Ciao,

no, non sono andata a lavoro stamattina, mia figlia non stava bene. Mi spiace che tu mi abbia cercata al bar. E allora? Dai...raccontami che succede.

11 febbraio

Com'è che hai deciso di sfidare il mondo ed accompagnarmi? Non ti avevo mica proposto di farmi da autista in questi tre pomeriggi di viaggio per lavoro. Ma va bene. Ascolteremo della buona musica e ci rilasseremo.

28 febbraio

Quante cose che non abbiamo scritto!

E quante cose ci siamo dette!

Com'è stato bello in fondo parlarsi, rilassarsi, ascoltare musica, confidarsi.

E questo il primo giorno!

Già il secondo giorno però le cose erano diverse. Nell'aria c'era una tensione sospesa, qualcosa che galleggiava e che non andava via per quanti sforzi facessi. Avevo perfino fatto finta di dormire per quasi un'ora ma niente...sentivo il tuo sguardo, sentivo la corrente elettrica attraversare l'auto e cominciavo a sentirmi senza scelta. Tu credevi di potermi manipolare, io sapevo di non poterlo fare con te ma potevo giocare sporco come te e confonderti.

Quando sono arrivata a casa il secondo giorno, avevo tirato un sospiro. In apparenza era di sollievo, in realtà mi sentivo solo tutta sottosopra.

Bastava la tua vicinanza a farmi ribollire il sangue, bastava la tua voce, le tue mani sul volante. E sai bene che avevo notato le tue mosse strategiche quando cambiando la marcia mi avevi sfiorato la gamba, o il braccio. Ma non avevo raccolto in realtà.

E poi quel famoso terzo giorno...ricordi?

Con la scusa della campagna bellissima, nonostante il periodo invernale, mi avevi fatto scendere dall'auto.

Mi stavi così vicino che anche voltarsi senza toccarti sarebbe stato impossibile.

Ti ho lasciato giocare, non ho raccolto. Non nel modo che ti aspettavi tu almeno. Ma stavo raccogliendo, altrochè!

Alla fine, sembravi quasi sconfitto, siamo risaliti in auto e ripreso il nostro viaggio.

Prima di rimetterci sulla strada principale ho tirato il freno a mano, facendoti anche sobbalzare, mi sono voltata verso di te guardandoti dritta negli occhi stavolta e ti ho chiesto "Ma tu da me che vuoi?"

Oh avessi avuto una telecamera in quel momento!!!

Il tuo sguardo sempre di gatto che gioca col topo, anche nei momenti in cui fingevi di essere demoralizzato da ciò che facevo finta di non cogliere, ora invece appariva sconvolto sul serio!

Sei diventato livido prima e rosso poi.

E in quel momento non so cosa mi è preso. Credo anni di insoddisfazione, anni di desiderio sempre represso nei tuoi confronti (come vedi, te lo ripeto anche adesso, dato che non volevi crederci!), anni di frustrazione. Mi sono trasformata in una sirena. Io??!?

Lo so, lo so, non mettiamoci a ridere ancora.

Ho spento la macchina stavolta e ho avvicinato piano piano il mio viso al tuo fino a baciarti. La tua risposta è stata immediata, stupenda, fantastica.

Noi due siamo stati incoscienti, diciamocelo!

Ma che bell'incoscienza!

E dopo quel solo bacio mi sono sentita perduta.

Tu avevi vinto, io avevo appena iniziato la più grande battaglia persa della mia vita!

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