33. Valentine's morning

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L'orripilante suoneria del mio cellulare mi disturba proprio quando ero riuscito a prender sonno. Valuto l'opzione di afferrare il telefono per lanciarlo contro il muro, ma poi ci ripenso. Il nome di Kenny appare sullo schermo, quindi rispondo immediatamente. Potrebbe essere successo qualcosa, o magari ha bisogno di me e basta.

«Hai intenzione di muovere il culo e venire qui?» urla Kenny dall'altro capo. Allontano il telefono chiudendo gli occhi per il tono di voce alto che non va assolutamente bene per chi si è appena svegliato. In realtà, se vuoi proprio entrare nelle mie grazie, la mattina devi tener la bocca chiusa e basta, oppure non possiamo andare d'accordo.

«Mi hai sentito? Hai insistito tanto nel voler fare il turno di mattina perché stasera devi andare da..»

«Ok, ho afferrato. Dieci minuti e arrivo» dico velocemente e riattacco, imbarazzato dal fatto che, da quando gli ho chiesto di spostarmi il turno a stamattina perché stasera sarei andato da Diana a portarle ciò che le ho preso, non ha smesso di rinfacciarmelo.

Mi lavo e vesto velocemente per poi precipitarmi verso la macchina e partire.

Oggi è San Valentino, e la città ne risente. Ogni buco di questa città sembra essere stato allestito per questo giorno: dai bar, con scatole da colazione, cuori e merda varia, alle strade che sono gremite di coppiette che si tengono per mano e che di tanto in tanto si scambiano effusioni in pubblico. Disgustoso!

"Eppure, hai fatto anche tu un regalo a Diana" mi ricorda il mio subconscio, ma lo metto immediatamente a tacere.

Quando arrivo al bar, l'espressione di Kenny è più che arrabbiata. Il solo pensiero di doverlo sentire sbraitare sul fatto che abbia fatto tardi mi fa venir voglia di ritornare a casa e rimettermi a letto. Mi avvicino e lui picchietta il dito sull'orologio al polso.

«Mi dispiace, ho preso sonno» dico con la voce ancora impastata, beccandomi uno scappellotto sulla nuca ed un ammonizione, con tanto di dito che indica il bancone, a filare al mio posto. Inizio col pulire la macchina del caffè e svuotare la lavastoviglie per poi sistemare i cornetti e le bevande che hanno appena scaricato.

Mi guardo intorno e saluto i ragazzi che ho conosciuto questa settimana. Non avevo ancora notato che anche Kenny avesse abbellito il bar per questa ricorrenza ed, in attimo, mi sento circondato da rosso.

«Emozionato per stasera?» Alzo lo sguardo su Martin che occupa quasi metà ripiano. Spero vivamente che Kenny non si sia messo a sbandierare di stasera ai ragazzi.

«Non so di cosa tu stia parlando» dico cercando di risultare il più credibile possibile.

«Non fare l'idiota» Si intromette anche Tyler, come se Martin non mi infastidisse abbastanza.

«Volete piantarla tutti e due?»

«Quindi non vuoi renderci partecipi della tua conquista?» mi chiede Tyler tirando lo sgabello per sedersi.

«No» rispondo semplicemente. Non me ne vogliano, ma davvero non mi va di sbandierarlo a destra e a manca. Sono bravi ragazzi, su questo non ho davvero nulla da dire, ma ci conosciamo e poco e non sono un tipo tanto espansivo da parlare dei cazzi miei a tutti.

«Sei un coglione» dice questa volta Martin laciandomi un'occhiataccia.

«Voi, piuttosto? Stasera non avete niente da fare?»

«Noi non ci limitiamo a starcene con una sola, se è questo che intendi» mi fanno l'occhiolino ed io alzo gli occhi al cielo.

Il campanello sulla porta trilla segnalandomi l'entrata di qualcuno. Sorrido alle ragazze che sono venute per l'intera settimana scorsa, quelle che non facevano altro che fissarmi e fissarmi in continuazione, mentre Martin e Tyler fanno lo stesso. Una di loro, la biondina, si avvicina al bancone ed io mi preparo a servirla.

«Cosa ti porto?» le chiedo, ma lei non risponde immediatamente.

«In realtà io... Volevo darti questo».

Aggrotto le sopracciglia confuso ed aspetto che sfili le mani dalla tasca del cappotto nero. Spalanco gli occhi, ma nascondo la mia sorpresa, quando vedo l'oggetto in questione: una scatola di cioccolatini.

Una fottuta scatola di cioccolatini per me.

Sento le risatine di quei due idioti, ma scelgo di ignorarli. Sono già abbastanza imbarazzato di mio. Non poteva aspettare che non ci fosse nessuno per darmi questo regalo?

«Beh, grazie..» mi fermo grattandomi la nuca perché non conosco il suo nome.

«Jade» mi fa l'occhiolino e si allontana ritornando dalle sue amiche che l'aspettano in cerchio per chiederle com'è andata.

Giro e rigiro la scatola tra le mani e mi do dello stupido per non averla mai considerata. Alla fine è stata carina con me, e mi dispiace non aver detto niente in più che un semplice "grazie". Stasera, però, con quello che ho intenzione di fare per Diana, spero che le cose cambino, e in quel caso, non mi pentirei di non aver considerato Jade.

Vengo completamente assorbito dalla quantità di clienti e la mattinata vola tra caffè, cornetti, occhiate da parte di Jade e prese in giro da Martin e Tyler.

***

Mentre aspetto che arrivi il cibo che ho ordinato, controllo il telefono. David, il ragazzo che devo incontrare tra poco, ha scritto che ci vedremo all'uscita del Chips, dove sto mangiando adesso. L'Hamburger e le patatine che ho ordinato hanno un aspetto decisamente squisito ed il sapore non tradisce per niente le aspettative. Lascio i soldi sul tavolo ed esco, stringendomi nella giacca. Mi appoggio al muro ed aspetto che questo David arrivi. Non l'ho mai visto, quindi non ho idea di come dovrò fare per riconoscerlo.

«Devi essere tu» un ragazzo leggermente più basso di me si avvicina porgendomi la mano.

«Sono David»

Stringo la mano e mi presento cordialmente, mentre aspetto che mi dia ciò per cui siamo qui. Solo pochi secondi dopo, infatti, estrae dalla tasca una busta, di quelle che arrivano a casa tramite corriere, e me la porge.

«Sono cinquecento dollari»

Spalanco gli occhi per la cifra enormemente alta, ma estraggo comunque il portafogli e gli do i soldi in contanti, contandoglieli per assicurarmi che siano giusti.

«Ti conviene che non sia falso» gli dico, in tono leggermente duro mentre mette in tasca i soldi e va via. Non mi aspettavo costasse così tanto, ma questo è il prezzo da pagare quando si fanno le cose all'ultimo minuto.

Sono solo le quattro, quindi decido di andare a casa e dormire prima di prepararmi per stasera. Devo ancora inviare il messaggio a Joyce per organizzarmi con lei. Dovrebbero farla santa quella povera donna. Quando le ho scritto che avevo bisogno del suo aiuto e poi cosa avevo intenzione di fare, ha detto:

«Prima o poi mi farai buttare fuori»

È stata lei a dirmi che i genitori di Diana dormono fuori, in un hotel vicino all'ospedale, adesso. Secondo i miei piani, quindi, dovrei avere via libera stasera e non posso far altro che sperare che vada tutto liscio. Quando arrivo a casa, salgo velocemente le scale e spalanco la porta dell'appartamento per poi precipitarmi ad accendere i riscaldamenti. Se fa così freddo ora, che siamo in pieno pomeriggio, non oso immaginare quanto si congelerà stasera. Appunto nella mia mente di inviare un messaggio a Diana per dirle di coprirsi. Ovviamente lei non sa che andrò da lei stasera.

Mi lancio sul letto e controllo mentalmente il mio piano ancora e ancora, giusto per essere sicuro che vada tutto secondo i miei programmi. Mi rendo conto di non essere poi così poco emozionato quando chiudo gli occhi ed aspetto impazientemente che arrivi stasera.

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