Catturati

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Pov. Liljana
Camminiamo da moltissimi giorni, ininterrottamente.
Le giornate si fanno sempre più fredde, e la neve già inizia a cadere, inesorabile.
Sono passati due mesi da quando abbiamo lasciato la Casa delle Margherite e ogni giorno non faccio che pensare alla mia famiglia. La preoccupazione è troppa, la paura è immensa. Le gambe iniziano a farsi deboli.
La nostra meta inizia a sembrare sempre più lontana.

Franz sempre più frequentemente porta Anne in braccio.
Lei, ogni giorno, trema tutta, come una foglia che sta per cadere dall'albero, ormai morente.
Adina, a volte, piange.
Teme per la nostra famiglia e per le nostre vite.
Ad ogni rumore sospetto iniziamo a correre il più velocemente possibile, sperando di non essere incappati in un gruppo di nazisti.
Franz cerca di darci coraggio ma, oramai, anche lui vive con la paura nel cuore.
Siamo quasi arrivati alla nostra destinazione: il Piemonte.

Questa sera di fine dicembre è particolarmente fredda.
Siamo seduti in cerchio e ci guardiamo negli occhi, sussurrandoci parole di conforto. Non cantiamo più come i primi giorni di viaggio.
Stringo forte a me Anne, che si sta pian piano assopendo, esausta.

<<Grazie...mamma..>>

Quelle parole mi rimbombano ogni giorno nel cuore, come il battere di un tamburo.
Sorrido.
La mia bambina di è addormentata.

Franz ci guarda, commosso.
È felice che sua figlia abbia visto in me la figura amorevole di quella madre morta troppo presto.

Adina si guarda intorno, sospettosa.

In quel momento sentiamo uno scricchiolio molto sospetto.
Franz alza lo sguardo ed inizia a cercare con gli occhi il luogo da dove proviene quel rumore.
Adina si alza in piedi.
<<Correte...>> mormora Franz, con una nota di disperazione nella voce.
Inizio a tremare.
Ci hanno trovati?
Scatto in piedi ed inizio a correre, stringendo tra le braccia la mia bambina, che dorme profondamente, ignara di tutto ciò che sta succedendo.
Corro tra gli alberi della foresta dove ci siamo accampati per questa notte.
Sentii un grido.
Adina!
La mia tentazione è quella di tornare indietro ed aiutarla, ma prima devo proteggere la mia bambina, impedire che me la portino via.

Poi sento lo sparo.
Anne spalanca gli occhi.
Non mi fermo.
Corro per dei minuti, eppure mi sento osservata.
La mia bambina mi guarda negli occhi.
<<Ci hanno trovati?>>
Annuisco.
Lei inizia a piangere.
Mi fermo e la cullo, dicendole che tutto andrà bene.

È in quel momento che vedo i tre soldati.
Alti, biondi e muscolosi.
Sarebbero stati dei bellissimi giovani, ma un terribile bagliore omicida negli occhi li rende spaventosi.
Stringo più forte Anne.

Non si sentono più spari o grida.

Uno dei nazisti mi si avvicina.
Inizio ad arretrare.
Anne singhiozza silenziosamente.

Le accarezzo i capelli.
Riprendo a correre.
Ma i soldati sono troppo veloci, ed io sono stanca.
Uno di loro afferra Anne dai capelli e me la strappa con forza dalle braccia.
Lo attacco, cercando di graffiarlo con le unghie e di morderlo con i denti, per fare in modo che egli lasci la mia bambina.
Anne cade rovinosamente a terra.
Un soldato la prende in braccio e si allontana.
Gli altri due si guardano negli occhi.
Mi prendono e mi trascinano verso un camioncino, parcheggiato in un angolo del bosco, ben nascosto tra le fronde degli alberi.
Sento la mia bambina gridare, spaventata.
Mi chiama.

Il mio cuore non può reggere.
Cerco di dimenarmi.
Sembro un animale impazzito.
Riprendo a graffiare, a mordere, a scalciare.
Non mi porteranno via la mia bambina.
Riesco a liberarmi e corro verso il luogo dove ci eravamo accampati.
Non sento più le gambe.
Il cuore esplode in petto.

Raggiungo il piccolo accampamento di fortuna.
E ciò che vedo mi lascia senza più fiato.

Adina non c'è più e, in compenso, c'è Franz.
Gli hanno sparato.
Il mio cuore perde un battito.
Lo raggiungo e gli accarezzo la fronte.
Lui apre la bocca.
Poi la richiude ed emette un gemito di dolore.
Lo stomaco è squarciato.
Il sangue gli sporca la maglia, i pantaloni e le braccia.
Mi viene il voltastomaco.
Ma non posso abbandonarlo qui.
Se trovassi un medico in fretta potrei salvarlo.

Lui mi prende una mano, e me la stringe forte.
<<Anne...>> mormora.
Rischia di morire.
Calde lacrime mi scivolano sulle guance.
Lui mi guarda negli occhi.
Sta cercando di infondermi coraggio, nonostante la situazione sia disperata.
<<Sta bene..>> sussurro.
Non voglio che sappia che la sua bambina è stata presa e potata via.
Lui sorride.
<<Sai..>> mormora. <<Sono felice che Anne veda in te una madre..>>
Tossisce. Tossisce sangue.
<<Non parlare..>> sussurro. <<Devi riposare..>>
Lui scuote la testa.
Riprende a parlare.
<<Volevo chiederti di ricostruire una famiglia, insieme..>>
Sta decisamente delirando.
Lui ha trent'anni, io non ne ho ancora venti.
Però questa sua frase mi rende felice.
Non capisco il motivo per cui il mio cuore stia battendo fortissimo.
Sorrido.
<<Franz...riposati...domani starai meglio..>>
Altre lacrime scivolano, fino a bagnare la mano dell'uomo.
Lui mi guarda con gli occhi vacui.
<<Lily...perché piangi...sto forse..per morire?>>
I suoi occhi si inumidiscono.
Cerco di sorridere.
<<No...no...tu non morirai...piango perché domani starai bene, e di questo sono felice..>>
Lui mi fissa.
<<Presto Anne verrà qui e starete insieme per sempre..>>
Sorride.
<<Hai ragione...devo essere forte..per mia figlia...io le voglio bene...e non voglio che soffra il fatto che non la vedrò diventare donna...hai ragione...io...non posso morire...proprio non posso..>>
Una lacrima gli scende piano dagli occhi.
Una lacrima solitaria.

La mano di Franz non mi stringe più.
È sempre più debole.
Il braccio gli ricade su un fianco.
Gli occhi si chiudono.
Mi alzo in piedi.

Non riesco più a trattenermi.
Devo fare qualcosa per salvarlo.
<<Aiuto!>> grido.
<<Aiuto!>>
Nessuno arriva.
Guardo verso Franz.

Mi sta guardando.

Il mio cuore sta impazzendo.
Non posso impedire che Anne rimanga senza un padre.
Lui non può morire.
Non ora che ho capito perché il mio cuore sta esplodendo nel petto.
<<Aiuto!>> riprendo a gridare.
Mi inginocchio accanto a Franz.
Lui allunga un braccio e mi accarezza una guancia.
<<Non serve urlare...domani guarirò...no?>>
Piango.
Di nuovo.
<<Sì...domani guarirai...>>
Sentiamo dei passi.
Lui mi sfiora il viso.
<<Proteggi Anne..>> mormora.
Annuisco.
Lui, a fatica, si alza a sedere e mi bacia la guancia.

<<Non guarirò domani..>> sussurra, sempre più debole.
Gli cola sangue dal labbro.
<<Lily...io...credo di amarti...>>
Spalanco gli occhi.
Non mi lascia il tempo di rispondere che mi bacia.
Non è un bacio passionale.
È solo un piccolo ed innocente bacio d'addio.

Qualcuno mi afferra e mi stacca da Franz.
<<Credo...credo...>>
Non riesco a parlare.
<<Di amarti anche io...>>

L'ho detto.
L'ho detto davvero.

Franz sorride.

Un tedesco mi guarda.
<<Lui è tedesco...>> dico, indicando il padre di Anne.
<<E sta morendo...>>
Il nazista che mi ha strappata da Franz mi guarda.
<<Era qui ed è stato colpito da una vostra pallottola..>>
Riprendo a piangere.

Vedo che portano via Franz in barella.

Lui mi guarda, con gli occhi pieni di lacrime.

<<Ti amo...>> lo vedo mormorare.

Mi trascinano via.

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