Capitolo 10

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SUMMERS' POV

Sento la sveglia suonare.

La spengo, mi alzo e faccio i miei soliti esercizi.

Quando ho finito, vado verso l'armadio e scelgo un paio di jeans blu a vita alta, una maglietta bianca e una felpa nera.

Mi vesto, e mi guardo allo specchio che c'è attaccato alla porta.

Sì!... mi piace abbastanza.

É diverso da come mi vesto di solito, ma non c'è male.

Dopo essermi vestita vado in bagno; mi trucco come al solito, un po' di matita sotto agli occhi e mascara sulle mie lunghe ciglia.

Raccolgo la parte superiore dei capelli in una crocchia disordinata, e lascio sciolta la parte inferiore.

Quando ho finito tutto, vado in cucina, e mi scaldo del caffè.

Fino a pochi mesi fa, non avevo mai preso in mano una tazza di caffè, mentre invece adesso ne bevo parecchio.

Finita anche la colazione, torno in bagno e mi metto un po' di rossetto color pelle, opaco.

Quando sono definitivamente pronta, prendo la borsa, mi metto i miei stivaletti ed esco.

Dopo essere uscita dal dormitorio, mi accorgo di non aver perso le cuffie... vabbé, camminerò senza musica, così forse memorizzerò un po' di più questa parte del campus.

Dopo un po' che cammino, ho memorizzato che ci sono ben tre bar, nel tragitto per arrivare all'Accademia, magari una di queste mattine posso venire qui a fare colazione...

"Hey... Wilson, giusto?" mi fermo sui miei passi, quando sento il mio cognome, provenire da una voce maschile.

"Ehm, sì... tu chi sei?"

"Oh già, tu ieri non mi hai visto... io mi chiamo Owen... Cruz, siamo in classe insieme" dice porgendomi la mano.

"Ah, ciao. No, scusami ieri non ti ho visto, io comunque mi chiamo Summer, ma se vuoi chiamami pure Speedy, o Sam... anche se non mi piace molto..."

"Mmh... Speedy... mi piace!" dice sorridendo.

"Ah be... grazie!"

"Di nulla. Sei di qui?" mi chiede mentre c'camminiamo verso l'Accademia.

"Sì, ma mia madre è canadese... quindi sono americana per metà... no, non per metà, perché il Canada é in America..." incomincio a balbettare.

Ridacchia. "Si hai ragione, in effetti. Anche io sono americano per metà; mio padre è argentino"- dice, trattenendosi dal ridere- " ma io intendevo se eri di Chicago."

"Ah scusami. Si, sono di Chicago, tu?"

"Io no. Io arrivo da Milwaukee... lo sai... sei divertente Summer" dice ridacchiando.

"Ehm io, scusami... vado molto in confusione, quando parlo con qualcuno di 'sconosciuto'... però grazie." gli dico sorridendo.

Saliamo le scale dell'Accademia, e mentre siamo nel corridoio per arrivare alla nostra classe, incontriamo Tyler; 'conoscendolo', pensavo che non mi avrebbe salutata o roba del genere...

"Ma ecco la bella Summer con?..."

"Owen.", risponde il mio nuovo amico, in tono freddo.

"Owen... ciao, io sono Tyler, il fidanzato di Summer! Potresti lasciarci soli?" dice afferrandomi per la vita, e avvicinandomi a lui violentemente.

Voglio a dire a Owen di rimanere, ma lui mi fa un sorriso e se ne va.

E adesso cosa faccio?

No, un attimo... perché  Tyler ha detto di essere il mio ragazzo?!

Tyler, non ha ancora detto una parola.
Sto per parlargli 'civilmente', ma appena il corridoio si é praticamente liberato, incomincia l'interragatorio...

"Chi era quello? Perché ti stava parlando? Come lo conosci?" dice serrando i pugni, facendo diventare le nocche bianche, per la forte presa, e avvicinandosi pericolosamente a me.

Non riesco a capire il perché di tutta questa sua rabbia.

"É un mio compagno di classe, l'ho conosciuto bene solo adesso. Invece tu adesso, mi spieghi perché gli hai detto di essere il mio ragazzo." gli dico in tono autoritario, ma indietreggiando, sempre di più, fino a quando... per mia grandissima sfortuna... urto gli armadietti degli studenti.

Okay,... adesso si che sono cavoli!

Sul suo viso, si forma un ghigno, vedendo che mi ha messo con le spalle al muro.

Dopo pochi attimi, le sue mani si appoggiano ai lati della mia testa, e avvicina il suo viso al mio orecchio.

"L'ho detto, perché tu sei troppo bella per stare con qualcun altro, che non sia io. Io ti voglio, hai capito?" mi sussurra, baciandomi l'incavo del collo, facendomi venire i brividi.

"Tyler... la-lasciami andare..."

"Perché... bambolina?"

"Ho capito chi sei... ti avvicini agli altri, solo per trovare i loro punti deboli"- incomincio a dire, spingendolo via da me, e facendo indietreggiare lui, adesso- "mi sembrava strano che tu ieri fossi gentile con me. Te l'ho chiesto, in lacrime, nel vero senso della parola, di non chiamarmi così, perché é come mi chiamava mio padre! E che quindi mi fa malissimo sentirmi chiamare così da qualcuno!" dico arrabbiata, con gli occhi lucidi.

"Oh scusami"- esclama con finto tono triste, ma subito dopo si avvicina a me, prendendomi per i fianchi e facendo scontrare i nostri bacini- "... ma tu puoi andare in giro con chi cazzo ti pare e farmi montare un cristo della madonna, ma io non posso 'ferire i tuoi sentimenti', eh?" dice a denti stretti... puntando le sue iridi azzurre nelle mie marroni.

"Andare in giro con chi cazzo mi pare? Che cosa te ne frega a te? Anzi non voglia sapere il perché... adesso lasciami andare!" dico cercando di divincolarmi dalla sua forte presa.

"Non ti lascio andare... fino a quando non mi prometterai che non andrai più in giro con quello lì."

"Io non ti prometto un bel niente!" dico riuscendo a staccarmi da lui.

"Non mi scapperai!"

"Credici pure..." dico dirigendomi verso i bagni.

Lo sento sghignazzare e mormorare un: "A presto piccola"

Arrivo ai bagni ed incomincio a piangere.

Ma poi mi asciugo le lacrime, e capisco che é inutile versare delle lacrime per uno stronzo, egoista e presuntuoso, che manco mi conosce.

Dopo pochi minuti suona la campanella.

Mi guardo allo specchio, per fortuna il trucco é a posto, ho solo gli occhi leggermente arrossati.

Mi avvio verso la mia classe, e quando arrivo davanti alla porta, prendo un bel respiro, e poi busso.

"Avanti!"

"Buongiorno. Scusi il ritardo."

"Di nulla. Ma che non si ripeta, capito... mmmh... Wilson?"

"Si. Sicuro."

Oggi, come insegnante, abbiamo una donna, é bellissima.

Castano-bionda e con gli occhi verdi. Credo che abbia circa trent'anni, non di più.

"Allora... io sono il Detective Bush. Il mio compito con voi, é quello di insegnarvi ad usare le armi, a difendervi, e altro. Sarò come un insegnante di ginnastica, più o meno"- dice sorridendo e qualche risata si diffonde nella classe- "so che il sergente Allen, vi ha spaventati, dicendovi che avreste fatto solo teoria, ma come potete vedere, non sarà così. Bene, adesso andremo alla palestra e al poligono di tiro dell'Accademia." tutti noi esultiamo, ed usciamo dalla classe.

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Eccomi qua con il decimo capitolo.

Un po' stronzo Tyler... non pensate?

Spero vi sia piaciuto.

Votate🌟 e commentate💭... grazie.

Xoxo Annette❤

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