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Angel bussó alla porta di casa di Eric e Daniel e aspettò. Li sentì imprecare e si chiese se stessero litigando.  La porta venne aperta da Eric, che sorrise, anche se aveva l'affanno, appena lo vide.

« Hey» disse Eric.

« Che sta succedendo?»

« Si é rotto un tubo in cucina. É tutto bagnato. Cucina, salotto, tutto. Quindi.. Quindi non va tutto tanto bene.. » straparlò, passandosi una mano fra i capelli.

 Angel prese il cellulare in mano. Compose un numero telefonico e si portò il telefono all'orecchio.

« Angel Carter, ho bisogno di lei ora, è disponibile?... Le mando l'indirizzo.... Certo... A dopo»

Chiuse la chiamata e compose qualcosa sul cellulare, prima di chiuderlo e riporlo nella sua tasca dei jeans.

« Scusa, ma che hai fatto?» chiese Eric.

« Ho chiamato il mio idraulico personale. É uno bravo. Finché non si risolve- ma perchè devo parlare da qui, voglio entrare in casa.» sbottò.

« Ti bagnerai tutti i piedi!»

« Non ho paura di un pó d'acqua» disse sorpassandolo. Daniel, appena lo vide, strabuzzò gli occhi. Era in cucina che cercava di tirare via l'acqua in eccesso. Ma ci rinunciò subito, appena lo vide.

« Angel!»

« Volevate farvi un bagno, ma non avendo la vasca avete preferito rompere un tubo? » chiese, mentre Daniel si avvicinava per abbracciarlo.

« Si, cavolo ci hai scoperto» disse con sarcasmo Eric dietro di loro, facendo ridacchiare entrambi.

« Beh, adesso ho chiamato il mio idraulico. Vediamo che cosa può fare. Ma finché non aggiusta tutto, non potete stare qui. Starete da me, ho una camera per gli ospiti.»

« Davvero?» gli chiese Daniel sgranando gli occhi, mentre il suo sorriso si ampliava.

« Certo!»

« Posso baciarti in bocca?» gli chiese all'improvviso Eric, avvicinandosi. Angel fu attraversato da un brivido e assottigliò lo sguardo verso lui.

« Non dire cazzate. Andate a prendere le vostre cose» sibilò. Eric sospirò.

« Voglio baciarti» si lamentò.

« Anche io» gli diede manforte Daniel.

« Non si può fare»

« Ma è facile, guarda» disse Eric, attirando Daniel verso di sé con uno scatto, e gli infilò la lingua in bocca. Gli mise le mani sui fianchi unendo  i corpi. Successivamente, spostò una delle sue mani tra i capelli di Daniel, tirandoli leggermente. Angel deglutì a fatica, sentendo pulsare ogni cosa dentro di lui. Fremette quando vide palesemente la lingue di entrambi giocare e poi le bocche ritrovarsi, sospirando pesantemente. Daniel si staccò un attimo dopo a fatica, guardando Eric con lussuria.

« Vedi, é facile» disse prima di leccarsi il labbro superiore, continuando a guardare il suo fidanzato. Angel strinse i pugni così tanto che le unghie si conficcarono nella mano e le nocche divennero bianchissime.

Per fortuna o no, il suo telefono prese a squillare. Lo prese con fatica e rispose, guardando i due ragazzi davanti a sè.

« Angel Carter... Terzo piano....»

Chiuse la chiamata e si leccò le labbra.

« Baciaci, Angel» gli disse con voce sensuale Daniel.

« Sta arrivando l'idraulico. Prendete le vostre fottute cose e andiamocene. Ho del lavoro da fare. E smettetela cazzo!»

L'idraulico suonò al campanello subito dopo ed Angel gli aprì.

« Buongiorno, Signor Carter»

« Buongiorno. Veda che cosa può fare. Quando ha finito mi chiami. Intanto prenda questi per l'urgenza» disse prendendo il portafoglio e tirando fuori una banconota da cento dollari.

« Grazie» disse l'uomo inoltrandosi verso la cucina, salutando educatamente anche Eric e Daniel. Angel li guardò.

« Dai, andate a prendere le vostre cose» disse con più calma, quasi con un pizzico di dolcezza, ma non ne furono sicuri.

