37 - Attesa

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- Sarà meglio che ci perdiamo le speranze - sbuffò Tamaki, sedendosi accanto a noi nella sala d'aspetto principale dell'ospedale - oggi non ce lo faranno vedere, la mummia ha insistito dicendo "domani all'ora delle visite".
Guardavo fissa il pavimento già da parecchio tempo, mi sembrava avere la mente sgombra, nonostante le milioni di domande che fino a un momento fa mi stavano tormentando.
Miki mi toccò delicatamente la mano fasciata. - Non preoccuparti, Saki - mi sorrise - ci hanno detto che sta bene e non è nulla di grave.
- Ha ragione Micchan - si portò una mano in testa Tamaki - quel ragazzo è un gran drammatico, ora starà dormendo beatamente non curante di chi, invece, si sta preoccupando per lui.
Mi stavano tutti e due sorridendo, ed ero contenta che almeno Tamaki fosse tornato un po' quello di prima.
- Ho chiamato le vostre famiglie, stanno arrivando - ci raggiunse il professor Dayu, stanco come noi per la notte in bianco.
L'alba sarebbe sorta tra poco.
Ci avevano portati in un ospedale a metà strada tra la nostra città e quella del campeggio.
- Cosa? - si alzò di scatto Tamaki, non riuscendo a trattenere una smorfia di dolore per via della gamba. - Anche la mia?
- Di tutti - replicò il professore. - Messo così credevi di farla franca? E cosa ti ha detto il cervello di andare alla loro ricerca a notte fonda?
Tamaki aveva zoppicato per tutto il tragitto, e quando gli avevo chiesto se stesse bene, aveva cercato di nasconderlo. - Sto bene, Sacchan.
Ma Miki lo aveva costretto a rivelare la verità, e dovette ammettere di essersi fatto male a un piede, al momento dell'atterraggio, dopo il salto nel dirupo.
Ed ora eravamo: io con il braccio fasciato, Tamaki con il piede fasciato e Kyo a letto in ospedale.

"Tutto per colpa mia"

- Mi sembra di averli trovati prima di voi! - Tamaki insisteva nel litigare col professore.
- Siediti, Sanada.
Tamaki riaprì la bocca per replicare, ma la richiuse, accigliandosi e riprendendo posto a sedere.
Ma ormai anche io ero agitata.
Se avevano chiamato a casa, Yuki si sarebbe arrabbiato tantissimo.
Già lo vedevo sbraitare davanti a tutti dicendo "te lo avevo detto", mostrando ai presenti i numerosi messaggi inviati con scritto "non perderti".
Tecnicamente non mi ero persa, ero solo caduta in un dirupo.

"Forse era meglio perdermi"

Mi avrebbe segregato in casa e non avrei più rivisto la luce del sole.
- Mi scusi, professore - sarebbe stato meglio chiarire la faccenda al più presto - quello che è successo, è stato...
- Ne parleremo a scuola con calma e con il resto degli interessati, non preoccupartene adesso.
Mi piaceva il professor Dayu, faceva tanto il severo, ma si preoccupava più di tutti per i suoi alunni; e poi, era anche il più giovane tra i professori.
In quei momenti di silenzio che si creavano nell'attesa, mi veniva davvero da chiedere scusa a tutti, per primo a Kyo, costretto a passare la notte in un posto orribile; ma Miki mi aveva già ammonita 3 volte. - Se dirai scusa ancora una volta, giuro che me ne vado.

E così, eravamo rimasti lì, tra i continui sbadigli del professor Dayu e i lenti e continui respiri di Miki, ormai addormentata sulla mia spalla, vinta dalla stanchezza.
Quel posto aveva un nonsoché di spettrale.
L'unica figura umana presente, oltre a noi, era la signora alla reception: una vecchietta rugosa che rendeva il tutto ancora più pauroso.
Ogni tanto scendeva qualcuno dall'ascensore, o alcuni medici del turno di notte o qualche paziente in pigiama che non riusciva a dormire.
Mi chiesi se realmente Kyo stesse dormendo o se avesse paura nel rimanere lì, da solo.
Soprattutto, mi chiesi se ce l'avesse con me per tutto quello che era successo.
Il suo sorriso nei miei ricordi mi fece sentire ancora più in colpa.
Avrei voluto tanto vederlo, ma almeno sapevamo che stava bene e non era nulla di grave.
Ero ancora solo tanto spaventata.
La scena di Kyo che mi crollava davanti mi tormentava ancora, comprese le sue ultime parole: "Perdonami... Yumemi"

Ancora quel nome, ancora quell'incognita.

La porta scorrevole dell'entrata principale si aprì e mi costrinsi ad aprire gli occhi.
Non ricordavo di essermi appisolata.
Papà e Yuki stavano parlando col professor Dayu qualche passo più in là.
Si sentivano solo bisbiglii che rimbombavano nel silenzio dell'ospedale.
- Tuo fratello è davvero simpatico - trattenne una risata Miki, vedendomi sveglia.
- È entrato tutto sparato indicandoci - aggiunse Tamaki.
- Si è trattenuto dall'esplodere quando ti ha vista dormire - replicò Miki.
Mi misi una mano in faccia dalla vergogna.
A casa sarei morta.
- Già - si portò una mano al viso Tamaki - sembra molto in forma.

La porta scorrevole si aprì di nuovo e fecero la loro comparsa un uomo sulla quarantina assieme a una donna molto elegante che, in quel momento, era agitata e preoccupata.
- Mamma - si alzò Miki, preceduta dall'abbraccio della donna.
- Stai bene? - sembrava sul punto di piangere.
- Mi dispiace, ma non sono io quella che è caduta in un dirupo - indicò me e Tamaki.
Tamaki, lui non aveva fatto una piega da quando erano entrati.
L'uomo, che supposi essere il padre, dall'aria stanca, si era fermato davanti a lui.
Tamaki era rimasto seduto con il mento sul pugno chiuso e un'espressione accigliata mentre guardava il muro bianco alla sua sinistra.
- Stai bene, Tamaki? - anche la sua voce sembrava stanca.
- Andiamocene - fu la sua unica risposta, alzandosi e passandogli accanto neanche fosse invisibile.
Rimasi a fissarli, lo sguardo dell'uomo mi sembrava malinconico.
Non mi accorsi nemmeno di Yuki quando mi si affiancò, alzandomi il braccio fasciato ed esaminandomelo come fosse pesce andato a male.
- Sto bene - lo tirai giù.
- Sicura, tesoro? - mi si avvicinò anche papà.
Aveva ancora le pantofole ai piedi.
- Papà - gliele indicai - sei uscito così?
- Che sbadato che sono - rise lui, rendendosene conto solo in quel momento.
Yuki mi prese per un braccio e mi trascinò verso l'uscita. - Ha anche il coraggio di criticare le persone dopo che ricevono telefonate nel cuore della notte dicendo di raggiungere di fretta l'ospedale.

Mi aspettavo che fosse furioso.
- Mi dispiace - ammisi, ormai davanti l'auto.
Non mi aveva dato neanche il tempo di salutare nessuno.
- No che non ti dispiace se fai esattamente quello che ti avevo avvertito di non fare!
- Non l'ho mica fatto apposta!
Papà era già al volante con l'auto accesa. - Avanti, Yuki, ce l'ha detto anche il professore che è stato un incidente, parliamone a casa.
- La prendi con troppa calma - mi guardò di fuoco, riferendosi a papà.
- Perché devi fare più casino di lui? Ho già detto che mi dispiace.
- A casa ne riparliamo! - salì Yuki dal lato del passeggero.
- A casa dormirò - e salii dietro.

Prima di addormentarmi durante il tragitto, sentii la voce di Yuki rompere il silenzio.
- E quel ragazzo?
Sapevo che si riferiva a Kyo.
Si riferiva sempre a lui.
- Si è fatto male anche lui per colpa mia - borbottai.
Yuki non aggiunse altro, come se quella risposta non lo avesse sorpreso per nulla.

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Okokok... in questi giorni mi sono detta:

"Non ti alzerai da questa sedia fino a quando non pubblicherai un altro capitolo e rivisionerai tutti i precedenti"

Ta-dan!

Si, esatto, ho rivisionato tutti i capitoli precedenti (meglio che ho potuto >_<).
Inizierò al più presto il prossimo capitolo, la storia deve andare avanti!
Ringrazio tuuuuutttttiii voi per il sostegno e i commenti che mi aiutano a crescere *-*
Ma ora, voglio chiedervelo... come sta procedendo la storia?
Vi sembra che stia prendendo una strana piega?
Cosa vi aspettate?

Al prossimo capitolo!

See you! Tizy97 =)

Clumsy Love [Pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora