La ragazza dalla Fiesta verde Kawasaki

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Ogni volta che lei veniva, con quelle sue facce buffe, con i suoi capelli pazzi al vento, oppure raccolti in uno stretto chignon...ogni volta che lei arrivava in officina, con la sua ford fiesta verde kawasaki, aveva quello sguardo smarrito e di persona che si sente in difetto in quel momento.

Di solito parlava col vecchio, ma un paio di volte, non essendoci lui in officina, si era rivolta a me.
- Alessandro - mi ero presentato la prima volta che mi aveva chiesto aiuto.
- Alessia - aveva risposto lei goffamente, accennando un sorriso, forse per la somiglianza dei nostri nomi.

Una volta, portandomi la macchina se ne uscì fuori con questo pensiero:
- Devo proprio sembrare una di quelle donne imbranate, che non capiscono niente di macchine...mi sento così scema! -.
Alzai immediatamente lo sguardo su di lei: avrei voluto confrontarla e dirle che non era vero...ma sarebbe stata una bugia, perché in effetti, era proprio così.

Ormai sapevo i mesi in cui avrei potuto vederla, e piano piano mi accorsi di essere interessato a lei, di aspettarla.
Quando chiamava per un appuntamento cercavo di metterla sempre nei giorni in cui ero in officina da solo, in modo da essere certo di potermene occupare io. Davanti a lei, però, mi sentivo anche io un idiota...che non capisce niente di donne!

- Alessandro, la fai te la signorina? - mi chiamò, un giorno, Carlo, burbero come al suo solito.
- Perché io ho parecchio da fare e ha detto che ha preso appuntamento con quello giovane...quindi ci pensi tu! - me la indicò con la testa e mi fece l'occhiolino.
L'aveva capito anche lui.

Capitava che a volte le dicessi che la macchina sarebbe stata pronta prima del previsto, solo per vederla girare in officina mentre aspettava! Oppure le dicevo che c'era bisogno di un paio di giorni, così mi assicuravo di incontrarla più di una volta.
Era buffa, imbranatissima con le macchine, simpatica, tenera, gentile...bella.

- Alle! - una sera Carlo mi chiamò nell'ufficio, prima di chiudere.
- Temo che tu stia perdendo tempo con Alessia...- non aveva mezze misure il mio capo.
Io ero fondamentalmente un timido, se non mi parlava lei quasi non le rivolgevo parola...però mi perdevo nei suoi capelli, nei suoi gesti, nelle sue smorfie.

- Perché dici così? - gli domandai.
- Perché è una bella e brava ragazza, sarà già fidanzata...E tu non fai molto per rompere il ghiaccio - sempre dritto al punto.
Mi grattai il naso, sporcandomelo col grasso.
- E cosa dovrei fare secondo te? -
- Beh la prossima volta che viene qua le chiedi un contatto, oppure la cerchi su quel coso la...faccebuc! - il modo in cui lo disse mi fece morire dal ridere.
Ma Carlo aveva pienamente ragione!

Andai a casa e la cercai, avevo il suo nome e il suo cognome registrato in officina, per fortuna! La trovai: il suo stato diceva "In una relazione complicata" come volesse vendicarsi di chi la costringeva a stare in quella relazione, spiattellandolo al mondo intero.

Frugai fra le sue foto, fra i suoi sorrisi, i suoi pensieri scritti là, in bella mostra. Sorrideva, sorridevo.

Mi feci coraggio e le inviai la richiesta d'amicizia. 32 anni io, 27 lei. Meccanico io, biologa lei.

Cosa avremmo mai avuto in comune noi due? Nessuno ancora lo sapeva, noi no di certo.

Dopo una settimana mi arrivò la sua conferma di amicizia: mi aveva accettato. 

Caspita ragazzi, che parolone "ACCETTARE", chissà se mi avrebbe accettato davvero, con la mia timidezza, le mie insicurezze, la mia voglia di lei.

Iniziammo così, per caso (forse lei, io no di sicuro) a scambiarci i "mi piace" ai post, alle foto, ai pensieri.

Una sera sentii un suono strano e nuovo: mi aveva scritto su Messanger, quello di Facebook, non il caro vecchio msn!

Ciao!

Brevi racconti romantici: quello che non ti ho mai dettoWhere stories live. Discover now