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Tombstone rispondeva alle aspettative che il nome evocava. La città era silenziosa come un cimitero e l'unica via che l'attraversava, tagliandola in due, sembrava rubata da una pellicola western. Ai lati della Main Street gli edifici erano disposti come guardie d'onore. Da qualche minuto si era alzato un vento fastidioso che sollevava la polvere, creando mulinelli che si disfacevano e ricompattavano come fantasmi.

La Fat Boy irruppe in città come un cattivo presagio. Ripper si guardò attorno, cercando di intuire dove potessero essere accampati Ryder e gli altri. In un posto come quello, con un'unica strada, un solo barbiere e un unico emporio, non sembrava difficile trovarli. Probabilmente erano alle spalle di una delle file di edifici, lontani abbastanza da non essere visti dalla gente di lì. Sembrava che i reietti come loro non avessero il diritto di stare con gli altri esseri umani. Erano una razza di emarginati. La gente credeva che i bikers fossero tutti ladri o stupratori, o entrambe le cose.

Ripper proseguì lungo la Main Street. Un'insegna attirò la sua attenzione. Rallentò e accostò accanto a una staffa.

«Ti va un goccio?» chiese a Red.

«Cazzo se mi va. Ho la gola così secca che potrei piantarci un cactus.»

«Scopriamo che sapore ha la birra da queste parti.»

Smontarono. L'insegna del locale era vecchia e scolorita ma si riusciva a leggere il fantasma della parola Saloon. Sospinsero i battenti ed entrarono. Nel momento in cui misero piede nel locale, la sensazione di essere finiti in un'altra epoca fu quasi tangibile. Così come la cittadina, anche l'interno dell'edificio pareva il set di un western. In fondo c'era il bancone e dietro questo le mensole con un fracco di bottiglie. Dove il bancone si interrompeva c'era uno stretto andito che conduceva a una porta, forse l'ingresso di un retrobottega. Accanto all'andito una scala portava al piano superiore. Un cordone impediva l'accesso. Memore dei film visti in gioventù, Ripper pensò che ci dovessero essere delle stanze, al secondo piano, dove un tempo vecchi e giovani cowboy si rifugiavano in compagnia di esperte prostitute.

«Dove cazzo siamo capitati?» chiese Red, più a se stesso che a Ripper. «Vieni fuori, John Wayne.» Ridacchiò.

La porta alle spalle del bancone si aprì e ne uscì un uomo che indossava una camicia di jeans. Sotto il pomo d'Adamo aveva il teschio in miniatura di un bufalo che gli chiudeva il colletto. Le due metà di uno stesso laccio nero venivano fuori dalle tempie del teschio. L'uomo si accorse di non essere solo e un'ombra gli passò sul viso. Mosse lungo lo spazio dietro il bancone, distogliendo lo sguardo dai due avventori giusto il tempo di afferrare uno strofinaccio e fingersi impegnato a pulire il ripiano di legno.

Un altro capitolo degli indesiderabili.

«Il comitato d'accoglienza mi pare un po' tirato», notò Red parlando da un angolo della bocca.

«Che si fotta», fece Ripper alzando la voce perché l'uomo potesse sentirlo. «Voglio solo lavarmi via di bocca la polvere del deserto.»

Mosse verso il bancone seguito a ruota da Red. L'uomo sentì i passi dei due avventori avvicinarsi e le sue labbra si ritirarono come se avessero saggiato uno spicchio di limone. Ripper inforcò uno sgabello, Red prese quello vicino. L'uomo fu costretto ad alzare lo sguardo. I suoi occhi tradivano una certa inquietudine mentre si spostavano ora su Ripper, ora su Red, come se seguissero uno scambio di colpi tra due tennisti.

«Qualcosa di interessante?» chiese Red.

«Niente», fece l'uomo.

«E allora si può sapere che diavolo hai da guardare?»

L'uomo distolse lo sguardo.

«Quando hai finito di togliere la cromatura dal legno, portaci due birre», tuonò Ripper.

L'ombra degli AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora