Capitolo Due

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"E' pronto!" urlò mio padre dal piano di sotto.

Appoggiai il gioiello sulla mensola, e mi diressi verso il bagno per lavarmi le mani prima di scendere in cucina.

"Allora come vi sembra la nuova casa?" Chiese la mamma soddisfatta.

"Bellissima." Dissi accennando un sorriso.

I miei fratelli annuirono, troppo occupati a mangiare per rispondere alla domanda.

Dopo cena tornai in camera mia, appena entrai, mi fiondai verso la mensola per prendere quello strano ciondolo. Fui nuovamente ripercorsa da quel brivido di caldo che avevo provato prima.

Decisi di indossare la collana, infondo era particolare, e anche molto bella. Sembrava uno di quei gioeilli che sembrano preziosi, ma in realtà sono di bigiotteria.

Siccome era presto, decisi di iniziare a disfarre gli scatoli: tirai fuori i vestiti e li sistemai ordinatamente nell'armadio, poi presi le mutande e i calzini e li misi nel cassetto, poi appogiai i vari souvenir sui mobili e appesi i poster sul muro, poi attaccai le lucine colorate sulla parete dietro al letto, ed in fine decisi di ordinare i libri sulle mensole della libreria.

Mi avvicinai nuovamente a quel misterioso mobile, dove poco prima avevo trovato la catenella con la stella a cinque punte, e notai che sull'ultima mensola c'era un grosso libro. Aveva la copertina verdastra, rigida e ruvida, al centro di essa vi era un pentagramma marroncino. Aprii il libro e lessi sulla prima pagina: "LIBRO DELLE OMBRE -1693"

Inizia a sfogliarlo, le pagine erano scolorote ed ingiallite dal tempo, sembrava fosse stato su quella mensola da secoli.

Sulla seconda pagine c'era il seguente testo. "Ascolta la parola delle streghe, i segreti che abbiamo nascosto nella notte, i più antichi tra gli dei ho invocato, la grande opere della magia ho cercato. In queta notte e quest'ora l'antico potere ci onora. Manda i potere ai ni tre sorelle: vogliamo i potere, dacci i poteri!"

Appena ebbi finito di leggere, mi soffermai a pensare per cercare un senso logico a ciò avevo appena letto. Ma non lo trovai. Mi sentivo confusa.

Nel frattempo si era fatto tardi, ed io ero stanca, così decisi di andare a dormire e pensarci su la mattina successiva.

Alle sette e mezza del giorno dopo, mi svegliai, come al solito. Non importava se era piena estate ed avrei potuto dormire anche fino all'ora di pranzo. Ma io sono sempre stata un persona mattuttina. Scesi da letto e mi diressi in cucina per fare colazione, cercai di scendere le scale silenziosamente, visto che tutti ancora dormivano. Arrivata in cucina aprii il frigo e presi il latte di soia, poi presi due fette di pan bauletto dalla dispensa e le misi nel toastapane. Mentre attendevo che i toast fossere pronti, iniziai a pensare a ciò che avevo letto la sera prima.

Non riuscio veramente a capire: chi aveva lasciato quel misterioso libro sulla mensola della mia stanza e perchè?

Dopo aver mangiato, andai in banìgno, mi feci una doccia e mi misi la mia maglietta dei Metallica abinata ad un paio di leggins nere e le vans anche loro nere.

Decisi di uscire di casa per fare un giro nel mio nuovo quartiere, arrivai al laghetto e notai che dietro gli alberi che lo costeggiavano, vi era una ruota panoramica dall'aspetto malandato. Avvicinandomi notai che c'erano anche delle vecchie montagne russe, una giostra a cavallini e una casa degli orrori. Sentii delle risate provenire da dietro la casa, andai a vedere di cosa si tratttasse, e vedii un gruppo di ragazzi intenti a giocare al gioco della bottiglia.

"Ciao!"Esclamò una ragazza dai capelli rossi, non appena mi vide . I suoi occhi erano grandi e grigi topo, le sue guance erano piene di lentiggini.

"Ciao." Risposi timidamente.

"Io sono Jessie, e tu?" Chiese la ragazza.

"I sono Breanna, ma tutti mi chiamano Bree."

"Ciao Bree, io so Mike. Sei nuova qui?" Mi chiese uno dei ragazzi.

"Sì, sono arrivata qua ieri. Mi sono trasferita a Street Moke numero quattro."

I sorrisi amichevoli sui volti dei ragazzi scomparsero, quacuno sussurò qualcosa, ma non riuscii a capire ciò che aveva detto.

"Abiti nella casa..." Disse un ragazzo.

"Zitto, John!" Lo riproverò Jessie.

Un altro gruppo arrivò e interrupe la conversazione.

"Ehi sfigati, cosa ci fate nel nostro posto?" Chiese altezzosa una ragazza magra dai capelli mossi e neri corvino.

"Il tuo paparino ti ha comprato anche il Luna Park abbandonato, Lindsay?" Disse Jessie sarcastica.

"Non stavo parlando con te, pel di carota." Rispose Lindsay ed aggiunse: "comunque volevo dirvi che stasera a casa mia ci sarà un mega party. La festa inizierà alle dieci e siete tutt invitati. Anche voi sfigati." Poi si rivolse a me e disse: "Ciao, ragazza nuova. Anche te sei invitata. Sembri una tipa a posto, spero scleglierai bene chi frequentare qui a Westbourne Sage." Finita la frase, lanciò uno sguardo di sfida a Jessie e se ne andò.

Il mio cellulare squillò, era mio padre che mi avvisava che il pranzo era pronto. "Devo andare a pranzo adesso, allora ci vediamo stasera alla festa?" chiesi.

"Se vuoi venire a cena da me e poi ci prepariamo insieme per il party." disse Jessie.

"Certo, grazie. A che ora e a quale indirizzo?"

"Street Moke, dieci alle sette."

"Va bene, a dopo. Ciao a tutti." Mi congedai ed andai a casa.

THE COVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora