The King

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Proprio come gli aveva detto Sherlock, Moriarty aveva aperto un enorme Hotel con casinò, proprio nel centro di Londra, dove risiedeva la maggior parte del tempo.
John rimase immobile sul marciapiede di quest'ultimo, proprio di fronte all'ingresso, per lunghi istanti: non riusciva a distoglierne lo sguardo. Anche se Sherlock non gli avesse comunicato l'indirizzo esatto, era certo che l'avrebbe riconosciuto comunque: era infatti un grattacielo di almeno cento piani- se non di più-con un'insegna a led luminosa, "The King", con una corona dorata proprio al centro della scritta; sembrava un Hotel in puro stile Las Vegas, risaltando su tutti gli altri edifici circostanti come un pugno in un occhio.
Gli sfuggì una smorfia schifata.
Esibizionista...
Dopo aver preso un respiro profondo, il medico si decise finalmente a varcarne la soglia, seppur con una certa apprensione: attraversò l'atrio e salì in un ascensore di vetro fino all'ultimo piano, dove sapeva essere il suo appartamento, che lo occupava, per estensione, quasi completamente.
Era pronto a dover farsi strada tra guardie del corpo, porte sbarrate e roba simile, ma trovò persino la porta aperta e nessun inserviente o sorvegliante gli chiese cosa fosse venuto a fare lì o tentò di fermarlo.
Qualcosa non gli tornava...
Una volta varcata la soglia dell'appartamento-che era enorme e lussuoso oltre ogni dire, come già si aspettava-trovò Moriarty tranquillamente immerso in una piscina, in compagnia di... Irene Adler.
John rimase così sorpreso che all'inizio non riuscì a spiccicare una sola parola.
Ecco, questo non me l'aspettavo...
-Era ora, finalmente, Johnny...- fece Moriarty sprezzante non appena lo scorse, agitando languidamente una mano nella sua direzione, mentre Irene gli posava le labbra sul collo, baciandolo in modo lento e sensuale .-Ci hai messo più del solito, oggi.
-Tu... tu... sai perché sono qui?-balbettò lui, incredulo, quasi non badando alla donna.
-Ma naturalmente.
James si appoggiò alla parete della piscina, rivolgendogli un'occhiata sarcastica, attorcigliando distrattamente un ricciolo della mora intorno al dito.
-Ogni giorno, da quando ho fatto rinchiudere il tuo amichetto, tu vieni qui e mi implori di farlo uscire. E io sopporto queste tue visite perché... Mi diverte vederti... implorare-sottolineò, con un ghigno compiaciuto.
John si fece rosso per la rabbia, mentre sentiva il sangue ribollirgli nelle vene.
- E non hai paura, che magari, non so... io ti uccida? -esalò, rabbioso, stringendo i pugni al punto da conficcarsi le unghie nei palmi.-Non mi hanno nemmeno perquisito, prima che entrassi. Magari ho una pistola in tasca e sono pronto a cancellarti quel ghigno dalla faccia!

John si penti quasi subito di quell'imprevisto scoppio d'ira: se voleva ottenere le informazioni da Moriarty farlo infuriare o farsi sbattere fuori dal palazzo di certo non avrebbe aiutato.
Ma fu sorpreso ancora una volta dalla reazione di Jim, che scoppiò a ridere: una risata fredda e crudele.
-... Ma dici sul serio, piccolo John? Sei più stupido di quello che pensassi. Non capisco proprio cosa Sherlock ci abbia visto in te di così speciale... Anche se, lo ammetto, non mi aspettavo che tirassi fuori gli attributi così tanto... Non sei così di solito. Che c'è, il soldatino si è svegliato storto, oggi?
Anche la Dominatrice rise: ma quella risata fu appena accennata e non si trasmise per nulla agli occhi, mentre si mordicchiava leggermente le labbra, dipinte di un rosso carico.
- Perché tu sai perfettamente, mio caro-proseguì Moriarty, fissandolo con i suoi occhi scuri, da cui stavolta balenò un lampo di cattiveria-che io ho il controllo totale su quella struttura. Ho messo una piccola clausola, quando ce l'ho fatto rinchiudere: se muoio io, per un qualsiasi motivo o modo, soprattutto se... violento, diciamo... il caro Sherly muore con me... I medici che lavorano lì hanno il compito di fargli un'iniezione letale appena vengano informati della mia dipartita. Un po' come per i faraoni, hai presente? Loro però si portavano dietro ricchezze e servi ancora vivi, talvolta, io mi accontento di una vita sola, e già terminata per di più. Non sono misericordioso? Ma tu, di certo, non vuoi che accada questo al tuo più caro amico...
Il biondo era così invaso dalla rabbia che non sapeva nemmeno cosa dire, gli mancava addirittura il respiro: avrebbe solo voluto torcere il collo di quel bastardo con le sue mani in quell'istante.
-Quindi come pensi di convincermi, oggi? Ti prostrerai ai miei piedi? Mi darai tutto il denaro che possiedi? Oppure... mi offrirai la tua vita? Non che valga poi tanto, ormai...-aggiunse il criminale, maligno.

Back Sherlock-Parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora