My house.

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Portai lo sguardo dove avevo visto Harry, trovando un orologio da parete piuttosto moderno. Segnava le 21, e mi resi conto che quell'ora era passata più velocemente del previsto. Ed era stato inaspettato. Pensavo sarebbe stata una serata lunghissima, invece ero quasi rattristata nel vedere che il tempo stava scorrendo così velocemente.

Come al solito ero troppo assorta nei miei pensieri per notare Harry ed i suoi movimenti. Lo vidi mettere al centro della stanza un tavolino che era stato posto sotto al muro, e ai lati mise due sedie. Le immagini del mare sparirono dai muri per lasciare spazio a scene di alcune città. C'era un ponte che prendeva ben due pareti, mentre altre due erano occupate da quello che sembrava essere mare, ancora una volta.

Harry si fermò, notando quanto fossi stupita ma allo stesso tempo confusa.

"Benvenuta in Italia, Mel." Sorrisi istintivamente nel sentire quel Mel. Amavo come Harry pronunciasse il mio nome. Pressava le labbra tra loro per poi far quasi schioccare la lingua sotto il palato. Era dolce e allo stesso tempo estremamente eccitante.

"Sulla sua destra, signorina, può vedere il Ponte Vecchio, simbolo della città di Firenze." Girai istintivamente il collo, affascinata da quella bella vista. Sentivo davvero di stare su quel ponte. In sottofondo il rumore del mare fu sostituito da quello di un venticello. Nonostante ne sentissi solo il suono, rabbrividii, come se mi stesse sfiorando la pelle.

"Alla sua sinistra invece c'è il lago di Garda." Lo riconobbi subito. L'avevo visto milioni di volte in foto e ne avevo fatto un dipinto. I miei occhi si riempirono di lacrime per le sensazioni che quelle immagini mi provocarono. Ma uscii dalla mia trance quando qualcuno bussò alla porta. Harry non sembrò affatto sorpreso, aprì già sicuro di chi fosse.

Nemmeno il tempo di affacciarmi, e la porta fu chiusa. Ne uscì però un Harry Styles con due cartoni profumati tra le mani. La mia mente pensò una sola cosa: pizza.

Ora si spiegava il tavolo con le sedie. Era ora di cena, e cosa mangiare se non cibo italiano? Presi posto entusiasta, e Harry fece lo stesso di fronte a me.

Erano due margherite. "C'è una pizzeria prettamente italiana dove vado spesso, somiglia proprio alla pizza originale, quella di Napoli."

Addentai la prima fetta e ancora con la bocca piena non riuscii a trattenere tutto quel piacere "Cazzo Harry, è buonissima."

Harry rise per il mio linguaggio, per poi addentare anche la sua fetta. Tra un boccone e l'altro mi ricordai del tema. "Di cosa parliamo durante quest'ora?" Chiesi curiosa.

Harry finì di masticare per poi pulirsi le labbra con un tovagliolino. Inutile nascondere che la mia mente perversa in quel momento desiderava ardentemente essere quel tovagliolino.

Quando mi accorsi di stare fissando le sue labbra avrei voluto schiaffeggiarmi ripetutamente per la figuraccia, e la sua risposta non migliorò la situazione.

"Brutte figure." Rispose alla mia domanda.

Mi scappò una risata quasi subito "Qui vinco io, ne sono piena!"

Harry rise con me per poi scrollare appena le spalle "Non so perché, ma me lo sentivo."

"Ehi!" Gli tirai un piccolo calcio sotto il tavolo per poi dare un altro morso alla mia pizza.

"Però stavolta inizi tu" Dissi, osservandolo.

Harry annuì, per poi guardare in alto, pensando a cosa raccontare.

"Ecco! - Urlò soddisfatto - Ci sono!" Mi misi comoda sulla sedia per ascoltare il suo aneddoto.

"Quando avevo sei anni circa, mia madre e Gemma mi portarono in un negozio di intimo femminile nel centro commerciale della mia città." Iniziò a ridere immensamente, non riuscendo ad andare avanti.

Rue de Belleville | h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora