Epilogo - Una Casa Per Due

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Continuare a giocare con quel pupazzo di stoffa consumato fino all'inverosimile non gli dava più soddisfazione. Con eleganza Klimt si alzò quindi dal suo cuscino, stiracchiandosi sinuoso, per poi con quattro semplici passi raggiungere il divano saltandoci sopra e frapponendosi giusto giusto fra i suoi due padroni che lo guardarono carichi di biasimo.
«Il tuo gatto sta di nuovo invadendo la nostra privacy.» constatò Deaven staccandosi dalle labbra di Ailin con uno schiocco, guardando il micio di sottecchi.
«Perché è il mio gatto solo quando fa qualcosa che non ti va a genio!? E poi chi è stato a dargli il permesso di saltare sul divano nuovo quando vuole?» protestò l'altro prendendo Klimt in braccio e riportandolo da dove era venuto.
Deaven mugugnò infastidito. «Mi sentivo solo... tu non c'eri e io volevo compagnia!» si giustificò.
Ailin gli lanciò uno sguardo truce, per poi incamminarsi verso la cucina a prendere da mangiare al micio, nella speranza di tenerlo buono. «Poteva farti compagnia anche dal suo cuscino. Quindi ora non lamentarti.» gli urlò dalla sala accanto sentendo giungere a risposta un borbottio incomprensibile. Aprì l'anta della dispensa e fece dietro front nel salotto con in mano il cibo preferito del suo micione. «Vieni qui peste.» lo chiamò e senza bisogno di pregarlo, Klimt si andò a sistemare di nuovo al suo posto senza lamentarsi, apprestandosi a gustare il suo delizioso biscottino.
«Non guardarmi con quella faccia.» protestò poi il biondo, girato verso Deaven che lo osservava imbronciato. «Adesso sei diventato tu quello che gli fa fare sempre quello che vuole e bisogna iniziare a mettergli dei paletti, altrimenti casa nostra diventerà un porcile e io non mi diverto a dover pulire tutto!» lo riprese, con in testa l'immagine della lampada finita in frantumi proprio due settimane prima.
Deaven sorrise alzandosi e avvicinandoglisi quatto, con fare quasi sensuale. «Amo quando dici casa nostra.» gli sussurrò all'orecchio facendogli venire la pelle d'oca.
L'altro si limitò a sbuffare fintamente spazientito. «Sai, hai imparato proprio bene dal tuo gatto. Quando si tratta di fare i ruffiani non vi batte nessuno.» sentenziò corrucciandosi a sua volta, cercando seriamente di resistergli per più di cinque secondi.
«Uffa!» sbottò l'altro. «Ho un marito davvero troppo antipatico. Vuoi anche che ti risponda "sì signore", visto che sembri diventato un maresciallo all'improvviso!?»
Ailin scosse il capo. «E io allora che dovrei dire che ho una marito tutto scemo?!» gli fece il verso ridacchiando.
Deaven lo prese per un braccio, trascinandolo fino al divano dove tornarono a spaparanzarsi. «Ah! Ti correggo, vorrai dire troppo fantastico forse.»
Ailin roteò gli occhi, stendendosi comodamente sulla seduta. «Certo, come no!»
«Dai... neanche ti piaceva quella lampada e non mentire.» lo apostrofò, sapendo perfettamente a cosa stava pensando. Ormai dopo quasi quattro anni bastava solo uno sguardo per capirsi.
Ailin poggiò il capo sulla sua spalla lasciandosi abbracciare. «Sì, hai ragione... era orrenda!» ridacchiò «E poi almeno abbiamo guadagnato lo spazio per un altro mobile!» esclamò guardando in direzione di quell'arredo tutto scaffali che avevano comprato col preciso scopo di ospitare tante altre cornici.


