"Allora si va?"
"Mh-hm."
Judith si alzò in piedi sbadigliando e uscì dalla porta. Seth la seguì, chiudendosi la porta alle spalle.
"Bella roba che ti sei portato. Quel computer quanto ti è costato?" Gli chiese con nonchalance mentre camminavano fuori dai dormitori.
"Te ne intendi?"
"No. Solo curiosa."
"Beh, troppo. Cosa studi?"
"Filosofia. Non chiedermi perchè, diciamo solo che non ho un cacchio da fare nella vita."
"Non te l'avrei chiesto, e poi non dire così. Sono sicuro che-"
"E questa è la palestra!" La ragazza si girò sul posto davanti a un edificio squadrato pieno di vetrate, incurante di avergli tagliato la strada. E la frase.
"Sembra bella. Ma-"
"Certo che è bella. Apre alle 6 e mezza la mattina, chiude alle 11 e riapre alle 4, e chiude alle 7. Ci sono domande?"
Seth alzò una mano scherzosamente.
"Tu! Lì in fondo."
"C'è la piscina?"
"Domanda stupida. Ovvio che si. Ora, se volete seguirmi, da questa parte."
Judith saltellò girando dietro un angolo. Seth la seguì, e la vide correre incontro a un ragazzo alto e robusto. Li raggiunse malvolentieri.
La ragazza prese si schiarì la voce e proclamò: "Seth, ti presento Logan. Logan, un novellino di nome Seth."
"Piacere, Seth." Balbettò, e gli porse la mano. Logan gli fece un grande sorriso e gli strinse la mano così vigorosamente che gli sembrò che ci passassero sopra due ruote di un camion.
"Bene, già fate amicizia. Stavamo andando alla caffetteria. Sei libero di pedinarci," annunciò lei con fare pomposo. Seth riprese a seguirla, sentendo ogni tanto la presenza dell'altro ragazzo dietro di lui.
Dopo un'oretta, si ritrovò in stanza seduto sul materasso vecchio e con il telefono in mano. Sullo schermo troneggiava un messaggio da Judith:
ricordati della festa. alle 21 davanti all'auditorium principale, vestiti decentemente. a dopo xx J
Ancora non si rendeva conto di aver già fatto amicizia con due persone. O almeno, una e mezzo. Continuò a riflettere mentre faceva il letto e trovava qualcosa da mettersi. Fra due giorni sarebbero cominciati i corsi, e aveva un po' paura che con le relazioni sociali non gli sarebbe andata così bene. Dopotutto, non era abituato a frequentare un gruppo così numeroso di persone contemporaneamente: la sua vecchia scuola contava 500 studenti in totale e ne conosceva a malapena 150.
Si infilò una camicia a quadri nera e blu sopra alla t-shirt che gli aveva regalato un suo amico al suo compleanno. Era bianca con sopra la sagoma di un dalek. No, non era affatto ossessionato da Doctor Who. Rimboccò la camicia sopra ai gomiti e decise di tenersi i jeans della mattina, che dopotutto erano in uno stato più che decente. Decise di farsi prima una passeggiata, quindi alle 18 e mezzo circa prese il telefono e le auricolari e uscì dalla stanza, chiudendo la porta a chiave.

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Microcuts
RandomSeth, un diciannovenne pressappoco normale, arriva in un college sperduto nel Canada per studiare ingegneria informatica. Conoscerà tanti ragazzi e ragazze, ma quando riuscirà finalmente ad ambientarsi il suo mondo verrà contaminato da avvenimenti s...