Film.

141 36 23
                                    

Sento una voce sconosciuta. Credo sia una donna, nemmeno troppo vecchia. 

«Resta sveglia.» mi dice l'ombra. Non riesco a muovere il braccio, ma anche semplicemente aprire gli occhi è un'impresa. 

Non so quanto tempo sia passato, ma dopo poco non sento più nulla. 

Quando finalmente mi risveglio sono accerchiata da macchinari e una infermiera mi sorride. Le pareti sono tinteggiate di un azzurro tenue e i mobili sono in legno. L'odore del disinfettante annienta tutto il resto. Ho un ago piantato nelle vene e le gambe intorpidite.

«Che è successo?» chiedo sussurrando.

«Hai fatto un incidente, hai il polso lussato e abbiamo dovuto metterti dieci punti sul taglio sotto il seno.» mi spiega.

«Posso andarmene?» chiedo.

«Sì, non hai nulla di grave. Finiamo la flebo e aspettiamo che tua madre arrivi.» continua tranquillamente. Sto bene, mi pulsano le tempie e non riesco a muovere il polso.

«Cristo Y/n! Non riesci a combinarne una giusta!» dice mia madre entrando di corsa in stanza. Resta ferma in fondo al letto. Mia madre mi non aiuta in questa situazione. Subito dopo di lei entra Hoseok col fiato corto. Si avvicina a me e mi abbraccia.

«Dio Y/n, che spavento!» dice. In questo istante mi ricordo subito che prima che facessi l'incidente ero al telefono con lui. 

«Ho fatto del male a qualcuno?» chiedo.

«No, sei andata contro un albero. Nulla di grave però. Si, l'albero ti odia.» dice Hoseok cercando di strapparmi un sorriso. 

In quel istante entra Beta con lo sguardo basso. 

«Possiamo parlare?» chiede.

«Guarda, se vuoi staccare la spina per uccidermi, fai pure.» dico io. Intanto Hoseok e mia madre sono usciti dalla stanza.

«Non ho idea del perché mi sia comportata così.» dice. 

«Forse perché è la verità. Forse perché non ti considero come tempo fa.» ammetto.

«E io? Cosa dovrei dire? Da quando c'è Candice penso solo a lei.» 

«Siamo riuscite a rovinare tutto in così poco tempo.» dico.

«Y/n, ti prego, dimentichiamoci della discussione. Facciamo finta che non sia successo nulla.» mi dice. Io annuisco e lei si avvicina a me. Mi abbraccia e la sento piangere. È così indifesa.

Dopo tre ore di attesa posso uscire dall'ospedale. Non vedo l'ora di tornare a casa e restare un po' sola. Seduta in macchina mi guardo nello specchietto. Non credevo di essere così messa male. Ho un graffio che mi attraversa la guancia, il labbro inferiore è spaccato e ho un livido sul braccio. L'effetto dell'antidolorifico sta svanendo perché inizio a sentire male al polso e la ferita tirare. 

Casa mia è lì che mi aspetta. Entro con ancora i vestiti dell'ospedale. Mi dirigo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua e trovo tutti i miei amici seduti lì.

«Gli ho detto che volevi un po' di tranquillità!» mi dice Hoseok. Namjoon viene accanto a me e mi abbraccia.

«Ragazzi! Potevate restare in montagna... vi ho rovinato la vacanza.» dico guardandoli tutti. Uno però ha seguito il mio consiglio.

«Non dire minchiate. Ora siediti e ti preparo un tè.» mi dice Candice sorridendo. Annuisco e faccio così. 

Questa bevanda calda mi regala sempre conforto, ora però vorrei solo farmi un bagno e aspettare domani. 

«Ragazzi, lasciamo Y/n in pace ora.» dice Hoseok leggendomi nella mente. 

Saluto tutti e prometto di rimettermi. Salgo le scale con fatica e mi dirigo direttamente in bagno. Accendo l'acqua calda e mi spoglio. Ho dei nuovi lividi: sul fianco, uno sulla gamba e l'altro sul ginocchio. 

Entro nella vasca e cerco di rilassarmi. Il problema è che tutti i miei pensieri mi affollano la testa. Strofino la pelle con una spugna e tampono sul taglio. Uscendo dalla vasca disinfetto la ferita e metto la benda. Indosso una tuta larga e scendo in cucina. Mia madre mi ha lasciato un foglietto in cui si scusava, ma aveva un impegno. 

Cucino con una mano sola e mangio l'hamburger. Stare da sola mi piace. Non ho bisogno della compagnia di mia madre. Mio fratello è dai nonni, almeno così avrà un'infanzia normale. Non so tra me e mia madre chi si salvi. Sto valutando l'ipotesi di scusarmi con Jungkook, ma non ho nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia. Ho paura di come possa reagire. 

Salgo in camera mia e mi preparo per andare a dormire. Mi lavo i denti e infilo il pigiama rosa. Odio questo pigiama. 

Entro in camera mia e mi corico nel letto. Chiudo gli occhi e respiro, spero di poter dormire.

Sono in macchina, di nuovo. Accanto a me c'è Jungkook che tiene lo sguardo fisso sulla strada, sconvolto. È in pigiama credo, e i capelli sono scomposti. Inizio a parlare, ma dalla mia bocca non esce nessun suono. Sono come muta. Sto urlando, ma non si sente nulla e Jungkook è sempre più distrutto. Lo tocco, ma non reagisce. Ed è lì che ci schiantiamo, ed è come ieri sera. Riapro gli occhi dopo lo scontro e realizzo di star bene. Non ho nemmeno un graffio, nulla. Mi volto verso Jungkook e inizio ad urlare. Questa volta però la mia voce si sente.

«Ehi, no ti prego! !» lo guardo e inizio a piangere. Il cuore inizia a battermi troppo forte. È lì, immobile, con lo sguardo basso e il viso ricoperto di sangue. È morto.

Mi sveglio di soprassalto col fiato corto e abbraccio le ginocchia. L'incubo peggiore della mia vita. Accendo la luce e prendo il computer. Devo distrarmi e decido di guardare un film.

Black CoffeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora