Quando Karl compì 15 anni, mia madre morì. Lo stesso giorno.
Stavo tornando a casa da scuola quando trovai il suo corpo senza vita sulla vecchia poltrona.
Ci fu il suo funerale, e c'erano tutti i parenti, anche quelli che non conoscevo e non avevo mai visto.
Tutti stavano singhiozzando, pure mio padre. Io invece non piansi , nemmeno una lacrima.
Dovevo essere un mostro, direte voi. Forse lo ero, un mostro. Ma non provavo niente per una madre che nella mia vita non c'era mai stata, mai. Penso che sia veramente importante avere due genitori comprensivi durante la crescita, il lavoro dei genitori non è per tutti.
Cosa potevo provare per una madre che era stata assente per ben 14/15 anni della mia vita? Ha vissuto come un fantasma, come un spirito passeggero, un ombra.
Sei una persona orribile! Mi gridò Joseph.
Mi rimase in mente il rimbombo della parola 'orribile'.
Oltre alla morte di mia madre avevo un sacco di altri problemi. C'era sempre un bullo a scuola, anzi, un gruppo di bulli ma lui era il capo della squadra e mi prendeva sempre di mira. Lui aveva la mia stessa età, 17 anni e mezzo. Era grande, forte, ignorante e stupido: un perfetto playboy per le ragazze idiote del college.
Un giorno stavo aspettando l'autobus di fronte a scuola e vidi che arriva lui, Greg e la sua combriccola di malfattori.
'Che cazzo ci fai con quello zaino Gallagher? Non è tuo. Lo hai rubato, lo so. D'altronde diventare dei ladri è l'unico destino dei poveri come te' sghignazzò.
'È di mio padre infatti, l'ha regalato a me quando ero piccolo. Non ti permettere più di intrometterti negli affari che non ti riguardano Greg Hilson, che più come playboy sei un perfetto clown, un perfetto idiota.'
Non so come mi uscì quella frase. Avevo i pugni serrati, temevo il peggio.
'Sei morto Gallagher. Morto!'
Mi mollò un ceffone, poi un pugno dritto nell'occhio.
Io cercavo di sfuggirgli, di scappare, anche se se l'avessi fatto mi sarei umiliato davanti a tutti.
Dunque feci anche io la mia parte. Gli tirai un calcio dritto fra le gambe. E poi scappai, finalmente.
Arrivai a casa, e c'era mio fratello Karl.
'Ei Jo, che ti sei fatto? Hai l'occhio nero!'
'Lasciami stare per favore'. Me ne andai in camera.
Pure con mio padre era difficile. Era sempre assente, e le poche volte che era a casa mi rimproverava continuamente.
'Ma si può sapere come mai non stai mai con i tuoi fratelli? Diamine dovremmo essere una famiglia unità.' Era proprio lui a dirlo, che non c'era mai. 'Ora esci, e vai a farti un giro con Karl e Joseph. E magari a farti qualche amico'Le cose continuarono a strascorrere come al solito, gli anni passavano, i miei fratelli crescevano...

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Fuori luogo
General FictionNon so esattamente a chi dedicare questo mio scritto. Lo dedico a ognuno, e spero non lo interpretiate come il resoconto di una adolescente incazzata, che descrive il mondo che la circonda sottolineandone l'odio che prova per esso. No, o meglio, no...