Capitolo 3 - A scuola

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Trangugiò il pane con la marmellata come se fosse qualcosa su cui scagliare il proprio nervoso. Sentir nominare John la faceva andare su tutte le furie anche perché, secondo il suo punto di vista, non aveva ricevuto la giusta punizione. Del resto aveva solo tentato di ucciderla nel più terribile dei modi e se non fosse stato per il nonno a quell'ora sarebbe morta stecchita.

Percorse la strada principale di Rockwood, tranquilla come la città circondata dal bosco e dalle montagne.

Ovviamente, dopo le rivelazioni, tutto le parve brillare di una luce diversa e anche il più banale dettaglio subiva il fascino della natura.

Nonostante la rabbia, rimaneva sbalordita dalle novità circostanti, ogni cosa splendeva di una luce abbagliante. Si fermò a guardare un cespuglio di bacche rosse, ne toccò una e vide qualcosa di strano: nello stesso momento in cui vi appoggiò il dito, questa si rivelò una farfalla grande quanto la sua mano, stizzita prese il volo per appoggiarsi sul tronco dell'albero a fianco, mimetizzandosi.

Meravigliata da quella visione, Loto continuò il suo cammino e notò una ventina di uccellini sopra una macchina, piccoli e bianchi come la neve, volavano in fila indiana come uno schieramento militare.

"Ciao Loto! Che bei... capelli" mormorò poco convinto il signor Crow, un uomo che abitava tre villette dopo la sua. 

"Gra-grazie" balbettò, vedendo la sua faccia stupita. All'improvviso si accorse di un dettaglio strano sul suo completo e il signor Crow imbarazzato, si controllò la camicia nuova, indossata per la prima volta quella mattina per andare in ufficio.

"Buon giorno sig. Crow." Ripose destandosi dall'incanto "Tutto bene. Bello quel completo..." e corse via a più non posso fino alla fine della strada, senza guardarsi più indietro. 

Si appoggiò alla fermata dell'autobus per riprendere fiato quando una voce familiare la colse alle spalle.

"Quella è proprio la faccia che dovresti evitare per non attirare l'attenzione" disse John, raggiungendola poco dopo. "E inoltre, ti consiglierei di metterti qualcosa in testa. Ma cosa hai combinato?" disse, indicandole con un cenno del capo i capelli.

"Cosa? Cos'hanno i miei capelli?" prese una ciocca e impallidì all'istante, tanto che John pensò potesse perdere i sensi. "Oddio! Oddio! Oddio! I miei capelli! Cosa è successo? Non posso andare a scuola così!" 

Appena finì di dire quelle parole, arrivò l'autobus e la bussola si aprì: Loto guardò John in cerca di aiuto. 

"Non puoi fare nulla ai miei capelli?" chiese sottovoce, muovendo il meno possibile le labbra.

"Cosa pensi che potrei fare? Non sono mica una parrucchiera" 

"Allora sparisci, serpe!" sbottò Loto salendo i gradini. "Buongiorno Sig. Perkins." Salutò l'autista che la guardava divertito.

"Buongiorno a te Loto, una nuova acconciatura?"

"Sì" grugnì lei di rimando.

"A me piacciono" concluse l'autista. Attese di far salire John e poi chiuse la la bussola e ingranò la marcia diretto a scuola.

Appena Loto entrò nell'autobus calò il silenzio, tutti la guardavano come se fosse un'aliena.

Chi aveva le cuffie dell'iPod nelle orecchie se le tolse spalancando la bocca, alcune smorfiose sghignazzarono fra loro. Loto intravvide il suo amico Seth e si sentì più leggera come se avesse visto la sua isola felice, sedeva negli ultimi posti e lo raggiunse a testa bassa costretta a sorbirsi le battutine dei suoi compagni.

Anthea #WATTYS2017Where stories live. Discover now