In tutto quel tempo effettivamente le foto, diventate alla fine tradizione, si erano centuplicate e ormai non sapevano nemmeno più quali scegliere e dove metterle.
Una della loro vecchia casa l'avevano tenuta in bella vista, per ricordarsi di come fosse lo spazio prima che venissero effettuati i lavori per demolire la "parete" divisoria.
Ogni volta che la guardavano tornavano indietro con i ricordi a quel periodo che aveva segnato per sempre un cambiamento radicale nelle loro vite, il periodo da cui era nato tutto quello che stavano condividendo nel loro presente. Ora invece, oltre ad avere il doppio dello spazio, potevano finalmente destinare l'uso di qualche stanza ad accogliere un nuovo lui o una nuova lei, che, nemmeno a dirlo, avrebbe fatto la felicità – oltre che dei genitori – dei nonni e di tutti gli svalvolati parenti che si ritrovavano.
E, a proposito di nuovi arrivi, l'immagine immediatamente accanto ritraeva una bellissima principessa con la pelle bronzea, i capelli ricci e gli occhi verdi, di ormai tre anni, che sorrideva smagliante assieme ai suoi genitori e che aveva incantato Ailin fin dalla prima volta in cui l'aveva vista. Mary Estrella era una furia, ma d'altronde con un padre come Santiago non c'era da aspettarsi nulla di diverso! Quella vacanza aveva fatto molto bene a lui e ad Annabelle... talmente bene che erano ritornati con qualche "bagaglio" decisamente in più. Alla fine avevano deciso di trasferirsi definitivamente in Messico per la gioia degli affetti di Santiago e un po' meno per quella di Ailin, che ad ogni modo, continuava a telefonargli almeno una volta alla settimana. Anche perché a vivere senza pettegolezzi non ce l'avrebbero proprio fatta, l'unica cosa a cambiare era stato l'argomento di conversazione che, fortunatamente per il più grande, non rischiava più di fargli perdere i capelli. Sì, perché, contrariamente a tutte le aspettative, la vita di Ailin si era decisamente raddrizzata come gli aveva anche preannunciato sua suocera.
C'era voluto molto tempo, quasi un anno, ma alla fine anche lui aveva ottenuto la sua piccola rivincita personale con la propria famiglia, Rebecca infatti era tornata a farsi sentire dopo mesi di assenza, ma stavolta con tutt'altri obiettivi in mente. Era partito tutto con una telefonata di scuse che, se anche non aveva convinto fino in fondo Ailin, era comunque servita per fare piano piano un passo in sua direzione. Avevano cominciato a scriversi con più frequenza, ritrovando e riallacciando nel tempo quel rapporto andato perso, fino a consolidarlo in maniera definitiva.
La donna si era realmente accorta dei suoi errori, cercando di riparare come poteva, interessandosi alla vita di suo figlio, supportandolo come poteva, andando a trovarlo di tanto in tanto e instaurando un rapporto anche con Deaven, accettando serenamente quella relazione capace di rendere Ailin davvero tanto felice. Tutto questo in forte contrasto col marito e con il resto dei familiari, con i quali era entrata in crisi da ormai moltissimo tempo. Oliver continuava a non volerne sapere niente e per un certo periodo di tempo aveva persino vietato alla moglie di avere un qualsiasi tipo di contatto col figlio. Non riusciva ad accettare in alcun modo la strada che Ailin aveva deciso di intraprendere e nulla era stato capace di fargli cambiare idea, nemmeno i disperati tentativi di Rebecca per farlo ragionare. Non c'erano semplicemente più stati contatti fra i due. Rebecca dal canto suo se ne era sempre infischiata e a costo di farsi ridere dietro e di farsi nuovo capro espiatorio delle cattiverie gratuite, aveva voltato le spalle a tutti, giurando che non avrebbe mai compiuto lo stesso errore due volte, smettendo anche di continuare a raccontare al marito tutte le conquiste che il più piccolo dei suoi figli era riuscito a fare. Ad Ailin sembrava tornata la donna di un tempo, la mamma che sorrideva di continuo; quella immancabilmente serena e rilassata quella che, quando aveva tempo, cercava sempre di spenderlo il più possibile con lui.
E, finalmente, era riuscita anche a vederla pienamente orgogliosa di lui nel giorno della sua laurea.
Sembrava così irreale eppure, accanto al suo compagno e a Nora – che aveva avvisato tutti della sua partecipazione all'evento con almeno sette mesi di anticipo – c'era anche sua madre, accompagnata da Grace, per una tripletta di lacrime e urla d'acclamazione quasi imbarazzante.
Era stato il giorno più bello della sua vita, secondo solo al suo matrimonio... altra valle di lacrime, per fortuna di felicità.
Era stato Ailin, sorprendendo un po' tutti e battendo sul tempo il compagno, a chiedergli di sposarlo durante una cena a casa di Nora, riuscendo ad emozionare quasi più lei che Deaven. Era stato difficile non farsi prendere dall'ansia e dalla paranoia di dover parlare di fronte ad un plotone di persone che, nonostante avesse imparato a conoscere molto bene, riuscivano comunque a metterlo in soggezione di tanto in tanto. Eppure alla fine ce l'aveva fatta, ritrovandosi qualche mese dopo con la fede al dito ed una suocera al settimo cielo per il figlio sposato prima della trentina.
E Rebecca era forse ancora più felice, vedendo l'unico dei suoi tre figli veramente realizzato nella vita, sposato con l'uomo che amava e con una futura carriera professionale di tutto rispetto.
Ailin si era finalmente messo il cuore in pace, era riuscito ad essere veramente felice e a contagiare tutti quelli che gli stavano intorno col suo buonumore e con la sua tipica allegria che aveva pienamente ritrovato.
La vita però non aveva riservato cose belle solo ad Ailin. Deaven dal canto suo era stato coinvolto in un investimento della sua pasticceria che gli aveva permesso di compiere un salto di qualità davvero non indifferente. Oltre a svolgere il suo lavoro da socio paritario nella catena ampliatasi nel tempo, era riuscito anche a fare carriera tenendo corsi di specializzazione in giro per il paese, raggiungendo grazie al duro lavoro i risultati che aveva sempre sognato.


