Lali contò fino a 10, poi aprì la porta. Il salotto era un disastro, il divano rosso era inondato di vestiti sporchi, ed il computer sul tavolino ormai non si riusciva quasi più a vedere tanto il tavolino fosse pieno di cartoni di pizza, il pavimento era bagnato e macchiato ed era pieno di lattine e bottiglie di vetro che prima contenevano della birra. La porta della camera dei suoi genitori era chiusa a chiave, ma riusciva a sentire suo padre che parlava con sua madre e che non riceveva risposta. La cucina era piena di fogli, scatolette e confezioni di cibo surgelato, e sulle scale c'erano delle coperte arrotolate alla ringhiera. Lali non fece caso a tutto questo, ormai ci era abituata, salì le scale quasi senza degnare di uno sguardo tutto ciò che la circondava. Si fermò di fronte alla camera del fratello, aveva tanta voglia di bussare o di entrare per vedere se ci fosse, ma sapeva che non c'era, eppure pensarlo le doleva ancora molto e la sorprendeva, come se ogni giorno scoprisse di nuovo il corpo del fratello privo di vita nel bagno. Così, come faceva ogni volta, scacciò quel pensiero, si girò e si avviò in camera da letto. Si stese sul letto e si mise a guardare il soffitto, sentiva suo padre implorare sua madre di parlargli, di mangiare qualcosa. Lei ricordava con dolore le prime settimane dopo la morte del fratello, suo padre stava preparando il funerale di Daniel, Lali era appena tornata dall'ospedale e non gli era molto d'aiuto, si rifiutava di prendere le medicine e vomitava il cibo che il padre la costringeva ad ingerire, la madre era ancora in ospedale ed il giorno del funerale non si presentò fu anche l'ultima volta che Lali la sentì parlare, disse solo: "Mio figlio non è morto, perché devo andare al suo funerale?" ed anche se la dose di medicine era calato, il vaneggiare della madre e voglia di pensare che Daniel non fosse morto erano solo aumentati. Lali non si accorse che il padre aveva smesso di parlare, che si era arreso, come sempre dal tronde, ma non aveva neppure sentito il campanello suonare.
Peter suonò nuovamente al campanello, potevano benissimo non aver sentito. Poi qualcuno aprì la porta, un uomo di mezz'età, gli occhi stanchi e rossi, la barba non curata, i capelli in disordine ed indossava degli abiti sporchi. -Lei chi è? Cosa vuole?- lo accolse l'uomo, che Peter pensò dovesse essere il padre di Lali. -è qui per pignorarmi la macchina, i mobili, la casa?- domandò l'uomo furioso. Peter scosse la testa e gli tese la mano -Sono lo psicologo di sua figlia, sono venuto per fare un controllo, piacere di conoscerla- l'uomo guardò la mano di Peter come se stringesse un'arma, con timore e rabbia allo stesso tempo, Peter si domandò se avesse detto o fatto qualcosa di male. -Ora è così che vi presentate, dite di essere psicologhi? So bene chi sei, sei uno degli assistenti sociali vero? Non ti permetterò di portarti via l'unica figlia che mi è rimasta!- disse furibondo, e stava per chiudere la porta quando la voce di Lali proveniente dalle scale lo fermò -Papà, lui è il signor Lanzani, ed è veramente uno psicologo. Non ricordi, il giudice mi ha costretto alla psicoanalisi?- il padre lasciò andare la porta e si girò verso di lei, sorpreso, come se non immaginasse fosse in casa, come se fosse un fatto raro. -Giusto quel figlio di p......- disse -tu non ne hai bisogno- sbraitò e le diede un bacio sulla fronte. Lali non si mosse, ne gli sorrise, l'espressione dura e ferita le rimase, ma il padre non disse nulla. -Se posso intromettermi, le serve è come la psicoanalisi- si intromise Peter, il padre di Lali si girò verso di lui e gli lanciò un occhiata piena d'odio. -No, non poteva. Lali è sanissima, e noi stiamo bene- disse. -Oh, papà, non scherzare, nessuno di noi sta bene- commentò Lali. -Venga signor Lanzani, andiamo in camera mia, avremo più praivacy- disse la ragazza e lo prese per il polso. Peter non disse nulla, ne si ritrasse dalla presa della ragazza. Al piano di sopra c'erano 5 stanze, la prima era di fronte alle scale. -Non è questa camera tua?