« Sei senza speranza. Se pensi che ci arrenderemo, ti sbagli di grosso. Combatteremo anche tutta la vita se serve, per te. Tu sei libero da quella donna, Angel»

***
Eric salì sull'auto di Angle nel posto avanti e Daniel di dietro. Il più grande era in macchina, con lo sguardo fisso davanti a sé. Si mordeva il labbro inferiore. Dopo quasi un minuto di silenzio, Eric guardò perplesso Daniel, che alzò le spalle, perplesso quanto lui da quel silenzio.

« Angel? Tutto ok?» lo richiamò Eric.

« Quando dissi ai miei che mi piacevano i maschi, mio padre si alzò e mi abbracciò, dicendomi che era felice, che mi voleva bene lo stesso e non sarebbe camiato niente. Mia madre non parlò.»

Daniel sussultò di sorpresa. Angel si stava aprendo? Stava davvero raccontando quello che quella donna gli aveva fatto?

Eric guardò di scatto il suo fidanzato, ma poi li riportò immediatamente sull'uomo di fronte.

«.. Incominciò a mettermi dei medicinali nel cibo, nelle bevande, e non me n'ero mai accorto. Mi ricordo solo che dormivo tantissimo in quel periodo. Poi mio padre, una mattina, la sbatté fuori casa. Io ero in dormiveglia, sentivo solo le urla in lontananza. Quando mi sono risvegliato ero in ospedale. Mio padre mi aveva detto che mi riempiva di psicofarmaci. Ero sotto shock. Era mia madre. Ero sangue del suo sangue..» 


Daniel gli mise una mano sulla spalla. Gli vennero gli occhi lucidi.

« ..Mio padre aveva detto che non avrei dovuto vederla mai più. Invece il giudice aveva permesso che la vedessi una volta a settimana. Non volevo, però ero obbligato. Ma un giorno, quando arrivai a casa  di quella donna, c'era un uomo. Una specie di prete, o qualcosa del genere. Diceva che la mia cosa, poteva essere guarita..»

A Eric gli vennero dei brividi di terrore. A Daniel gli venne il ribrezzo per quella parola.

« ... Diceva che era dovuta al mio incidente che mi aveva portato via quasi tutto il mio stomaco. Diceva che ero traumatizzato, e che la mia depressione era la causa della mia cosa. Stavo per ribellarmi, anche scappando  da quella casa, ma lui mi colpì con qualche oggetto, e mi iniettò qualcosa nel collo..»

« Oddio!» esclamò Daniel. Eric, fremente di rabbia, spostò lo sguardo fuori dal finestrino per cercare di calmarsi, ma voleva solo spaccare la faccia a quella donna, che era solo un mostro. Strinse le mani in due pugni e respirò profondamente.

« .. Quando mi sono svegliato ero incatenato in un letto. Mi torturarono nel vero senso della parola. Alla fine ero stremato, terrorizzato,  drogato,  e alla fine svenni. Mi risvegliai di nuovo in ospedale. Mio padre era incazzato nero, e si sentiva in colpa per avermi lasciato nelle sue mani, ma non era colpa sua. Continuò a dirmi che ero libero ma non ne volevo più sapere.... Avevo promesso di non mostrare più la mia cosa. Ero troppo stanco e dolorante. Per pulirmi il corpo da tutta quella merda che mi avevano iniettato, sono stato in ospedale per tre settimane. Non riuscivo ad alzare neanche le dita. Kate mi aiutava a mangiare, a bere, a lavarmi, a vestirmi...»

Daniel si passò entrambe le mani sul viso, scioccato da tutte quelle dichiarazioni.

« .. Mio padre voleva mettermi sotto terapia. Per qualche anno ho avuto degli incubi, poi sono andato ad abitare con Kate vicino alla nostra università, insieme anche ad altri studenti, e non so, piano piano sono scemati. Mio padre non mi ha mai lasciato. É il miglior padre che si possa avere. Parliamo tutti i giorni, ci vediamo ogni settimana. Lo vedo che non fa altro che preoccuparsi per me...»

Eric sorrise piano, prendendogli la mano e baciandone le nocche. Angel li guardò entrambi.

«..Poi ho conosciuto voi due. E non so, per qualche istante, stando con voi due, dimentico tutto, tutto il dolore, tutte le paure. Ho smesso di pensare. Ma poi per qualche motivo ritorna tutto, e non ce la faccio. Ma so di amarvi, il cuore va veloce, vorrei baciarvi, dimostrarvi quando ci tengo, toccarvi, ma non ce la faccio. Lei é nella mia testa»

AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora