"Pura?" Volevo proprio sapere cosa intendesse.
"Non proprio pura.. ma impostata.. no nemmeno, ecco come se fossi irraggiungibile!" Era un'enorme rivelazione per qualcuno che aveva appena iniziato le sedute e che non mi aveva ancora spiegato nulla di sè. Forse si concentrava su questo, su di me, dato che non riusciva ad accedere a qualcosa d'altro dentro di lui, nel suo passato, nel suo presente.
"Irraggiungibile eh?! Disse il cantante di una delle boy band più famose a livello mondiale" scherzai per far comprendere che non era affatto inferiore a me e che non avrebbe dovuto temere nessun tipo di confronto. Volevo che si lasciasse maggiormente andare.
"Facciamo così Isaac, di solito io lavoro in questo modo: faccio qualche seduta in cui ci vedremo e inizieremo a conoscerci, ci ritaglieremo un tempo per parlare della tua vita odierna e poi di quella passata, magari ti proporrò anche qualche test da fare, ma bada bene che io non utilizzo dei test valutativi in senso di prestazione, bensì altre tipologie più aperte, dove ti farò raccontare storie, fare disegni, o altro, poi, una volta che avrò più chiaro come si potrà lavorare insieme, ne parleremo e mi dirai cosa ne pensi. Ti va?" Isaac trattenne una risata.
"Cosa ti fa ridere?" ero divertita anche io."Elena, mi hai parlato come se fossi un bambino di 10 anni, si vede che sei abituata a lavorare con piccoli marmocchi!" Sorrisi.
"Ok Isaac, raccontami qualcosa di te adesso, descrivimi un pò la tua vita odiernamente, descrivimela così che possa averne un'idea, quasi come ne facessi parte".
"Ma odiernamente ad esempio ieri ed oggi?" Faceva davvero una fatica pazzesca, in media quando chiedevo di parlare del presente, tutti si mettevano a proprio agio.
"Si se vuoi, ma puoi andare anche un pò più indietro, all'incirca parliamo dell'ultimo anno, se poi viene altro lo prenderemo".
"Umh.." silenzio, si guardava le mani, le dita incrociate tra di loro con i polpastrelli dei pollici che si aprivano e chiudevano l'uno verso l'altro. Era una persona nervosa.
"Oggi mi sono svegliato molto tardi, così come accade spesso negli ultimi periodi, ma forse come è sempre stato, visto la vita che facevo. Lavoravo fino a tardi e poi dormivo. A volte ci svegliavano anche nel mezzo della notte per registrare nuovi album intanto che eravamo in tour, ci hanno spremuti come gli agrumi!" C'era rabbia e risentimento nella sua voce.
"Anche ora, però, adoro stare alzato la notte, andare a letto più tardi e svegliarmi per il brunch"."E cosa fai sveglio ora che non lavori?".
Uno sguardo malizioso si era liberato nell'aria, anche questa modalità era tipica di chi non si voleva fare avvicinare affettivamente."In realtà a volte compongo lo stesso delle canzoni mie, sai alcune delle canzoni di altri artisti sono sviluppate da me, anche se le scrivo sotto pseudonimo, dato che non sarebbe del tutto legale, ma d'altronde non posso scrivere per il genere che piace a me, perciò a mali estremi, estremi rimedi.. altre volte sono con donne o amici, oppure mi intrattengo con film o altre cose così, a volte non riesco a prendere sonno.." aveva detto l'ultima parte con tono più dimesso, come se fosse la cosa più importante, ma che nessuno doveva sapere.
"E a cosa pensi?"
"Sei curiosa eh?! Non saprei, a volte a come cambiare la mia immagine pubblica, a volte a se davvero è quello che voglio, a volte a come mi sono ridotto, a volte penso sarebbe stato meglio che non succedesse nulla di tutto quello che è accaduto.. tanto l'unia condizione a cui ha portato è quella di avere soldi e ad avere una casa gigantesca per uno".
"Ti senti solo". Non avevo aggiunto altro, non ricevetti risposta, ma piegò la testa in avanti e lì rimase senza riprendere contatto oculare.
"E poi ci sono serate in cui esci!" Avevo alleggerito la situazione poichè eravamo in silenzio da circa due minuti e sembrava che lui fosse dentro di sè senza essersene accorto.Un tuono fortissimo rimbombò nella stanza, la finestra socchiusa si spalancò e fece volare tutti i fogli di carta presenti nell'ambulatorio. Mi strinsi nel mio maglioncino rosa antico e mi diressi a chiudere la finestra, sorpassando la scrivania e lui.
Quando chiusi il vetro, dovetti accingermi a raccogliere i fogli svolazzanti per la stanza e sobbalzai nuovamente, per un secondo tuono."Hai paura della pioggia?" Aveva chiesto diverito il mio riccio paziente, intanto che anche lui si era piegato a raccogliere alcuni pezzi di carta volanti.
"No, solo mi ha colta di sorpresa" ma perchè gli stavo anche rispondendo come se stessi parlando con Zeim, era un paziente, non potevo dirgli spontaneamente tutto quello che mi passava per la mente senza filtrarlo, non capitava con gli altri.
Tornammo a sederci uno di fronte all'altra."Stavamo dicendo?" Tentai di riprendere il filo del discorso.
"Che quando non mi deprimo, esco la sera, come la sera scorsa. È andata anche bene a livello di consumo d'alcol, spesso non ci penso molto e bevo quello che c'è, ma finisco per fare disastri e pentirmene amaramente il giorno dopo, anche se è bello lasciarsi andare per un pò.. anche se non credo sia il modo corretto, allora l'altra sera ho provato con il sesso, credo sia meglio come via di sfogo!" Sorrideva come se avesse fatto una conquista.
Forse era meglio di alcol e sostanze, ma comunque dubitavo fosse in grado di viverlo in modo profondo, tuttavia uno sfogo sessuale fisico, senza nient'altre pretese, ci poteva sicuramente stare."La sua amica è davvero stata d'aiuto, non so se mi spiego.." di nuovo il sorriso sornione.
"Dal locale siamo andati in macchina e da lì in hotel e poi sono rimasto là fino alle quattro della mattina, lei dormiva, l'ho lasciata fare..""E come mai l'hai portata in hotel e non a casa?" Ora ero curiosa.
"Perchè casa mia è dall'altra parte di Londra, è sempre piena di paparazzi che si aggirano per le strade e perchè lei non è qualcuno che conosco o di conosciuto, ho già fatto bella figura a pagarle la stanza di un hotel a 5 stelle!" Era stato talmente snob che mi veniva da storcere il naso, ma ormai il nostro tempo era terminato ed effettivamente non vedevo l'ora che se ne andasse dopo quello che aveva detto.
"Deve faticare molto ad avvicinarsi a qualcuno autenticamente Isaac, ma magari di questo ne parleremo il prossimo sabato".
Diluviava e fuori c'erano le tenebre, mi sarei bagnata completamente dato che genialmente non avevo pensato a munirmi di ombrello nella città della pioggia.
Mi pagò e si rimise la giacca, avrei aspettato che fosse uscito per uscire a mia volta, tuttavia sulla porta mi chiese se avevo bisogno di un passaggio visto che avevo paura della pioggia, ovviamente gli dissi di non preoccuparsi e rifiutai.Mi diressi verso l'uscita dell'ospedale, i corridoi deserti, al solo aprire la porta una ventata d'acqua mi inzuppò i piedi e parte dei pantaloni eleganti che indossavo. Maledizione!
Mi misi la borsetta in testa per coprirmi almeno il capo, ma da come pioveva non sarebbe servito a nulla. Dalla porta alla fermata della metro c'erano cinque minuti a piedi, dovevo correre e i maledetti tacchi non aiutavano. Percorsi la costruzione ospedaliera dall'esterno, fino al marciapiede che decretava il termine dell'edificio e l'inizio della strada del parcheggio, oltre al parcheggio sarei stata sana e salva sotto la metro, ma prima dovevo ancora colmare il divario tra me e il coperto. Improvvisamente mi si parò davanti una macchina nera, sportiva, costosa, mi si accostò ed il pilota abbassò il finestrino. Isaac."La metro è in ritardo, sali!" Urlava per farsi sentire, tanta era la pioggia.
"Ti ringrazio, ma credo ce ne sarà un'altra a minuti!"
"No, ci sono problemi di allagamento, sali, almeno in macchina puoi controllare dlla app!"
Decisi di fare come diceva, salii in macchina.
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Freud lo sapeva
Mystery / ThrillerElena è un psicologa italiana ventisettenne residente a Londra per il proprio tirocinio all'estero. È molto brava nel suo lavoro e ne è a conoscenza, tanto che riesce a vendere la sua visione delle problematiche ad uno degli ospedali della zona oves...