21 - La necessità dell'inganno*

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  Malfoy Manor non era sempre stato un luogo così silenzioso.
Draco ricordava bene la casa della propria infanzia: ne rammentava gli ospiti, le feste, le risate ed il tintinnio dei bicchieri di cristallo. A distanza di anni, trovava lecito chiedersi quanto di quel mondo meraviglioso fosse reale e quanto fosse tale solo per i suoi occhi di bambino, ancora incapaci di distinguere fra il franco sorriso di un vecchio amico di famiglia e la falsa deferenza di certi "colleghi" di suo padre.
Chissà quante volte la festa organizzata per il suo compleanno era stata anche un'occasione per scambiare informazioni e progettare nuovi piani in favore del Signore Oscuro, in un'atmosfera così innocente da essere la perfetta copertura per le macchinazioni di Lucius Malfoy e dei suoi compagni Mangiamorte. A volte lo raggiungeva, come il conficcarsi di una scheggia, il ricordo di certe assenze di suo padre, un improvviso allontanarsi dai festeggiamenti, un'occhiata d'intesa con la moglie subito pronta a distrarre il figlio ed i piccoli invitati proponendo un nuovo gioco. Crescendo aveva dovuto fingere prima di non notare certe incongruenze della vita domestica e più tardi di esserne entusiasta. Non aveva mai pensato di essere realmente portato per quello – per essere un Mangiamorte – ma aveva lasciato che le cose andassero così com'erano state stabilite da altri. Ed ancora non era in grado di condannare suo padre per questo.
Razionalmente sapeva che le scelte di Lucius erano state causa di gravi problemi per la loro famiglia, eppure non riusciva a farne una questione di morale. Poteva soltanto constatare come suo padre avesse scelto la parte perdente dell'intera faccenda e come questo sbagliato schieramento imponesse a tutti loro la separazione. Suo padre rinchiuso ad Azkaban, sua madre al Manor, di propria stessa volontà, gonfia di quel maledetto liquore che colmava l'abisso dell'assenza del marito con l'assenza di lucidità.
Questa duplice perdita era costata a Malfoy Manor tutti i suoni che un tempo aveva contenuto. Senza padroni di casa all'altezza di Lucius e Narcissa, e con gli occhi diffidenti del Ministero costantemente addosso, chi avrebbe mai accettato di essere invitato in quelle stanze che ancora trasudavano delle colpe commesse durante la Guerra? Soltanto ora l'ingresso di Draco negli Auror aveva guadagnato un lieve allentamento dei controlli del Ministero, una piccola conquista che garantiva un po' di pace a sua madre ed alla casa, non più perquisita da cima a fondo ogni dannato mese.
Personalmente, il giovane Malfoy non riteneva d'avere una moralità migliore di suo padre. Tutt'al più si riconosceva la saggezza di essere riuscito, ad un certo punto, ad uscire dalla corrente nel quale si era immerso e tuffarsi in un'altra, per il momento quella vincente. Non si faceva illusioni sui risvolti della propria carriera di Auror, non pretendeva alcuna redenzione: aveva semplicemente colto la migliore occasione, tutto sommato, che gli si era presentata per uscire dall'impasse seguito alla carcerazione del capofamiglia. Certo era sollevato dal non dover più nascondere la propria perplessità per i progetti politici dei Mangiamorte ed il disgusto per il fanatismo di troppi fra i seguaci dell'Oscuro Signore. A posteriori gli sembrava chiaro come la sua fedeltà, negli eventi dell'ultima guerra, fosse stata per suo padre piuttosto che per Voldemort; credeva nella propria superiorità di mago Purosangue, ma ormai si accontentava di non trovarsi babbani o mezzosangue fra i piedi (trovarsi lui fra le gambe di una Mezzosangue in particolare era un effetto collaterale, niente più).

In uno dei suoi sempre più rari momenti di lucidità, sua madre gli aveva carezzato i capelli e l'aveva guardato lungamente, per poi concludere di trovarlo mutato, sebbene non fosse stata in grado di spiegare cosa glielo suggerisse, né se il cambiamento fosse positivo o negativo.
