Svengo. Via vai in infermiera non ce ne sono, poiché a nessuno importa di me. A chi interessa di Margot? Insomma, dai! Quella ragazza cicciottella che può tirare solo gli sciacquoni, quella bassina che non viene mai notata, e se viene notata automaticamente viene derisa...
Sto facendo continuamente flebo e sono sottoposta ad un interrogatorio, letteralmente. Mi chiedono il perché del livido sulle spalle, e chi è stato, e se mangio...
Nego, nego tutto e vado avanti.
"Sono sbadata e cado spesso, procurandomi lividi. E comunque sì, mangio; non vede come sono cicciottella? Solo che ho perso qualche kilo perché ultimamente sono stata poco bene e non ho toccato cibo per via della febbre..."
Rispondo.
L'infermiera mi scruta attentamente.
"Sai, i tuoi occhi sono quegli occhi stanchi di recitare. La tua bocca è quella bocca stanca di sorridere come se nulla fosse, perché dentro di te va tutto male."
Dice, e rimango colpita dalle sue parole profonde.
"Cosa ne sa, lei?"
Quasi l'aggredisco, sentendomi subito in colpa.
Si siede sul lettino accanto a me e spiega:
"Quand'ero piccola ero grassottella, e io non l'ho mai accettato. Diventai depressa perché venivo presa in giro. La mia dignità era stata messa sotto i piedi, letteralmente infangata. E sai, ti dirò di più... Ho passato gli anni della mia vita chiusa in quella camera, al posto di andare a vivere e a respirare aria nuova. Restavo affacciata alla finestra le giornate intere a guardare giù al cortile i bei ragazzi che giocavano a calcio e che non mi avrebbero mai guardata, e le ragazze che facevano le cheerleader o giocavano a pallavolo, che avevano un fisico perfetto. E sai cos'è successo, dopo?"
Dice con le lacrime agli occhi.
"No."
Sussurro non guardandola negli occhi.
"È successo che quel bel ragazzo che non mi avrebbe mai guardata, mi ha poi sposata."
Risponde asciugandosi le lacrime.
"Lui è stato il solo ad aiutarmi e capirmi... quindi non credere di non piacere a nessuno, e non farti problemi. Ci penserà la vita a darti gioie e dolori."
Aggiunge.
"Ora ti lascio sola perché devo chiamare tua madre che deve venirti a prendere."
"No, no. Non la chiami. Ce la faccio a stare qui."
Dico con un fil di voce.
"Tesoro, sarebbe contro legge."
Dice lasciandomi sola in camera, senza parole.
Beh, non pensavo avesse questo passato così duro ma così bello, alla fine!
Ma sì, tanto una cosa del genere non succederà mai.
Ah, quasi dimenticavo!
Che scusa invento con la mamma ora? Oddio, e ora? Sono nei guai, mi ammazzerà se scopre che sto facendo la dieta senza il suo controllo (e anche consenso) e senza quello del medico.
Che devo dirle? Le stesse scuse che ho detto all'infermiera? Ci cascherà?
No, non lo farà mai.
Spazio autrice:
Nuovo capitolooo!
Cosa ne pensatee?
STAI LEGGENDO
«PER QUEI MALEDETTI KILI DI TROPPO.»
RandomPer una volta può la protagonista non essere magra, perfetta, studiosa e sempre con la risposta pronta? Certo. Lei è Margot. Margot si sente sempre quella sbagliata. Per quei maledetti kili di troppo e gli insulti dei compagni si rovina l'adolescenz...