Harry's pov
La mano di Isabelle tremava nella mia e avrei fatto di tutto affinché quel momento non arrivasse mai.
Prendersela con lei, era il più grande errore che Smith potesse fare.
Nulla mi avrebbe più fermato, me l'avrebbe pagata, su questo non avevo dubbi.
Il suo passato era tempestato di mistero e di troppi morti che si portava sulla coscienza.
L'idea che da quel giorno, la sicurezza di Isabelle non sarebbe stata sotto la mia completa visione, mi faceva ammattire, così come il fatto che in quel momento stesse soffrendo.
Non lo ammettevo, ma stavo male, cercavo di apparire forte e coraggioso per lei, quando in realtà sarei potuto scoppiare da un momento all'altro.
Ero convinto, che per tutta la notte non avrei fatto altro che sognare quel momento di poco fa, quando su quella fottuta scrivania si era sciolta fra le mie braccia, fidandosi di me, come forse non aveva fatto con nessuno.
L'avrei protetta sempre, se necessario anche da me stesso, avrei messo da parte tutto ciò che potesse ferirla e tutto ciò a cui non era ancora pronta.
Mancavano pochi passi per svoltare l'angolo ed il tremolio della sua mano, non fece che aumentare.
La portai così vicino alla mia bocca, baciandone il dorso, lei sorrise, ma sapevo che stava solo cercando di non piangere e forse anch'io ci stavo provando.
Non avevo mai pianto per una donna e se mai l'avessi fatto per lei, non me ne sarei vergognato, perché lei man mano mi stava ridando la vita, senza neppure accorgersene.
Ero caduto in baratro buio, nel quale ognuno aveva paura a tendermi la mano per paura di caderci a sua volta, lei no, lei l'aveva fatto e continuava a farlo giorno dopo giorno, nonostante fossi consapevole di non meritarlo.
"Siamo più forti di lui" gli dissi, afferrando il suo volto fra le mie mani e baciando quelle labbra che mi sarebbero mancate come l'aria.
Me ne fregai del fatto che Smith ci stesse guadando, doveva crepare d'invidia quel vecchio bastardo.
"Ci-ci vediamo domani" balbettò con un groppo in gola ed io non potei far altro che stringerla fra le mie braccia ancora una volta, prima di farla andare.
****
L'insonnia, era un qualcosa con la quale combattevo da più di un anno, ma quella notte fu la più dura di tutte.
Il mio pensiero corse subito a lei, non sapevo se ora stesse nel suo nuovo letto e se l'avessero accolta nel migliore dei modi.
Non sapevo nulla, volevo chiamarla, ma forse dormiva, quindi optai per un messaggio, sperando con tutto me stesso che rispondesse.Isabelle's pov
Deglutì rumorosamente, quando Smith mi lasciò sola, fuori la porta che rappresentava un nuovo inizio per me.
Dall'interno, nonostante fosse tardi, proveniva un caos assurdo e questo non fece altro che aumentare la mia ansia.
Bussai, aspettando che qualcuno mi sentisse e che avesse il buon senso di venirmi ad aprire.
Passarono cinque minuti e finalmente ciò accadde.
Una ragazza brunetta, mi aprì guardandomi da cima a fondo prima di ritornare al mio viso.
"Sei la nuova?" Domandò sbuffando una risata e io davvero non riuscì a capire cosa la divertisse così tanto.
"Si" mormorai, rabbrividendo per una folata di vento che arrivò dal fondo della porta principale lasciata aperta.
"Mmm, vieni" disse, facendomi spazio.
Al suo interno, la situazione era orribile, non avevo mai visto tutto questo disordine in vita mia, nonostante non fossi una maniaca dell'ordine, mi piaceva comunque rispettare degli spazi che avrei condiviso con alte persone, ma probabilmente loro non la pensavano così.
A dispetto di quanto potessi immaginare, quella stanza era abbastanza affollata.
Oltre me, infatti c'erano quattro ragazze, che senza neppure salutarmi, si limitarono a fissarmi e a sghignazzare fra di loro.
"Sono Isabelle" mormorai, posando la mia valigia a terra.
"Non te lo abbiamo chiesto" commentò una di quelle, facendo ridacchiare tutte le altre.
"Come preferisci" sbuffai "ditemi solo dove devo dormire" asserì, avevo ben intuito che dal quel giorno la mia permanenza lì dentro sarebbe stata un inferno, Cloe aveva proprio ragione quando parlava di questo reggimento.
"Sei l'amica di Cloe? È venuta da voi no?" Domandò sempre la stessa, come se in qualche modo fosse il portavoce di tutte, forse il capo.
Che assurdità.
"Si" mi limitai a rispondere.
"Perché sei qui?" Continuò, facendomi salire il nervoso, volevo solo dormire e magari mandare un messaggio ad Harry, mi mancava già.
"Scelta del mio maresciallo, posso sapere qual'è il mio letto?" Ridomandai.
"Quello" lo indicò e per poco non tirai un urlo, quando vidi in che condizioni versava.
Un ammasso di vestiti, probabilmente sporchi, erano gettati alla rinfusa sul letto, dove, in teoria avrei dovuto dormire io.
"Potreste togliere le vostre cose?" Tentai con la gentilezza, ma date le loro facce, non avevo fatto centro.
"No, fallo tu" rispose un'altra e odiavo davvero tanto il fatto di non sapere neppure con chi stessi parlando.
"Una domanda..." Assottigliai lo sguardo "ma quanti anni avete? Due?" Portai le mani sui fianchi e a quel gesto i loro visi, tornarono seri.
"Ascoltami bene Cenerentola" il capo si avvicinò a me e d'insisto indietreggiai.
Era molto più alta di me, ma sopratutto molto più robusta e quell'espressione, mi mise seriamente paura "non so come tu eri abituata nella lontana America, ma qui le regole le facciamo noi" sussurrò, troppo vicino al mio volto.
Mi presi un attimo per pensare e non potevo mostrarmi debole fin dall'inizio, se ne sarebbero approfittate e non volevo questo, volevo solo stare tranquilla.
"Ascoltami bene oggetto non identificato, in America siamo più accoglienti, quindi vedi di adattarti e sopratutto leva quei quattro stracci dal mio letto, non sono la tua serva al massimo posso curarti il livido che ti lascerò in faccia se non ti dai una mossa" dissi tutto d'un fiato, meravigliandomi in prima persona di esserci riuscita.
"Ah però, che caratterino" commentò l'amica "mi piace" aggiunse, facendomi l'occhiolino.
Fantastico.
"Come hai detto che ti chiami?" Domandò di nuovo la moretta.
"Isabelle" risposi decisa "e tu, c'è l'hai un nome?"
"Fiamma" replicò, guardandomi un'ultima volta, prima di voltarsi verso le sue amiche "levate tutto da quel letto" asserì, prima di raggiungere il suo.
Isa-Fiamma 1-0.
Rilasciai un sospiro di sollievo, quando la mia schiena toccò la morbida superficie del materasso, tutto sommato era abbastanza comodo come quello che avevo lasciato, ma quello che avevo lasciato era posizionato e meno di dieci metri da quello di Harry.
Harry!
Afferrai il mio telefono, con l'intento di mandargli un messaggio, ma sorrisi come un ebete, quando vidi che mi aveva preceduto.Da:Harry
Piccola tutto bene?Piccola, anche prima mi aveva chiamata così, in un momento bollente fra noi, forse il più forte da quando ci eravamo conosciuti.
Avevo adorato ogni secondo di quel momento, non temendo nulla, per me esisteva solo lui e nessun brutto ricordo riaffiorò a galla e avrei voluto con tutta me stessa che quegli attimi durassero per sempre.A:Harry
Tutto bene, a parte delle compagne di stanza un po stronzeLa sua risposta non si fece attendere.
Da:Harry
Se ti creano troppi problemi devi dirmelo, me ne occupo io.Adoravo, come il suo senso di protezione nei miei confronti, emergesse in ogni caso, nessun uomo mi aveva mai fatto sentire così in vita, neppure quel Mark, quel grande pezzo di merda di Mark.
Ero contenta di non averlo più nella mia vita e sopratutto di non doverlo più incontrare tutti i giorni, come invece accadeva quando lavoravo in ospedale.
Ero odioso e, alle volte, continuava ad importunarmi con le sue prese in giro, riguardanti quella notte.A:Harry
No tranquillo, abbiamo già risolto.
Volevano fare le bullette con me, ma non mi sono mostrata debole, diciamo che ho la loro benedizione ora.Da:Harry
Non lo sei, ma ti riporto qui lo stesso.Il mio cuore, cominciò a battere sempre più forte, Harry era cambiato molto nei miei riguardi.
Era passato dal trattarmi male, in modi talvolta meschini a difendermi come se fossi una bambola di porcellana pronta a rompersi da un momento all'altro.
Alle volte era eccessivo, ma noi riuscivo a non trovare tutto ciò estremamente dolce ed amorevole da parte sua.
I miei sentimenti, man mano diventavano sempre più chiari nella mia mente, non era una semplice cotta quella che sentivo per lui, mi stavo innamorando, anzi con ogni probabilità lo amavo già e questo mi dava tanta forza perché a modo suo, anche lui mi dimostrava tanto.
Non servivano parole fra di noi anche se, al momento giusto, glielo avrei detto, era qualcosa di troppo grande per poterlo tenere dentro di se.A:Harry
Non vedo l'ora Harry, mi manchi.Da: Harry.
Anche tu piccola mia, tanto.****
Una musica assordante, fu il mio buongiorno e se ne avessi avuto la forza, avrei urlato a squarciagola pur di farle smettere.
Erano pazze, erano delle vere pazze e io non ne potevo già più.
Scalciai le coperte, mettendomi in piedi, prima di arrivare alla spina dello stereo e staccarlo.
"Ma che fai?" Urlò una biondina.
"Vi pare normale tutto questo?" Urlai, guardandomi intono.
"Quella anormale sei tu" ridacchiò "cos'è tutto quel rosa?" Ridacchiò, indicando la camicia da notte che indossavo.
"Ascoltami bene, io non giudico il fatto che il nero sia il tuo happy color, quindi lasciami in pace" sbuffai, afferrando le mie cose, dovevo ancora capire come funzionassero i bagni li.
"Sei anche simpatica" sghignazzò e in quel momento ricordai che quella ragazza, fosse proprio quella che mi aveva fatto l'occhiolino non molte ore prima.
"Sei lesbica?" Domandai tranquillamente, non avevo alcun tipo di problema, l'amore era amore, in ogni forma e in ogni sesso, nel suo caso ero semplicemente curiosa.
"Beccata" sorrise ampiamente "tu?"
"No e sarei anche mezza impegnata, credo" mi portai le mani al mento con fare pensieroso "al mio ragazzo non farebbe affatto piacere il fatto che tu mi stia spogliando con gli occhi" la avvisai, quando le passai di fianco.
"Messaggio ricevuto" alzó le mani in segno di resa "non ho avuto neppure fortuna con Cloe" aggiunse, quasi dispiaciuta.
"Sono sicura che troverai la tua anima gemella, ma per favore puoi indicarmi i bagni, ma la sto facendo addosso"
"Quando esci dalla porta sulla destra, non puoi sbagliarti, ma sta attenta" aggiunse quando ormai già ero fuori dalla stanza.
Camminai a passo svelto, spalancando la porta del bagno, ma richiudendola l'attimo dopo, quando una serie di uomini nudi, si girarono nella mia direzione.
"Stronza" digrignai fra i denti, quando alzando lo sguardo, lessi che quello era il bagno degli uomini.
Repressi la voglia di urlare, aprendo invece la porta sinistra, quella giusta.