Questo era accaduto circa una settimana prima della sera in cui Draco Malfoy si trovava nel salone principale del Manor, pigramente allungato su una poltroncina rivestita di velluto verde, ad ascoltare il silenzio della grande casa. Era una sera di giugno, una piovosa sera di giugno. Aveva cenato con sua madre e lei non si era sforzata di fingere alcun interesse per i suoi racconti di lavoro. Per questo, il giovane mago aveva presto lasciato perdere, anche perché lui stesso non provava particolare piacere nel riferire della sua vita da Auror. Aveva solo tentato, come al solito, di riportare Narcissa al contatto con la realtà, di farla interessare a qualcosa che non fossero i ricordi della vita precedente, della famiglia, di quant'era accaduto in quella casa durante il ritorno di Lord Voldemort. Fallito l'intento, si era limitato a concludere il pasto in silenzio.
D'altronde non aveva molto di cui raccontare.
Le sue giornate da Auror stavano precipitando nella noia: aveva l'impressione che dal suo ritorno dalla Francia tutto fosse peggiorato. E non soltanto perché, nonostante fosse già nudo ed eccitato – secondo la corretta definizione della Mezzosangue secchiona, non avevano fatto sesso selvaggio (né delicato, né intenso, né creativo o qualunque altro tipo di sesso lui fosse disposto a fare con lei) nella Locanda del Vecchio Doxy. E nemmeno, per quanto fosse imbarazzante ricordarlo, perché una volta rivestito e di nuovo padrone di sé aveva trascorso l'intera notte a parlare con quella stramaledettissima strega. No, era stato quanto successo poi.
Appena lui e la Granger erano riusciti a raggiungere Londra e la base della loro squadra, erano stati aggiornati da Blaise Zabini di quant'era accaduto in loro assenza: aveva fatto loro leggere una copia delle missive che ormai circolavano ininterrottamente per l'intero mondo magico inglese. Il Ministero non aveva potuto far molto per contenere la notizia e la minaccia dell'Ordine di Peridexion era ormai conosciuta presso le comunità magiche di tutto il mondo, con l'unica differenza che altrove non erano state rintracciate attività riconducibili all'Ordine, esclusa la sola Francia. Anche lì, infatti, avevano avuto a che fare con un paio di decessi che, a posteriori, potevano corrispondere al modus operandi dell'Ordine di Peridexion, ma le indagini congiunte degli Auror e dei Gardiens** finora non avevano svelato molto, se non che il nucleo principale di Peridexion doveva agire proprio fra Francia ed Inghilterra. Mentre Blaise illustrava quanto accaduto, raccontando tra l'altro del breve rapimento di Ginny Weasley e di come Deirdre Ó Riada fosse entrata ora nella rosa degli indiziati per associazione con l'Ordine di Peridexion, Draco aveva visto la Mezzosangue farsi pallidissima.
- Capisci cosa significa? – gli aveva sussurrato, alterata, appena Zabini li aveva lasciati soli - Significa che Deirdre mi ha fornito quell'informazione perché io andassi in Francia. Una trappola, Malfoy, ed io ci sono cascata in pieno –
Lui non aveva potuto fare altro che annuire. Ci aveva già pensato, mentr'erano a bordo dell'Alastyn di ritorno in Inghilterra. La strega era ancora troppo scossa per mettere assieme tutti i tasselli, ma lui era ormai certo che Hermione Granger fosse stata fin dall'inizio l'obiettivo dell'Ordine di Peridexion. Che evidentemente aveva bisogno di lei per qualcosa. Ma per cosa? Quei maledetti messaggi non davano altri indizi, o lui non riusciva a scovarli. Naturalmente anche al Manor, come presso ogni casa di maghi inglesi, era arrivata una copia del messaggio di Peridexion: sua madre non aveva fatto una piega, anzi gli era sembrata sinistramente divertita dalla faccenda, mentre gli elfi domestici avevano trascorso un'intera settimana a prendere a testate qualsiasi spigolo capitasse nelle loro vicinanze. Aveva dovuto fare ben tre riunioni domestiche padrone-servitori per convincerli che questa volta non avevano alcuna colpa e potevano evitare l'autolesionismo.
Il peggio del giorno del rientro alla base, però, era stato Potter.
Lo Sfregiato, rintracciato da Blaise, era rientrato il prima possibile, assieme al resto della squadra, e di un umore spaventoso. Draco aveva sentito Goldstein commentare che l'unico lato positivo dell'Ordine di Peridexion era che la cicatrice di Harry Potter non procurava alcun dolore e questo mitigava gli umori del capo. Ma a Malfoy era sembrato comunque fottutamente aggressivo. Innanzitutto l'aveva ignorato, limitandosi a ringhiargli un "Facciamo dopo i conti, Malferret", e si era concentrato su Hermione, senza darle nemmeno il tempo di aprire bocca per qualche spiegazione. Non aveva urlato, né sbraitato, non aveva dato spettacolo nemmeno un po', ma aveva spalancato la porta del suo ufficio ed invitato la strega ad entrare, con una freddezza che da Potty lui non si sarebbe mai aspettato. E, tra l'altro, l'aveva persino irritato.
Oh, non era da Draco Malfoy soffermarsi sulla giustizia e l'ingiustizia degli eventi, ma aveva avvertito un moto di ribellione per la durezza con cui Potter era sembrato intenzionato a trattare Hermione. Dopo tutto lei ne aveva passate, in un paio di giorni, di cotte e di crude...e lui nemmeno si era degnato di chiederle prima come stava. Doveva aver espresso la sua riprovazione ad alta voce, perché si era improvvisamente ritrovato gli occhi di tutti addosso. Weasley, in particolare, sembrava intenzionato a farlo ricoverare al San Mungo, mentre Hannah Abbott aveva messo su un sorriso assolutamente idiota, come se quel commento distratto da parte di un Malfoy potesse significare qualcosa. Alla fine Blaise se l'era portato in quello sgabuzzino che era il suo ufficio, accanto a quello della Granger, ed aveva cercato d'indurlo a raccontare cosa fosse accaduto.
- Ve lo racconterà Potter. Tanto penso che stia torchiando la Mezzosangue, là dentro – aveva risposto Draco, stringendosi nelle spalle.
- Oppure stanno facendo sesso – aveva buttato là Zabini. E Draco aveva provato l'impulso di lanciargli uno Schiantesimo, perché era proprio tipico dell'amico sparare sciocchezze per misurare le reazioni altrui - Guarda che se è così arrabbiato è per quanto si è preoccupato...ehi, Hermione è sparita l'altro ieri e tu anche, ora ve ne tornate dalla Francia raccontando di aver subito ben due attacchi e che col secondo erano riusciti a catturarla. In più avevano preso anche la sorella di Weasley e già per lei Potter stava dando di matto, credimi –
E dopo questi piacevoli aggiornamenti, con la peggiore faccia tosta del mondo, Blaise Zabini aveva chiesto a Draco Malfoy se secondo lui Hannah Abbott gli stava facendo il filo.
- Non sono una cazzo di amichetta combina coppie – aveva ribattuto il biondo, di nuovo sull'orlo di schiantare il suo migliore amico – E comunque no –
- Perché no? Cioè...non ti sembra che mi guardi spesso? –
- No, perché si sposa fra due mesi, se prima non crepiamo tutti per mano dell'Ordine di Peridexion –
- Si...sposa? –
- Con Neville Paciock. Presente? –
- E tu come lo sai? –
- Me l'ha detto la Granger, quando abbiamo cenato dai suoi –
- Ah – Zabini era rimasto meditabondo, apparentemente sconvolto dalla notizia che la Abbott sarebbe stata impalmata da Paciock. Draco non aveva avuto né tempo né voglia di interrogarsi sui motivi di Blaise e se l'era filata prima che l'amico realizzasse quel che aveva dichiarato in merito alla cena a casa Granger.
Insomma, era stata una giornata insulsa.
Quando poi Potter e la strega erano usciti dall'ufficio, a dispetto dell'esordio, sembravano essersi in qualche modo riappacificati, o per lo meno era quanto gridava a gran voce il braccio dello Sfregiato attorno alle spalle di Hermione. Senza che Draco potesse aggiungere una sola parola o scambiare uno sguardo con la strega, era stato deciso che quest'ultima si sarebbe fatta ricoverare al San Mungo. La Abbott e Potter l'avrebbero scortata fin là ed affidata ai medimaghi perché indagassero sugli effetti di quanto l'Ordine le aveva fatto ingerire.

Da quel momento in poi, puf!, non l'aveva più vista.
Era passato un mese ed era stato un mese angosciante. Non era successo nulla, assolutamente nulla. Dopo una settimana, non c'erano state più missive firmate dall'Ordine di Peridexion. Nessun attacco, nessun evento inconsueto. Mantenevano alto lo stato d'allerta, ma più d'uno cominciava a pensare che fosse soltanto una bolla pronta a scoppiare senza alcun danno. Però proprio l'assenza di episodi cruenti aveva addolcito l'opinione pubblica nei confronti dell'Ordine, favorendo gli episodi di comprensione, se non di più o meno velato appoggio, alle opinioni diffuse nei messaggi. Persino alcuni impiegati del Ministero della Magia, fra cui un assistente personale di Shacklebolt, avevano avanzato l'ipotesi che una revisione della posizione dei maghi e dell'educazione delle nuove generazioni fosse necessaria, considerato quant'accaduto con Voldemort.
Ufficialmente il Ministero aveva dichiarato i membri di Peridexion accusati di duplice omicidio – Ernest Callister ed Harold Palmer – e Deirdre Ó Riada era detenuta ad Azkaban in attesa di risvolti, nonostante il suo interrogatorio col veritaserum avesse rivelato la totale – e senza dubbio programmatica – ignoranza su come l'Ordine intendesse perseguire i propri obiettivi.
Insomma, la ragazza c'era dentro fino al collo, ma era stata plasmata ed addestrata con cura: aveva prima macchinato per ottenere l'appoggio di un ricco e potente mago Purosangue come Callister, l'aveva consegnato con l'inganno ai suoi assassini quando questi si era rifiutato di continuare a finanziare i progetti dell'Ordine ed infine era riuscita ad infiltrarsi presso la squadra di Potter ed eliminare quello scomodo testimone ch'era stato Harold Palmer. L'ex Mangiamorte convertitosi ad antiquario babbano era stato solo una piccola pedina, uno mago ormai in disgrazia ricattato dall'Ordine di Peridexion perché il suo negozio di Londra fornisse copertura ai loro traffici. Come Callister, e forse proprio in seguito alla morte di questi, doveva aver cominciato a temere il coinvolgimento con l'Ordine. Aveva avuto la sfortuna d'essere catturato dalla squadra di Harry prima di poter sparire dalla circolazione e di veder rinnovata la propria malasorte nella comparsa di Deirdre Ó Riada. Appena la giovane aveva scoperto che Palmer era in custodia presso gli Auror – informazione ingenuamente fornitale da Harry – aveva fatto quanto in suo potere per avere l'occasione di avvicinarsi alla cella. Per questo non erano riusciti a capacitarsi di come Palmer, senza bacchetta, avesse potuto aprire la porta della cella! Era stata Deirdre, dall'esterno: il poveretto non doveva aver avuto molto tempo prima che la ragazza gli scagliasse addosso una miscela letale di pozioni. Fingere che appartenessero ad Harold Palmer e che fosse stato lui a tentare di attaccarla, era stato estremamente facile. Questo aveva dichiarato la Ó Riada durante l'interrogatorio, ridendo e guardando Harry Potter, tra i presenti, con certi occhi da esaltata che ricordarono all'Auror lo sguardo di Barty Crouch Jr***.
Il signor Angus Ó Riada, padre di Deirdre, era risultato invece completamente estraneo. Era fondamentalmente uno sciocco, preoccupato soltanto di realizzare un grande e vantaggioso matrimonio per la figlia, e totalmente incapace di comprendere cosa fosse successo durante gli anni di Beauxbatons, quando la ragazza era stata reclutata dall'Ordine di Peridexion. La sua cecità aveva favorito le manovre di Deirdre e, quando gli Auror gli comunicarono dell'arresto, rimase a ripetere che sua figlia – la mia bambina! – era in vacanza da una vecchia amica di Beauxbatons, in Francia.
Infine, Deirdre aveva trascinato nella rete anche Hermione Granger, suggerendole la pista di madame Duprenne. Su questo non aveva mentito la prima volta all'Auror e non aveva potuto farlo sotto l'effetto del veritaserum: madame Duprenne era davvero un animagus ed era la responsabile del furto delle pagine di Ordini magici della Gran Bretagna ad Hogwarts. Un semplice diversivo, così come le falsità sul coinvolgimento di Callister coi Mangiamorte, per evitare che la natura dell'Ordine venisse svelata anzitempo. Evidentemente tenevano molto a scegliere da sé i tempi del loro annuncio al pubblico magico.
L'insegnante di Beauxbatons si era resa irreperibile a partire dallo stesso giorno della partenza di Draco ed Hermione per la Francia, giusto in tempo per – sembrava palese a tutti – partecipare all'attacco del treno. Era stata lei stessa ad addestrare la Ó Riada ed a darle istruzioni perché ingannasse la giovane Auror e la inducesse a partire per la Francia. Dovevano aver calcolato la possibilità che il primo attacco, quello avvenuto sotto casa Granger, potesse fallire ed essersi preparati un terreno di caccia più agevole, com'era stata la campagna francese.
