Aurora: Palermo-Milano.

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Sta scappando. Scappa da un mondo che non la riconosce più, non la accoglie più, non la gratifica più, ma la umilia, la distrugge e le ha strappato tutto. Vent'anni, un borsone, tante lacrime e la voglia di sparire. Angoscia e delusione nel suo animo. Paura del domani. Paura nel non avere il coraggio di scappare. Scappava da Palermo, scappava dalla sua amata citta. Scappava dalla sua colorata Sicilia, dal suo amato sole e dal suo amato mare. Scappava, lontano, ma scappava. Prese il primo treno che la portasse fuori da quella città , tanto amata, ma che gli aveva regalato solo disperazione e angoscia nell'ultimo anno. Scappava dai pregiudizi della gente. Scappava da un amore malsano. Scappava da chi diceva di amarla, ma l'ha solo distrutta. Voleva una vita diversa, una vita facile, una vita in cui tutto fosse apposto, dove l'amore fosse puro e forte, dove i sentimenti fossero autentici e, dove, per un inutile e assurdo sbaglio non venisse giudicata ed etichettata. Scappava dai fantasmi del passato. Scappava dai suoi sbagli. Scappava e basta.
Lasciava dietro di se solo un capitolo della vita che avrebbe voluto, con tutta se stessa, eliminare. Non aveva avuto il coraggio di uccidersi, ma aveva avuto solo il mero coraggio di scappare via. Il motivo? Beh... Tutto per amore. Un amore depravato, dicevano. Un amore lussurioso, dicevano. Un amore malizioso, dicevano. Solo per uno sbaglio da lei commesso, tutto ciò ,nella sua pura storia d'amore, si era insinuato. Si era innamorata di un ragazzo più piccolo, Marco. Aveva solo 17 anni. Era troppo piccolo al dire della gente, al dire dei suoi genitori. Si, perché proprio i genitori hanno condotto Aurora a questa folle fuga verso la libertà. Il rimorso di ciò che aveva fatto l'ha fatta scappare via, perché l'hanno portata a fare ciò che non voleva. Tutto iniziato in una incredibile notte d'estate. Nulla di consumato. Solamente questo profondo sentimento che la legava al suo più grande amore. Dolcezza, spensieratezza, voglia di vivere gli anni perduti dopo un amore malsano che l'aveva trafitta. Marco era stato messo al mondo per sanarla, proteggerla, farla stare meglio. Marco era nato per Aurora.
Ma l'età , beh, l'età compromise un po' di cose: il rapporto di Aurora e i suoi genitori. La sua unica mossa falsa? Far salire Marco una sera a casa sua, scattarsi una foto sul suo letto sotto un plaid, senza fare giochi erotici, senza fare l'amore. Eppure non fu creduta. Quello, che Aurora chiama "orco", ovvero il padre, fece in modo di scoprire l'ennesimo passo falso della figlia, l'ennesima delusione che, a senso suo, doveva dare alla famiglia. Indago sulla sua storia, da lui screditata, si intromise nella privacy della figlia e spulciò, una per una, le foto che Aurora, gelosamente, teneva conservate nel suo computer portatile. Spulciò così a lungo finche non trovò la prova della vergogna, dell'indignazione: la foto. Trovata la foto e avendo effettuato mille pensieri malsani sulla figlia e sulla vita depravata che, a senso suo, conduceva, si finse di aver trovato un preservativo nella sua camera, per fomentare ancor di più le cose e far odiare ancor di più a sua moglie la loro figlia, diede tutte queste prove alla genitrice di Aurora. Si scatenò l'inferno: già che Marco non era accettato per l'età ( in quanto, per la mentalità siciliana, lui non poteva sostenere e campare economicamente Aurorq, era minorenne e, ai loro occhi, non la rendeva felice perché piccolo e immaturo), la situazione degenerò ancor di più quando saltarono queste prove e fu accusato di essere un adolescente come gli altri, che ci provava con la ragazza più grande per "trombarsela" e avere esperienza incitato dai suoi genitori perchè, essendo maschio, doveva avere esperienza alle spalle e poteva divertirsi alle spalle di una innocua ragazza. Non fu solo quella innocente foto sotto il plaid e il finto preservativo a scatenare il casino: avevano trovato una vera prova , una di quelle che poteva confermare la "depravazione" di questa "storiella per lattanti", come loro la definivano, una prova che Aurora aveva davvero nascosto e pensava che mai e poi mai avrebbe scoperto nessuno. Lei, tempo fa, aveva creato una cartella la quale, per accedervi, era protetta da un codice pin che solo lei conosceva. Ebbene: quel codice fu decodificato dall'orco, il quale scoprì quest'altra verità. Aurora per davvero non aveva ancora perso la verginità, per davvero non aveva ancora fatto l'amore con Marco. Solo una volta, a casa di Marco, travolti da un momento di passione erano stati propensi a fare quel passo, ma per paura dei genitori di lei, i due si fermarono. Lui la coccolò dolcemente, mentre la scaldava con il suo corpo, cercando, invano, di placare la disperazione, paura, tristezza e angoscia della sua amata. Il fatto fu che, proprio quell'evento, diede l'input ai due innamorati di avere sempre più voglia dell'altro e, per evitare di fare dei passi falsi e quindi consumare ciò che poteva essere punibile, decisero di farsi una corrispondenza di foto di nudo. Non erano foto che divulgavano in rete, sui social network. Ne Marco aveva mai divulgato tali foto. Erano delle foto che soddisfavano il desiderio carnale, quella bramosia che l'uno aveva per l'altra , ma che per paura, per un timore assurdo non avevano mai consumato. Quelle foto furono la scintilla dello scoppio del vero inferno. Insulti su insulti e parole disdicevoli erano state rivolte ad Aurora da quelli che l'avevano messa al mondo: depravata, pedofila, impura, maliziosa, svergognata, maiale, porca, scostumata. Venne paragonata peggio di una prostituta, venne considerata peggio dell'essere più perverso al mondo. La lesero nel cuore, le dissero di avere distrutto il suo corpo, la sua dignità, il suo essere donna, di aver venduto la sua purezza e di essere diventata un qualcosa di sporco, una macchina per sole porcherie. Lei urlava e si faceva ammazzare pur di far capire, a coloro che soltanto biologicamente erano i suoi genitori, che non aveva mai compromesso se stessa. Ma quelle foto, purtroppo, non lasciavano spazio alla immaginazione. Fu allora accusata di fare servizietti e le fu detto che si faceva pagare in regali per i servizietti che commetteva al "lattante". I suoi genitori, il suo rifugio sicuro, chi l'ha messa al mondo, l'hanno denigrata così, l'hanno uccisa e lesa in questo mondo.
Aurora, a casa, ormai piangeva in continuazione. Non poteva parlare più con i suoi fratelli, con gli zii e con la nonna, il motivo? I suoi genitori si erano fatti le loro ragioni. Avevano raccontato tutto, anche del finto preservativo. L'orco andava fiero di dire che aveva scoperto il preservativo nella sua camera, andava fiero di aver scovato questo lato "deprorevole " della figlia, andava fiero di averla distrutta. La sua consorte non era da meno. Cominciarono anche a denigrarla per tutto ciò che non faceva in casa, dalle piccole azioni domestiche agli ultimi esami universitari che non era riuscita a sostenere. Aurora non viveva più bene in quella casa. Aurora odiava quelle mura , nelle quali aveva tanto gioito. Aurora non aveva più voglia di studiare in quell'inferno. Aurora moriva ogni giorno, sempre più, ad ogni insulto, ad ogni parola, e ad ogni minaccia. Si, la minacciavano di ammazzarla se avesse parlato con un familiare e , cosa peggiore, se avesse raccontato tutto a "quel lattante". Aurora, ahimè, si sfogava con Marco di tutto. Quel ragazzo era impotente: non sapeva cosa fare e, cosa peggiore, non poteva agire perchè sapeva che se avesse agito, l'incolumità della sua ragazza sarebbe venuta meno. Eppure i suoi genitori la adoravano. Hanno avuto la curiosità di conoscerla. L'hanno voluta a casa loro. Hanno voluto mangiare, ridere e conversare con lei. Hanno avuto la briga di non stilare pregiudizi affrettati e di capire che tipo di ragazza fosse. In effetti, Aurora, era una ragazza a posto: la classica brava ragazza casa-chiesa-università. Era la tipica ragazza che dava tanto per gli altri e che non riceveva nulla in cambio, se non pugnalate. Era la tipica ragazza che amava con tutta se stessa e avrebbe fatto i salti mortali per chi amava. Era la tipica ragazza tenace, che se aveva un sogno lo perseguiva fino a raggiungerlo, come entrare in Ostetricia. Era la tipica ragazza che non aveva pregiudizi e che pensava che l'intero mondo fosse meglio di lei. Non sapeva portare rancore, non sapeva portare rabbia, non sapeva essere triste. La sua filosofia di vita era quella di ridere, sorridere alla vita. La risata è la migliore medicina per lei. Ma, qualcuno, gli ha portato via anche l'ultimo goccio della sua solarità, della sua contentezza, delle sue risa e del suo meraviglioso sorriso.
Si trovava seduta su un treno per Milano, in una uggiosa giornata di novembre. Non aveva idea di cosa le potesse aspettare. Sapeva solo una cosa: non si pentiva di essere scappata, ma si pentiva di aver mollato Marco. Sapeva che stava portando, anche lui, nel suo esaurimento. Sapeva che lui stava impazzendo. Sapeva che questo ragazzo dolce, premuroso, amorevole non meritava una ragazza con una situazione simile alle spalle. Si vergognava di come era diventata la sua famiglia, di come l'avevano apostrofata: una ragazza facile, depravata, pedofila, lussuriosa, che fa solo porcherie, che dice bugie e che, invece di studiare o andare all'università, si incontrava con il "lattante" per allattarlo al seno e fare tutte le porcherie di questo mondo per poi, alla fine, essere ripagata in regali costosi. Lo aveva mollato perché sapeva che fosse giovane e sapeva che avrebbe dimenticato tutto, forse... Ma Marco non era un adolescente normale: era un 23 enne intrappolato in un corpo da 17 enne. Aveva tanti progetti, sogni e mostrava spiccata maturità e intelligenza in discorsi di un certo livello. Non era stupido, non pensava alle mode del momento, ne a farsi il maggior numero possibile di ragazze. Lui aveva solo un sogno: amare ed essere amato da una ragazza che rispecchiasse i suoi canoni di perfezione, con la quale creare un futuro lontano dall'Italia, con la quale sposarsi e avere una famiglia. Aveva anche innumerevoli progetti di studio e lavorativi, affinché potesse crearsi un degno posto di lavoro e poter mantenere, come una regina, la sua amata. Marco era puro, sincero e tutto questo lo provava e sentiva per Aurora. Aurora, però, non voleva farlo soffrire e non voleva tenerlo ingarbugliato in questa situazione surreale. Lo aveva lasciato, fingendo che non lo amasse più. Non aveva avuto, però, il coraggio di guardarlo negli occhi perchè sapeva che lui si sarebbe accorto della sua menzogna. Scappò via, in lacrime, via dal suo amato. E adesso è qui, su questo treno. Senza cellulare, senza alcun mezzo di comunicazione. E' strano, nel 2015, non aver alcun mezzo di comunicazione. Non voleva farsi trovare. Lei sapeva benissimo che, pur sapendo che i suoi la volevano buttar fuori di casa più di loro stessi, avrebbero mobilitato il mondo pur di cercarla e trovarla. Lei, però, non voleva essere più trovata.
Si trovava in una cabina, la quale divideva con un frate, una dolcissima coppia di fidanzati, un uomo sulla settantina d'anni e una ragazza dai vaghi lineamenti, seppur impercettibili, maschili. Era uno strano assortimento quella cabina. Mostrava un silenzio assordante. Nessuno parlava o interloquiva. L'anziano signore ronfava, ogni due per due, e quando finiva il suo sonnecchiare si girava attorno con lo sguardo e i suoi occhi si velavano leggermente di lacrime quando osservava la giovane coppia che gli sedeva davanti. La ragazza dai vaghi lineamenti maschili giocherellava con un pezzo di carta fra le mani e, di tanto in tanto, guardava verso il finestrino e sospirava. Il frate pregava e leggeva le "Confessioni di Sant'Agostino". Alle volte si fermava osservando un punto fisso nel vuoto, come a pensare. Gli unici, più allegri, erano la giovane coppia che, di tanto in tanto, si scambiava teneri effusioni romantiche: una carezza, un dolce bacio sulle labbra, fare insieme un cruciverba. Aurora li osservava e pensava, pensava tutte le volte che era felice con Marco e pensava come questa felicità era finita, andata distrutta, era svanita. Una lacrima le rigò il viso e, forse, l'anziano signore se ne accorse. Le diede una pacca sulla spalla e le porse un fazzolettino di carta. Senza chiederle nulla, senza scagliare pregiudizi, ma solo con animo e sguardo di compassione.

Aurora sapeva che il viaggio in treno sarebbe stato davvero lungo. Sapeva benissimo che avrebbe incontrato molta gente. Sapeva, anche, che si sarebbe pentita un giorno per la scelta fatta: aver perso e abbandonato l'amore della sua vita.
Ad un tratto un lampo accecò la cabina, uno stridio di freni e un tuono assordante. Cadde il buio. Il treno si ferma in mezzo al nulla. In mezzo al buio mentre fuori, la natura, sfogava la sua frustrazione inondando il paesaggio con lacrime dal cielo.

Il treno della vitaWhere stories live. Discover now