Capitolo 21

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Tutto era ancora lì avvolto dalla stessa nebbia di pensieri che aleggiava densa intorno a quell'edificio spettrale e nelle teste dei due uomini che erano davanti a quel cancello così bianco, così vuoto da sembrare puro e immacolato dai peccati che lo avevano attraversato, eppure vi era una certa aria spettrale che gli girava attorno come se tutta quella purezza non fosse solo una maschera per celare le mostruosità al suo interno. Era un po' l' emblema della vita che Billy tentava di vivere: perfetta fuori e confusa, stressante e disordinata dentro, era un qualcosa che non sapeva definire ma si sentiva in totale sintonia con quel luogo come se lo rappresentasse internamente. Tutto era cambiato da quando aveva incontrato Steven perché più gli stava vicino e più percepiva in lui una libertà di emozioni che non gli era data provare, sentiva che ogni suo sentimento era estremamente sincero e poco importava se fosse tristezza, felicità o rabbia perché, in qualche strano modo, lo facevano sentire insignificante ma soprattutto bugiardo come se non avesse mai sentito o provato niente fino a quel momento, come se avesse nascosto tutto. Ci si può nascondersi dietro se stessi e nemmeno accorgersene?

"Prego, entrate, vi faccio strada!"

La solita guardia cicciottella che, qualche giorno fa li aveva accolti e scortati nei vicoli più nascosti di quel luogo ora li stava portando nel posto più tetro e triste della prigione, uno di quei luoghi in cui il tempo si ferma per sempre. Le strade da attraversare questa volta non furono tante e la sicurezza risultò molto più scarna come se non ci fosse niente da proteggere in quel luogo di desolazione che vi è dopo la morte. Billy e Steven camminavano fianco a fianco senza proferire parola, stando bene attenti a rimanere a qualche passo di distanza dall'uomo di fronte a loro. I loro sguardi non si incrociarono nemmeno per un secondo durante tutto il tragitto come se non si conoscessero e fosse il loro primo e triste incontro, come se i cappotti nei quali si stringevano si fossero trasformati in uno scudo o un mantello dell' invisibilità.

"Attenti alla testa mi raccomando!"

Il carceriere fece cenno si due di entrare in una piccola porticina che dava su una ripida scalinata alla fine della quale si apriva un grande stanzone completamente bianco, dai vetri alle pareti, alle attrezzature mediche, tutto completamente candido, immacolato e pulito.

"La ringrazio signor Russel!"

Billy Brown riuscì a leggere il nome che portava attaccato all'uniforme quando si voltò per salutarlo, trovò buffo il fatto che non lo avesse notato prima perché era solito notare ogni dettaglio delle persone che incontrava come se dovesse scannerizzarne l'aspetto per poi tenerlo immagazzinato nei meandri del suo cervello. Era probabilmente una stupida deformazione professionale, una roba da avvocati eppure lui lo aveva sempre fatto senza alcuno sforzo.

Quando i gradini finirono e la grande stanza si aprì ai loro occhi quello che videro al centro li fece sussultare: il corpo di Joseph giaceva al centro su di un lettino di metallo e coperto per metà da un lenzuolo del medesimo colore dell'intera stanza. Sembrava immerso in uno dei suoi profondi sonni di quando era ancora uno spensierato bambino che dormiva in una stanza piena di giochi e colori avvolto dalle coperte di star Wars.

"Signore stia fermo, signore non può..."

Nessuno notò la giovane dottoressa dai capelli corvini accanto al cadavere del giovane almeno fino al momento in cui Steven non si scaraventò sul corpo dell adorato figlio nel vano tentativo di scuoterlo e svegliarlo, era impazzito a causa dello scontro con la realtà che stava vivendo. Di fronte al corpo della persona che aveva sempre tenuto nel cuore si rese conto che amare significava anche perdere, lasciare che qualcosa scivolasse via fuori da ogni controllo con i segni di corda sul collo, i capelli perfettamente pettinati e la morte ancora di fianco che se la rideva in maniera talmente fragorosa da non sentire le urla di dolore e le lacrime che riversavano sul corpo gelido di un ragazzo. C'è chi ama troppo e chi sbaglia troppo e , in ognuno di questi casi l'eccesso amplifica la negatività dell'azione rendendola inevitabilmente irrecuperabile. Steven e Joseph avevano vissuto di eccessi: troppo odio, troppo dolore, troppo amore, troppe lacrime e questo li aveva portati a dividersi sia nella vita che nella morte e a rendere il loro rapporto un effetto collaterale di qualcosa che non hanno mai saputo far andare per il giusto verso.

Billy grazie alla sua stazza leggermente più imponente era riuscito a bloccare l'impeto del suo compagno di disavventure e a farlo sedere su di una sedia, lo guardava rigettare fuori tutto quello che sentiva come se volesse vomitare l' anima e, in quel caso, non ci fu scudo che riuscì a tenere o mantello dell'invisibilità che riuscisse a nascondere quel dolore, batteva i piedi sul pavimento come un bambino capriccioso e urlava parole incomprensibili.

"Signor Sallivan questo credo sia suo"

La dottoressa provò un ultimo vago tentativo per far calmare quell'uomo: gli prose una busta di plastica trasparente con i bordi rossi e dentro un biglietto, Steven lo lesse ad alta voce ingoiando una lunga scia di lacrime amare.

"Ti voglio bene papà"

Tutto cessò in un silenzio mortale, irreale. Per un minuto ci fu solo silenzio che si interruppe con uno schiaffo sonoro dato da un padre ad un figlio oramai morto prima di uscire dalla stanza, l' ultimo grande rimprovero, l'ultima arrabbiatura e l'ultimo atto d'amore espresso male.


Billy BrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora