Il mattino seguente fu pieno di impegni per Supergirl: quattro alieni non identificati stavano combattendo tra di loro in una piazza pubblica.
Se non fosse arrivata in tempo, qualche civile avrebbe potuto farsi irrimediabilmente male.
Strappò con forza la camicia, lasciando che i bottoni cadessero l'uno dopo l'altro al suolo, e la «S» gialla e rossa stampata sul petto rimpiazzò l'abito formale che indossava per i suoi turni alla CatCo.
Corse in volo, mentre J'onn le dava istruzioni sui sospetti.
«Attenta Supergirl, da quanto abbiamo potuto constatare fino ad ora sono alieni pericolosi. Vengono da Plutone e il loro punto di forza è un veleno che viene iniettato per vie veneree. Basta un graffio, e non conosciamo alcuna cura», J'onn continuò la sua ricerca sui nuovi ospiti del pianeta Terra, mentre Alex allertava la sua scorta, in caso Supergirl avesse bisogno d'aiuto.
«Ci penso io», rispose la supereroina.
Arrivò laddove si stava svolgendo la lotta e gli alieni la inquadrarono subito.
Supergirl sferrò il primo colpo dritto sullo zigomo sinistro dell'estraneo più basso del gruppo.
Nel frattempo, le si avvicinarono gli altri tre.
Si rese conto che la loro forza fisica era ben inferiore alla sua, ma che in quattro avrebbero potuto trovare il modo di farle sputare un po' di sangue.
Non ebbe vera e propria paura.
Ma in quel momento sperava di potersi trovare altrove: era semplice desiderio di routine.
Avere una vita normale, sognando questo tipo di avventure.
Lei di avventure ne viveva troppe e troppo spesso.
Avrebbe preferito staccare la spina, poter affidare il compito di Supergirl a qualcun altro.
Ma era lei Supergirl, e questo non lo poteva cambiare.
Presto si ritrovò sopraffatta dall'alieno più alto e, di sicuro, più forte degli altri.
«Chi siete e cosa volete?», domandò la biondina, tentando di respirare regolarmente.
L'alieno le teneva due enormi zanne verdi attorno al collo e la morsa si intensificava istante per istante.
Sentiva le vene ingrossarsi, la vista annebbiarsi.
Fino a quando sentì uno sparo.
Aprì gli occhi con enorme sforzo e vide la sorella correrle incontro.
Avrebbe voluto sorridere, e dentro di lei lo fece, ma la sua espressione si limitò a buttare indietro gli occhi e non riaprirli per un po'.
Quando prese di nuovo conoscenza, Supergirl era già alla DEO.
J'onn e Winn tenevano d'occhio ogni alterazione, seppur minima.
«Cosa mi è successo?», domandò con un filo di voce, quasi impercettibile.
«Sei svenuta. Niente di grave. Ma ti conviene stare a riposo», intervenne Alex.
Era seduta di fianco a lei e a prima vista non l'aveva notata.
Sorrise alla sorella, stavolta per davvero.
Averla vicina la faceva stare di gran lunga meglio: era un po' come la sua ancora.
«Sono contenta tu sia qui», poggiò la sua mano su quella di Alex, senza però riuscire a stringerla.
Si sentiva mancare ogni tipo di forza.
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Make Me Human
RomanceLasciate che vi racconti la storia di una ragazza ed una ragazza, reciprocamente necessarie affinché l'altra riesca a sentirsi umana.