«Ok, ora per farti perdonare dovresti, come minimo, darmi un bacio e dirmi che mi ami alla follia.» se ne uscì il più grande, guardandolo serio.
«Cosa!? Io dovrei farmi perdonare? Al massimo, dovresti farlo tu.» replicò Ailin sfidandolo con un ghigno in viso.
«Oh, e io che stavo già pensando di prepararti una tor...»
«Ti amo tantissimo Deaven Parker!» lo interruppe immediatamente «... anche se a volte vorrei proprio prenderti a calci.» puntualizzò, impegnandosi per non dargliela vinta.
«Questa sì che è una dichiarazione d'amore davvero romantica e assolutamente del tutto disinteressata, grazie per l'impegno!» protestò l'altro offeso.
«Prego!» squittì il più piccolo, aspettando comunque che anche Deaven facesse altrettanto, guardandolo con occhioni spalancati.
«D'accordo, va bene!» sbuffò l'altro, prendendogli subito dopo il viso fra le mani. «Anche se vorrei davvero riuscire a farmi dire "ti amo" senza doverti ricattare con qualche dolce... ti amo tantissimo anche io Ailin Parker



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NOTE DELLA STUPIDA AUTRICE:
Ebbene anche questa storia si è conclusa (spero anche degnamente). Volevo ringraziare tutte le splendide personcine che mi hanno accompagnata anche in questo viaggio con i loro commenti - che mi hanno fatto piegare in due dal ridere -, con i loro scleri e le loro ansie, ma soprattutto con tutti i complimenti e le belle parole che mi hanno incoraggiato davvero moltissimo. Anche se forse è banale vi dico davvero GRAZIE DI CUORE.
Un abbraccio a tutti,
scarletredeyes.
❤❤ 

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