- domandò Peter, fermandosi e guardando la porta bianca con la maniglia lucida, era forse la cosa più pulita in tutta la casa, per questo l'aveva colpito. -No, quella era di mio fratello- disse Lali, il suo tono aveva perso la sua sicurezza e si era fatto più stridulo e teso. -Scusami- si scusò lui. Lei scosse la testa, più per scacciare le lacrime che per altro. La camera di Lali aveva la porta anch'essa bianca, ma c'era appeso un cartello con su scritto "Non entrate senza bussare, è vietato!" ma era difficile prendere sul sero quel cartello, dato che c'erano disegnati sopra fiori, unicorni, conigli e farfalle. La ragazza spalancò la porta e quando Peter fu entrato la richiuse con forza, la porta provocò un forte rumore, ma nessuno disse nulla. Lali si andò a sedere sul letto e Peter si guardò in torno per vedere dove sedersi, ma non c'era molto a parte il letto, un armadio bianco ed abbastanza grande, un comodino posizionato accanto al letto, una lampada appoggiata sul comodino, ed uno scatolone. -I pignoratori sono già passati alcune volte, hanno preso la maggior parte dei mobili, ma non hanno potuto toccare la camera di Daniel, non si può entrare lì- le spiegò lei, anche se Peter non glielo aveva chiesto. -Si può sedere sul letto, comunque- la ragazza si spostò un po', Peter le sorrise e le si sedette accanto. Il letto era ad una sola piazza, quindi non c'era tanto spazio, e le gambe dei due si sfiorarono, Peter era nervoso di quel tocco, Lali sembrava non farci caso, come se fosse normale che il proprio psicologo fosse seduto sul suo letto. Stanco di quel silenzio Peter aprì il quaderno e disse -Ho pensato di venire a casa tua per controllare di persona la tua situazione familiare- e si girò a guardarla, lei guardava il soffitto, Peter non lo aveva notato, ma il soffitto era colorato di blu e sopra vi ci erano attaccare delle stelle, alcune delle quali sembravano luci. -La mia famiglia, non è una famiglia, mio padre finge di essere un padre premuroso ma non ci riesce, mia madre è disperata e crede che Daniel non sia morto ma è solo un sogno, una realtà dove si è ritirata. Ed io...io non riesco a fare la brava figlia e falicitargli la vita, ma non lo faccio a posta- disse lei, lui fece cenno di si con la testa. -Sono belle le stelle- disse come se cercasse di alleviare la tensione. -Mi ha aiutato ad appenderle mio fratello- disse lei. -Anche il cartello fuori dalla porta, io ero appena entrata nell'adolescenza, ero arrabbiata col mondo e volevo stare da sola, quindi scrissi quel messaggio, la stessa sera quando uscii per andare a cenare, il cartello era pieno di disegni, avrei voluto toglierlo, ma nemmeno molto, mi piaceva, lo descriveva e descriveva pure me- continuò lei. -Com'era?- le domandò. -Dottore non dovremmo parlare di me?- le chiese lei girandosi verso di lui. Peter le sorrise e le disse -Lo facciamo, si nota che lui è una parte di te. Parlami di lui, se non ti fa troppo male- lei scosse la testa ed iniziò a descriverlo -Era bello, alto, occhi color cioccolato e capelli color caffè (un po' come i vostri), ciò che mi infastidiva e mi piaceva di più di lui era che non perdeva mai il sorriso, io non sorridevo molto già allora. I nostri genitori si sono sposati giovani, credevano di amarsi e quando hanno capito che era solo passione e quest'ultima è finita, avevano già avuto Daniel ed erano in attesa di me. Daniel mi capiva, mi aiutava a fare i compiti, mi proteggeva dai bulli, mi faceva affrontare le mie paure e mi asciugava le lacrime quando piangevo perché i nostri genitori litigavano- disse. -Poi cos'è successo?- le domandò. -In che senso?- chiese lei. -Sai perché si è suicidato?- lei scosse la testa. -Non era scritto nella lettera- bisbigliò, il suo sguardo ora era rivolto al pavimento. -Non avevi notato qualche cambiamento in lui? Non era successo nulla che lo avesse sconvolto?- lei scosse la testa. -Lui era la mia roccia, non piangeva mai di fronte a me, sorrideva sempre. Ora che ci penso però credo che fosse diventato un po' più distante- gli spiegò. -Ed i suoi amici? La sua ragazza? Non ti hanno detto nulla?- Lali scosse la testa. -Daniel non aveva molti amici, e lui ed il suo ragazzo si vedevano in segreto, i nostri genitori non dovevano sapere fosse gay, non lo avrebbero capito- Peter si girò sorpreso verso di lei -Era gay?- lei fece cenno di si con la testa -Era il suo più grande segreto ed io ero l'unica a saperlo. Crede che potrebbe essere per questo?- Lui alzò le spalle -Può essere che dopo tanto tempo si fosse stancato di nascondersi ed ormai convinto fosse troppo tardi si sia tolto la vita- provò a dirle. Lei fece cenno di si con la testa. -Sa, ho pensato fosse colpa mia- gli rivelò, ciò che non aveva mai detto a nessuno. Lui la guardò sorpreso, ma non troppo, si aspettava che credesse fosse la causa della morte del fratello. Le sfiorò la mano, per sbaglio, ma non la spostò, lei si girò verso di lui -Lali non sei la causa della morte di tuo fratello, sei una ragazza che deve vivere, perciò smettila di provare di morire-
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Per sempre insieme Laliter
FanfictionLali è una ragazza con una vita difficile, e per questo si lascia molto andare, arrivata sulla punta del precipizio pensa di non poter più tornare in dietro ed è pronta a buttarsi, ma prima che lei possa cadere, appare un qualcuno, le afferra la man...