Capitolo 27

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Avevamo diciassette anni. Io e Del eravamo solo delle ragazzine che volevano bruciare le tappe prima del tempo. Ci sentivamo grandi, con il mondo in pugno ma in realtà eravamo solo immature e del mondo non conoscevamo quasi nulla. In quel periodo uscivamo con una ragazza, Morgana, aveva due anni in più. L'avevamo conosciuta al liceo e per noi lei era quella che si poteva già definire "donna". Ai nostri occhi aveva tutto: vestiti all'ultima moda, un corpo perfetto, ragazzi ai suoi piedi e modi di fare che riuscivano a stregare chiunque le stesse vicino. Io e Del volevamo sentirci come lei, popolari, più mature ignorando il fatto che non si diventa grandi fumando una sigaretta di nascosto, truccandosi più del dovuto o uscendo a divertirsi tutti i week-end rincasando tardi. A ripensarci, quella era sta una fase un po' strana della mia vita, anzi, delle nostre vite. Oscura e utile al contempo. Quell'"incidente", infatti, ci aveva dato una lezione. Ci aveva cambiate.

Anche a me piaceva uscire di sera, passare del tempo con le mie amiche, ma essendo minorenne i miei non mi permettevano di star fuori oltre a un certo orario, a differenza dei genitori di Del che erano più permissivi. A diciassette anni odiavo questa cosa, non capivo per quale motivo non si fidassero di me, mi sentivo una sfigata e mi vergognavo di avere un coprifuoco. Solo successivamente ho compreso che quello che io consideravo un atto di tirannia da parte dei miei genitori era in realtà un loro modo di proteggermi dalle tenebre, da quel mondo difficile da affrontare se sprovvisti di un po' di maturità. Se non fossi dovuta tornare a casa presto anche quella sera del 2010, probabilmente la stessa sorte di Del sarebbe toccata anche a me.

Era un sabato, me lo ricordo bene, io, Del e Morgana ci eravamo date appuntamento sulla solita panchina nascosta nel parco per fumare e bere birra che Morgana fregava puntualmente dalle scorte del padre. A me non piaceva nemmeno, troppo torbida, troppo amara, ma volevo essere accettata e per questo motivo mi facevo andare bene le regole del gioco. Faceva talmente freddo che temevo che il sangue mi si gelasse letteralmente nelle vene e più il tempo passava, più la situazione peggiorava. Per la prima volta nella mia vita ero grata ai miei genitori per avermi imposto il coprifuoco e a mezzanotte in punto avevo fatto rientro. Del e Morgana, invece, avevano deciso di andare a ballare in una discoteca della zona, forse nella speranza di riuscire a scroccare un drink nonostante la loro età. Tutto era accaduto quella notte.

Il giorno seguente Del si era presentata a casa mia in lacrime. I capelli spettinati, gli occhi gonfi e spaventati. Le avevo domandato quale fosse la causa di quello stato e come un'isterica aveva iniziato a ripetere: "non volevo, non volevo, non volevo". Ci era voluto un po' per riuscire a calmarla e capire ciò che stava tentando di dirmi, ma la vergogna era tanta e faceva persino fatica a sostenere il mio sguardo. Poi, come se avesse versato tutte le lacrime possibili, con lo sguardo fisso sul muro, aveva iniziato a raccontarmi tutto.

Era rientrata verso le tre o giù di lì, si sentiva strana e non riusciva a ricordare come avesse fatto a tornare a casa. In quel momento era troppo intontita per badarci e si era buttata sul letto dormendo come un sasso fino a mezzogiorno. Quando aveva aperto gli occhi, una terribile fitta alla testa le aveva impedito di alzarsi. Era rimasta così, immobile, per qualche minuto ma poi, colta da un conato di vomito, era corsa in bagno. Spaventata da quell'orribile risveglio, aveva iniziato a ripensare alla sera precedente. Piccoli sprazzi di ricordi riaffioravano in modo sconnesso e l'unica cosa che riusciva a ricordare chiaramente era il drink che un ragazzo, conosciuto in discoteca con Morgana, le voleva offrire ma che educatamente aveva rifiutato preferendo bere un analcolico alla frutta. Da lì, tutto si era fatto sfocato. Era come se si fosse procurata una mega sbronza senza aver bevuto. Solo quando si era seduta sul water e aveva tirato giù gli slip, aveva notato delle piccole macchie scure. Sembrava sangue. Si era pulita per controllare se per caso le fosse arrivato il ciclo anche se, secondo i suoi calcoli, mancavano ancora una decina di giorni. Un flashback della sera prima l'aveva improvvisamente trafitta come una pugnalata facendole perdere immediatamente i sensi.

Si era risvegliata sul pavimento del bagno, l'acqua della doccia che scorreva e gli eventi di quell'orribile notte che avevano cominciato a incastrarsi come tessere di un puzzle: il suo arrivo in discoteca con Morgana, i due ragazzi che si erano avvicinati a loro mentre stavano ballando, l'insistenza di uno nel volerle offrire da bere a tutti i costi. L'analcolico, era sicurissima di aver preso un analcolico. Morgana che si era allontanata con uno dei due tizi, lei che chiacchierava con l'altro davanti al bancone del bar e poi, la scena era cambiata. Buio pesto, risate, la testa che pulsava, lo sconosciuto che la sorreggeva e i sedili di un'auto. Lui che le sollevava la gonna e la penetrava con prepotenza causandole dolore.

Non sapeva bene per quanto tempo quell'incubo fosse andando avanti, aveva perso conoscenza almeno un paio di volte.

Qualcuno l'aveva infine riaccompagnata a casa, molto probabilmente era stata Morgana poiché lei non sarebbe stata in grado di indicare la strada del ritorno. I suoi ricordi si fermavano lì, nessun volto, nessuna targa.

In una notte di fine novembre, Del era stata drogata da uno sconosciuto che aveva rozzamente abusato di lei sui sedili posteriori di un'auto portandole via per sempre la sua verginità.

- Ti ricordi di lui? Se dovessi rivederlo lo riconosceresti? – disperata aveva scosso la testa.

- Non me lo ricordo – singhiozzava – non ero in me. Non volevo, non volevo, non volevo – ripeteva senza sosta. L'avevo abbracciata e cullata, ero distrutta per ciò che aveva dovuto subire. Stava quasi per addormentarsi quando, sfinita, mi aveva detto: "Gin, ti prego, non raccontare mai a nessuno questa storia. Promettimelo".

- Te lo prometto –

Inutile dire che Morgana l'avevamo immediatamente allontanata. A suo dire, aveva ritrovato Del nel parcheggio della discoteca semi incosciente, l'aveva caricata in macchina e, presa dal panico, l'aveva accompagnata a casa anziché in ospedale.

Nessuno, a parte noi due, era a conoscenza di quell'orribile segreto. Nessuno, fino a oggi.

US - storia di noi due (#wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora