38. Some years later.

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Onestamente, non è che non mi vada andare a quella maledettissima festa con lui, ma questa sera non sto benissimo e, se solo per una dannata volta evitassi, non morirebbe nessuno, nemmeno lui.

«È solo una scusa, ti conosco ormai.» mi guarda con quel suo sguardo sfacciatamente provocatorio ed alza un solo lato della sua splendida bocca.

«Non mi convincerai, tesoro.» alzo un sopracciglio e, nel frattempo, il dito medio. Sostanzialmente l'ho fatto solo per infastidirlo, ma lui, invece, da tutt'altra parte: ride.
«Ah sì?» domanda e si morde il piccolo labbro inferiore roseo, fino a fargli prendere un colore biancastro.

Con il pollice sottraggo dalla presa ferrea dei suoi denti la sua bocca e poi gli dò una pacca sul culo ridendo, come solo una bambina di dieci anni potrebbe fare. Invece, ahimè, ho già raggiunto i ventitré anni e questa cosa mi spaventa tantissimo, ma non lo dò a vedere in quanto sia una cosa brutta avere paura della propria vecchiaia.
«Mi metti la cravatta?» mi chiede mentre inizia a baciarmi il collo con fare sensuale ed io sento tutte le mie barriere abbassarsi pericolosamente.

«Ma ancora alla tua età non hai imparato?» rido scherzosamente schernendolo e faccio il nodo attorno alla sua gola, cercando di prendere per bene le misure, non vorrei mica strozzarlo. Anche se a volte, ammetto, penso ad ucciderlo per il suo carattere che, ogni tanto, si fa testardo e maledettamente fastidioso; come il mio.
«Sì, ma è meglio farsela mettere da te.» dice semplicemente prima di accarezzarmi con fare scherzoso una natica, al che rido.

«Vengo.» dico alzando gli occhi al cielo, come se mi avesse obbligato a farlo lui - che poi, per la cronaca, è lui che mi ha pregato fino allo sfinimento.

Qualche ora dopo mi ritrovo a questa splendida festa dove la donna meno elegante indossa un paio di tacchi dodici ed un diamante che, probabilmente, sarà costato più della mia vecchia casa. Il tutto per dire che sì, insomma, questa gente è straordinariamente ricca. Ciò mi mette abbastanza a disagio, poiché non sono mai stata una di quelle ragazze che amano indossare cose costose e molto sofisticate. Ho sempre preferito i classici jeans alle gonne e le felpe alle camice, abiti semplici insomma.

Un uomo sulla quarantina con uno smocking grigio quasi quanto la sua faccia - sembra molto serio, si avvicina a me ed io gli sorrido pensando che sia un collega di Ian.
«È bellissima, signorina.» mi dice porgendomi gentilmente la sua mano, per poi stringere la mia sorridendo.
«Oh, grazie.» sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e cerco di formulare in viso un'espressione carina.
«Mi dia del tu, la prego.» aggiungo poi sentendomi vecchia per il suo estremo, come definirlo?, rispetto.
«Ian mi ha parlato molto di te, ma le sue parole non ti rendono giustizia.» mi squadra in modo discreto e successivamente ci raggiunge il mio ragazzo che mi afferra un fianco.
«John!» si salutano e poi Ian mi sorride presentandomelo.
«Lui è Johnny, Johnny Depp.» mi dà un bacio sulla testa ed inizia a parlare di come quest'uomo sia riuscito a crearsi una così bella carriera da solo.

Parole veramente molto interessanti, peccato che la mia menta inizi a vagare imperterrita. Essenzialmente non penso a niente in particolare, ma non presto per niente attenzione ai discorsi del ragazzo dagli occhi blu accanto a me. Sono distratta.

Quattro lunghe, estenuanti, assurde ore dopo, sono finalmente sotto le coperte del mio meraviglioso letto matrimoniale. La festa si è conclusa al meglio - certo, se non si considera il figlio (quasi mio coetaneo, il che mi fa sembrare il tutto ancora più strano) di una collega di Ian che ha vomitato in sala davanti a tutti perché ha bevuto troppo Campari. È stato molto strano, ma almeno è riuscito a spezzare quella maledetta monotonia che si era ovviamente andata a creare.

«Allora, ti sei divertita?» mi chiede Ian mentre cerca di raggiungermi a letto togliendosi i calzini dai piedi.
«Sì, per essere così anziani è stato divertente.» rido e dò un po' di colpi al cuscino come a volerne sistemare la forma: odio dormire in posizioni strane perché poi la conseguenza, inarrestabile, sarebbe l'odioso torcicollo.
«Mi definisci vecchio, ma in realtà sono molto più attivo di te, piccola.» ammicca verso la mia direzione ed io ridacchio mostrandogli la linguaccia.

Sex Lessons • H.SWhere stories live. Discover now