Il punto era che tutte le informazioni ottenute dall'interrogatorio di Deirdre avevano restituito coerenza agli eventi passati, ma non avevano aiutato in alcun modo a prevedere quelli futuri. Rimanevano alcuni punti oscuri, come ad esempio il rapimento della piccola Weasley. C'era da presumere che si fosse trattato di un errore, dato che la Ó Riada non aveva ricevuto alcuna istruzione in merito a Ginevra, ma anche ammettendo che il solo obiettivo fosse Hermione Granger...che ne avevano ricavato? Deirdre Ó Riada era stata solo carne da macello: un'agente dell'Ordine che una volta esaurito il proprio compito non aveva opposto alcuna resistenza all'arresto. Era già previsto finisse bruciata dalla sua stessa missione e proprio per questo non era stata in alcun modo educata su altro che non fosse la dottrina dell'Ordine di Peridexion e la linea d'azione da mantenere.
Non aveva saputo fare un solo nome che non fosse quello della Duprenne, ch'era stata la sua mentore fin dall'inizio, dagli anni di Beauxbatons. Aveva incontrato altri componenti dell'Ordine, ma in ogni occasione avevano le ormai conosciute – anche per le descrizioni di Draco ed Hermione – maschere d'argento. Né Deirdre aveva potuto spiegare qualcosa di quant'accaduto alla strega: aveva continuato soltanto a ripetere, quand'ormai l'effetto dell'ultima dose di veritaserum andava svanendo, che presto tutti avrebbero conosciuto il potere dell'Ordine e sarebbero stati perdonati per i peccati della loro magia.
Sarete protetti, saremo tutti protetti, aveva ripetuto, ora ridendo ed ora piangendo, stremata dal lungo interrogatorio. E quando le era stato chiesto da cosa avrebbero dovuto essere protetti i maghi, aveva risposto solo: da loro stessi.

Questo, a grandi linee, era ciò che Harry Potter aveva spiegato alla sua squadra, dopo aver partecipato all'interrogatorio di Deirdre Ó Riada. Poi c'erano state soltanto lunghe giornate di appostamenti, di indagini, di interrogatori. Cercavano d'individuare i membri dell'Ordine, ma a parte qualche simpatizzante ed i soliti furbi che tentavano di approfittare della confusione creatasi, non erano approdati a nulla.
Malfoy aveva passato tremende giornate in compagnia di Blaise, presso l'una o l'altra famiglia di maghi, cercando di capire se nascondessero qualcosa. Il clima di sospetto lo irritava, perché gli ricordava certe atmosfere precedenti il ritorno di Voldemort e seguenti la sua caduta.
Non vedeva Hermione da settimane.
La strega era stata ricoverata al San Mungo, ma gli esami non avevano rivelato tracce di nessuna pozione conosciuta. L'avevano trattenuta per una dozzina di giorni, per accertamenti, ma dato che nessun effetto si era manifestato, avevano finito per consigliarle di tornare a casa, tenersi controllata e non partecipare ad azioni rischiose. Ergo, non aveva preso parte ad alcuna ronda né indagine. E Draco non era così stupido – o così coraggioso – da chiedere notizie della giovane proprio a Potter o a Weasley.
Era irritato ed era irritato d'essere irritato.
Anche quel giorno Blaise aveva continuato a blaterare su Hannah Abbott, perché non riusciva a convincersi di come potesse aver fatto sesso con lui un ufficio – Beh, congratulazioni! aveva commentato Draco, seccamente – e poi voler sposare Neville Paciock fra poco più di un mese.
Stranamente, ora che il rampollo di casa Malfoy si era ritirato nel salone dopo la fallimentare cena con sua madre, mentre la notte si faceva sempre più profonda ed animata dal battito del temporale estivo, pensava al matrimonio. Se si fosse sposato, avrebbe potuto tentare di riportare un po' di vita al Manor. Una moglie alla sua altezza l'avrebbe aiutato a restituire prestigio alla casa e quel salone, ora così buio, così inutile per quanto vasto e prezioso, sarebbe tornato a brillare di decine di candele, di sete eleganti, di buone maniere fra maghi.
Draco socchiuse gli occhi e gli sembrò di poter già sentire il suono dei violini. Ed il luccichio delle posate d'argento, dei calici alzati nei brindisi, del medaglione di sua madre...Il medaglione? Quello era reale e pulsava di luce rossa, là sul divano dove il mago l'aveva gettato distrattamente dopo averlo tolto dalle mani di Narcissa, quando l'aveva accompagnata a dormire. Si allungò ad afferrare il medaglione, osservandolo per lunghissimi secondi, come se non afferrasse realmente il messaggio di quel bagliore.
Poi si alzò con lentezza, attraversò il salone nel buio e si ritrovò al grande ingresso. A quell'ora persino gli elfi domestici dormivano. Sui vetri delle alte finestre la pioggia cadeva regolare e rumorosa. Draco conosceva a memoria ogni piccolo angolo dell'enorme casa e non aveva nemmeno bisogno di un Lumos per muoversi con sicurezza verso il portone. Vi appoggiò entrambe le mani, rimanendo per un attimo immobile, quindi usò l'incantesimo non verbale necessario a schiudere i battenti e si fece indietro di qualche passo, mentre il portone ora aperto gettava una lama di luce improvvisa – un lampo, nel temporale – all'interno della casa.
Hermione Jane Granger, la strega più brillante della sua età, stava facendo qualcosa di molto stupido.
Se ne stava sulla soglia della tana del serpente, le mani strette su una borsetta di pelle e l'aria di chi aveva attraversato il giardino del Manor senza un ombrello. O forse l'ombrello l'aveva portato con sé, ma l'avevano mangiato le piante onnivore di Lucius. Quelle che chiamava amorevolmente una delle mie piccole assicurazioni contro gli intrusi. Il giovane Malfoy, però, non fece domande.
Si scostò ancora di più, permettendole così di varcare la soglia e bagnarne il pavimento con le gocce d'acqua che sfuggivano dai capelli e dagli abiti. La guardò di sfuggita e quindi le voltò le spalle.
- Lumos –
Dalla punta della bacchetta di Draco scaturì una luce fioca, sufficiente soltanto a rischiarare qualche passo a distanza da lui. Con il passo misurato ed elegante che gli era proprio, il giovane si diresse verso le ampie scale che conducevano al piano superiore e prese a salirle.
Non si voltò.
Era sicuro, di un sicurezza regalatagli dallo sguardo di Hermione sulla soglia del Manor, che lo stesse seguendo.








NOTE
* Il titolo si presta ad una doppia lettura. Naturalmente in questo capitolo si parla molto di inganni, quelli perpetrati dall'Ordine di Peridexion attraverso Deirdre finalmente svelati, e si può dire che alcuni di questi siano stati "estremamente facili" proprio perché altri – Harry ed Hermione, ad esempio – si sono ingannati a vicenda, magari omettendo, dissimulando, giudicando erroneamente.
Ma è anche una citazione da Eyes Wide Shut di Stanley Kubric, tratto da Doppio Sogno di Schnitzler: "Sai qual è il vero fascino del matrimonio? E' che rende inevitabile la necessità dell'inganno". Ed il matrimonio è un altro filo rosso di questo capitolo: il matrimonio di Lucius e Narcissa, con le sue conseguenze, in silenzio e sofferenza, ma anche nella strenua fedeltà del figlio e della moglie al capofamiglia; il prossimo matrimonio di Hannah Abbott che tanto inquieta Blaise e che contiene l'inganno del tradimento di tanti capitoli fa; il matrimonio cui Draco pensa, nel silenzio del Manor. Ed infine quel matrimonio che balena in Hermione che "varca la soglia" di casa Malfoy (il momento tradizionale dell'ingresso della sposa nella casa dello sposo), ma lo fa sulle proprie gambe e nel tacere di entrambi, privi di domande come di inviti.
** di mia invenzione, i Gardiens ( = guardiani) sono gli "Auror francesi"
*** inizialmente paragonare il comportamento di Deirdre durante l'interrogatorio a quello di Barty Crouch Jr è stata un'associazione determinata dal fatto che quest'ultimo, nel quarto libro, viene interrogato proprio col veritaserum. In secondo luogo, era un omaggio obliquo a David Tennant, l'attore britannico che ha dato il volto a Crouch Jr nella versione cinematografica di Harry Potter e il calice di fuoco, nonché al Doctor Who. Adorando questa serie televisiva della BBC e Tennant stesso, DOVEVO inserirlo da qualche parte. Giulia – la mia beta per questo capitolo nonché autrice di EFP come giuliabaron – mi ha fatto notare un ulteriore legame fra Deirdre e Crouch Jr, che a me era sfuggito: entrambi, una volta scoperti, si vantano della facilità con cui hanno raggirato tutti. Il che riporta alla necessità dell'inganno...se è così semplice ingannare qualcuno, è forse lecito pensare che voglia essere ingannato.  

Il canto della neve e del sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora