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Quelle poche parole furono come una mano gelida che le era scesa sul cuore, stringendolo in una morsa soffocante.

Sentirsi dire di voler la propria morte era molto peggio di tutte le volte che il pensiero l'aveva sfiorata. Sapeva che sarebbe dovuta morire, ma non quel giorno e non così presto.

<< Non mi dirai che sei sorpresa Principessa? >>

Quel nomignolo le fece rivoltare lo stomaco.

L'uomo non perse tempo a mettere in pratica le sue parole. Tra le sue dita presero a scorre correnti di energia calda e vivace, attirando la loro attenzione da molteplici direzioni.

<< Per quale motivo dovresti uccidermi? >>

Lui scoppiò in una incessante risata completamente priva di allegria.

<< Davvero non lo sai? La cosa si fa molto più interessante allora. >> Disse con l'aria di chi la sapeva lunga. << Suppongo per lo stesso motivo di molti altri. Sei una minaccia e come tale devi essere annientata. Da quel che vedo sei solo molto ingenua, ti abbiamo sottovalutata. Meglio per me, sarà per fino troppo facile. >>

Se io sono una minaccia lui cos'è? Un mandante dell'Apocalisse?

Maltres che ruolo ha in questa faccenda?

<< Sei certo che sono io la vostra minaccia? >>

Assunse l'espressione di chi ha rivelato la più normale delle verità. << Assolutamente, sei tu la prescelta. >>

Per lei quelle frasi erano sconnesse tuttavia potevano anche essere il punto di inizio per le risposte che cercava.

Non lascerò che un ignobile assassino mi privi tanto facilmente della mia vita. Pensato ciò gli lanciò un'occhiata in grado di gelare l'inferno. Lui ricambiò con un sorriso furbo.

Una scia di fumo vigilò intorno a lui, abbracciando il silenzio con un inquieta danza.

Lei tentò di concentrarsi e far rinascere l'energia che l'aveva circondata la notte precedente. Dalla mano di lui spuntò un piccolo coltello mentre il suo corpo trasudava di malevola energia. La nube nera le arrivò a piedi mentre dal suo corpo si accese un bagliore, la cui luce era così intensa che in confronto il sole sembrava pallido.

Fu allora che lo sconosciuto lanciò un grido primitivo e si fiondò verso di lei. La pressione della sua energia era tremenda. Ad un tratto un sibilo terrificante le trapassò le orecchie.

<< Oh no! >>

In un solo secondo si rese conto dell'errore che aveva fatto.

Nell'udire quel suono perse parte della sua concentrazione e fu scagliata a terra circa due metri più lontano dal punto in cui era. Il braccio destro le bruciava ma faticosamente riuscì a mettersi seduta.

Per un attimo gioì per il nuovo scenario. Il sibilo animalesco non proveniva dallo stesso essere della notte precedente, ma ben si da Hoshea che si era lanciato in picchiata verso il suo assalitore. Quest'ultimo era stato graffiato in volto da Hoshea e dalle ferite usciva abbastanza sangue. Inorridì a quella vista.

Il suo Daìmon si era artigliato alla base del collo dietro tra schiena, tentando di togliergli il respiro.

Improvvisamente dopo vari tentativi per liberarsi, il suo assalitore riuscì a colpire con il coltello il corpo di Hoshea. Al contempo stesso lei sentì una fitta sul fianco sinistro che le fece mancare il respiro, il suo urlo tuonò nell'aria, ma per quanto potesse essere straziante fu come un canto di battaglia.

Fu allora che capì che il dolore dell'uno era il delirio dell'altro.

La vita, la sua essenza, si rivelavano ogni giorno più crudeli. Non bastava il macigno che gravava sulla sua esistenza sembrava che dovesse soffocare dal dolore, toccare il fondo e cercare di risalire.

Si tirò in piedi fingendo una determinazione che non aveva, nel mentre Hoshea era sparito e l'assalitore si stava riprendendo come lei.

Per un attimo la paura si fece più presente. Il terrore per averlo perso per sempre le morse la gola.

<< Adesso è il tuo turno Principessa. >>

<< Non osare più chiamarmi così! >> Sperò che la sua voce solitamente angelica risultasse veleno puro.

<< Oh non saprei, potrei pure chiamarti Regina se Principessa ti sembra poco ma mi aspettavo che almeno portassi un diadema. Mmh fammi pensare un po'. >> Si mise una mano sul mento recitando la parte di chi ha un cervello per pensare. Per lei le sue parole erano i deliri di un pazzo. << Oh l'ho trovato! Vediamo un po' cosa sai fare Angelo. >>

Scelta totalmente inappropriata.

Solo una persona aveva avuto il diritto di poterla definire tale.

A quel punto l'adrenalina le incendiò le vene. Afferrò il potere che teneva dentro e lo sentì zampillare come non mai. Riversò la sua rabbia contro il mondo nelle sue mani. La nube scura divenne insistente e incontrollata ma per una volta la sua energia luminosa ebbe la meglio. L'oscurità per quel momento supplicava misericordia difronte alla luce.

Fece un ultima pressione in avanti comprimendo in un unico punto difronte a sé la sua energia e la proiettò verso il suo assalitore. Riuscì a fargli battere la schiena contro l'albero alla sua destra, il quale tremò per l'intensità.

Evelyn era molto debole, faticava a restare lucida. Gli sforzi a cui era stata sottoposta nell'arco della giornata si erano accumulati rendendola incapace di reagire a pieno.

L'altro si ritrovò aggredito piuttosto che aggressore e quando alzò gli occhi fissandoli su di lei, il suo sguardo fu come una condanna a morte.

Ammirò la sua ferita lungo il braccio e poi si mise in posizione di combattimento. << Che brava, peccato la tua occasione sia passata. >>


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