"Come sto?"
"Sembri una prostituta." Ed è stato gentile. Guardandomi nel piccolo specchio di Beth capii che in realtà non aveva tutti i torti. Era una cosa che non mi sarei mai messa, un top rosa che copriva solo il seno, lasciandomi scoperta la pancia, un paio di pantaloncini succinti e dei tacchi vertiginosi. Per non parlare del trucco appariscente e le labbra viola. Posso farcela mi dissi. E cercai di non odiarmi troppo.
La residenza privata era diversa da come me l'immaginavo. Una grande villa in pietra, con enormi vetrate circondata da un giardino ben curato, pieno di fiori profumati. Mi sbagliavo quando pensavo che ci vivesse solo, vi erano tante persone, tutte vestite comodamente che bevevano e ridevano, sembra una festa tra amici universitari e non la festa di un regnante – l'opposto di mio padre. Feci per salire la scalinata enorme che portava al salone principale ma una donna coi capelli rossi mi fermò.
"No, no, no cara. Quelle come te entrano dal ingresso secondario." E mi indico una piccola porta al lato della casa oltre la scalinata. Mi sorrise amichevolmente e penso onestamente che in cuor suo si fosse autoconvinta di aver fatto un atto di carità. Le sorrisi e mi allontanai.
Oltrepassato l'ingresso mi resi conto di essere in cucina. Tanti camerieri stavano freneticamente preparando bicchieri di alcool e assaggi di sangue diversi.
"Tu!" una ragazza bassa con un vestito nero e la coda da cavallo biondissima mi si avvicino. Era bellissima e non fece nulla per nascondere il suo disgusto. "Vieni con me." Trascinandomi per il braccio, mormorò frasi di disdegno sul perché continua a far venire donne come me e quando cesseranno. Mi chiesi quante in realtà fossero venute in quella casa. Nel letto in cui stavo per finire io. Non vomitare – mi raccomandai.
"Ian! Un'altra! Portala di sopra!" al sentire il suo nome provai gioia. Lui un po' meno. Mi afferro per il braccio che la ragazza libero e mentre mi trascino su per le scale:
"Che cazzo?! Sono salito di rango, sto facendo strada. Per favore dimmi che sei qui per scopartelo e basta." Mi liberai con uno strattone.
"No! E lo sai. Ma puoi stare tranquillo non farò mai il tuo nome."
"E perché dovresti farlo? Io non ti ho portata qui! Sei sola, mi hai capito? Qualsiasi cagata tu abbia in testa di fare, io non ne so niente!"
" Capito."
"è la terza porta sulla sinistra." E non avrei fatto altrimenti. Non metterei mai in pericolo qualcun altro per le mie bravate. Feci una nota mentale di mandarli un premio in danaro se tutto fosse andato secondo i piani.
Mi spinse dentro una stanza, sbattendomi la porta dietro. Era un piccolo pre-ingresso ad un'altra stanza, quello che immaginavo fosse la sua stanza da letto. Eravamo in quattordici e dovetti ricontare due volte per esserne sicura. Quattordici, non una o due, o peggio ancora una dozzina. Ma quattordici ragazze diverse una più svestita dell'altra. Seriamente chi ha bisogno di quattordici donne per non sentirsi solo una notte? Avrebbe sicuramente fatto un'altra preselezione, doveva per forza essere così. È solo un provino.
Cercai di non alzare troppo gli occhi al cielo nel sentirle parlare: è già la terza volta che vengo qui. disse una mora con un vestitino succinto - Non c'è nessuno che mi soddisfi come lui e mi pagano anche! Il mese scorso siamo entrate in sei. SEI. Chi è quest'uomo? È così che i regnanti single passano il loro tempo? È questo che mi sto perdendo e che avrò una volta fatta la cerimonia? Nel sentire le descrizioni dettagliate sulla sua virilità mi venne il volta stomaco, quindi decisi che ne avevo avuto abbastanza. Mentre tutte le altre ascoltavano interessate e quasi impazienti, sgattaiolai fuori alla ricerca del mio libro.
Il corridoio era vuoto, entrai velocemente nella stanza indicata da Ian e chiusi rapidamente la porta alle mie spalle. Uno sbaglio enorme, avrei dovuto controllare che non ci fosse nessuno.
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L'inferno dipinto di blu
VampireIn un mondo popolato da esseri potenti ed immortali, Livia cerca di riprendere il posto che le spetta di diritto. *** "Solitudine e immortalità non vanno a braccetto" ci disse un giorno l'insegnante di storia parlando dell'Epidemia e di come, un uo...