Capitolo trentuno: Hiltop

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Kimberly
"Rick?". Una voce sussurra il nome dell'uomo al mio fianco che sento alzarsi di scatto, stancamente apro leggermente gli occhi e intravedo il corpo nudo dello sceriffo che punta la sua arma verso qualcuno.

Con fatica sollevo la testa e osservo l'uomo che indossa un cappotto lungo, occhi azzurri, capelli più lunghi dei miei castani e barba, alto forse quanto Daryl e decisamente sexy.

Sposto ripetutamente lo sguardo da Rick allo sconosciuto per fermarmi sul nudista.
"Umm abbiamo fatto sesso a tre con il primo capitato e non ricordo?". Domando aggrottando la fronte ma ricevo solo un'occhiataccia da Rick e il ridacchiare di bei capelli.

"Mi chiamo Paul Rovia ma puoi chiamarmi Jesus". Questa volta tocca a me ridere, non mi è difficile immaginare il perché di questo nome.

"Bè Jesus posso sapere cosa fai davanti al letto dove mi trovo nuda?". Domando con la voglia di concludere in fretta il discorso per tornare a dormire.

"Vorrei parlarvi di una cosa molto importante". Sospirando mi metto seduta tenendo il lenzuolo ben stretto sul mio corpo.

"Potresti uscire? Ci vestiamo e poi parliamo". Sorridendo annuisce ed esce dalla stanza mentre io mi volto verso Rick che sta poggiando la pistola sul comodino.

"Ora capisco la tua faccia quando hai trovato Michonne nel letto". Alza un sopracciglio inclinando la testa e guardandomi con un sorrisetto soddisfatto sul viso.

"Quindi le dirai di non venire più?". È così dolce la sua espressione speranzosa sul viso che non vorrei rispondergli ma ovviamente sono troppo sadica per non farlo.

"Ovvio che no... Le dirò di venire quando avrà più bisogno". Sorrido mentre mi alzo per vestirmi e noto le sue spalle abbassarsi e la smorfia di disappunto sul volto.

Usciamo insieme dalla mia stanza ma troviamo Carl, Glenn, Abraham e Daryl che puntano un arma su Jesus mentre ci lanciano sguardi confusi.

"Va tutto bene ragazzi, abbassate le armi". Eseguono il mio ordine tranne, ovviamente, l'arciere che tiene la pistola alzata e mi guarda con un cipiglio arrabbiato sul viso.

"Tu non mi dici quello che devo fare". Ringhia questa frase aumentando così tanto la presa sull'arma da far diventare bianche le mani.

"Oh ma per favore non rompermi le palle". Alzo gli occhi al cielo e sospirando inizio a scendere, trascinandomi dietro mr bei capelli.

"È una mia impressione o c'è tanta tensione nell'aria?!". Mi sussurra l'uomo alle mie spalle e mi basta solo un'occhiata per fargli capire di tacere.

Siamo seduti al tavolo del salotto ed io mi trovo accanto al mini sceriffo che guarda nella mia direzione con un piccolo ghigno sul viso.

"Allora come sei scappato?". Domanda Rick con voce profonda e dura, la stessa voce che questa notte mi sussurrava delle frasi a dir poco oscene.

Sospirando scuoto la mano vicino alla mia faccia per rinfrescarmi e continuo a sentire lo sguardo di Carl addosso.

"Bè un uomo non può coprire tutte le porte e le finestre, i nodi si sciolgono e le serrature si forzano. Ho visto il vostro arsenale, non vedevo niente del genere da un bel po' ma le provviste sono scarse e non bastano per tutte le persone che sono qui". Corrugo la fronte e poggio le braccia sul tavolo puntando i miei occhi sui suoi.

"Se volevi aggiornarci sulla nostra situazione bastava dirlo così continuavo a dormire. Non credi?". Sorride e abbassa lo sguardo forse rendendosi conto delle cazzate che sta dicendo.

Apocalypse is now/The walking dead Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora