1° CAPITOLO

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Il giorno in cui ho perso il controllo avevo solo 4 anni, ero una bambina indifesa che si è rovinata da sola l'infanzia. Non ricordo quasi nulla di quello che è successo, ma so che è colpa mia se metà del villaggio in cui vivevo è bruciato. Purtroppo gli unici ricordi di quella notte sono legati alla mia fuga nel bosco per non farmi uccidere, perché i sopravvissuti volevano la loro vendetta. Ancora non capisco come fanno a prendersela con una bambina piccola che ancora non comprende cosa è giusto e cosa è sbagliato. Mi passo una mano fra i capelli, cercando di far frenare i miei pensieri. Ciò che è importante ora è che sono sopravvissuta per 14 anni, rinchiusa in questa caverna situata nell'enorme bosco dietro il villaggio. Col tempo ho imparato a cacciare, a difendermi, a saper restare da sola; anche se ho un'amica. Sembra strano il solo pensiero di un'amicizia, perché tutti mi credono morta in questo bosco, eppure una persona non ha mai smesso di cercarmi e dopo un anno di fuga ci siamo conosciute. Mi viene da sorridere al solo pensiero di quella bambina di 5 anni, con i capelli scuri legati in un enorme treccia, che indossava una salopette di jeans, che si avventura per il bosco da sola alla ricerca di una sua coetanea. Quando i nostri sguardi si sono incrociati volevo scappare, ma lei con un enorme giro di parole mi ha convinta a non farlo. Sospiro ed esco dalla mia modesta caverna e guardo la natura attorno a me. Rassicurata che non ci fosse nessuno attorno a me, mi dirigo verso il fiume per farmi un bagno. Mentre cammino sento un brivido attraversarmi la schiena, così di colpo mi fermo e mi guardo attorno. Sento delle voci e mi avvicino lentamente, cercando di non fare rumore e di non farmi vedere. Arrivo a seguire la riva del fiume, fino ad un' enorme edificio. Sembra un enorme castello, ma so che l'apparenza inganna, soprattutto perché ci sono varie guardie lungo tutto il perimetro. Però vedo una folla di ragazzi che si dirigono verso quella che sembra l'entrata principale, scortati da alcuni adulti. Sono vestiti tutti uguali e si guardano attorno, ma la cosa che mi preoccupa è che non ci sono mai stati tutti questi ragazzi al villaggio. È impossibile, perché metà degli abitanti sono morti a causa mia. Stringo di più le mani, già chiuse in pugni, fino a sentire le unghie conficcate nella pelle. Per quanto ne so, turisti, se così si possono chiamare, non ce ne sono mai stati. Siamo introvabili e tutto grazie a questo enorme reclusorio. Perché l'edificio che ho davanti è una sorte di prigione per gente fuori dal comune. Forse è meglio non rischiare di farmi vedere, altrimenti mi scoprono ancora viva. Al solo pensiero, di ciò che vorranno fare al mio ritrovamento, torno di nuovo alla riva del fiume. Appena noto che nessuno è nei paraggi, mi spoglio e mi butto nell'acqua gelida. Mentre mi rilasso, un pensiero mi passa per la mente. Come ho fatto a sentire quelle persone fin dove mi trovo ora? Il mio intuito mi dice che è collegato tutti a quel giorno. Esco subito dal fiume, rabbrividisco e mi rivesto, per tornare subito al mio rifugio. Forse al villaggio non sanno che ci sono dei forestieri e che sono entrati nella prigione. Dovrei forse avvertire Iris? Mentre continuo a pensarci, mi ritrovo di colpo al centro del bosco. Mi guardo attorno, sperando che la mia amica compaia magicamente, ma so che è impossibile. Guardo intensamente il sentiero di fronte a me, lo stesso da dove sbuca sempre Iris.

Intanto al villaggio, si sentono solo sussurri. Tutti sono curiosi della visita da parte degli studenti di un collegio. Sanno che i governatori non permettono a nessuno di entrare sull'isola, tranne nuovi prigionieri. Per le strade si vede improvvisamente una ragazza correre e dirigersi nella piazza del villaggio. La fioraia, che sta aprendo la nota e le accenna un sorriso amaro.
«Iris, dove ti stai dirigendo di corsa?»
«Lo sa, vado nel bosco.» le sorride dolcemente la ragazza.
«Dovresti averlo capito che quella bambina è ormai morta. Non dovresti andare nel bosco, sai che i governatori ce lo vietano.» sospira la donna mentre continua a mettere a posto i vasi.
Iris, con i suoi occhi curiosi, resta ferma ad osservare tutto ciò che la circonda.
«Lo so che lo vietano, ma ormai sono 14 anni che ci vado e nessun governa-capo si è mai visto. Non riesco proprio a capire perché non si può andare in mezzo alla natura.»
«Lo fanno per proteggerci..»
«Non è vero» la interrompe arrabbiata Iris. «Se ci protegessero, come dici tu, non ci farebbero lavorare come guardie di prigionieri pericolosi. Non staremmo rinchiusi su un'isola nascosta al mondo. I governatori pensano solo a farsi soldi su di noi. E lo sapete tutti nel villaggio.»
Dopo aver urlato ciò, la ragazza scappa e si dirige nel bosco. Sa che la sua amica la sta cercando, ha bisogno di lei. Ma Berenice non si avvicinerebbe mai al villaggio, non dopo l'incendio. Intanto corre, per dirigersi al centro del bosco.

Continuo a guardare il sentiero e la vedo sbucare di colpo. Un sorriso compare sul mio viso e mi avvicino ad Iris.
«Finalmente sei arrivata»
«Lo sai che non abbiamo appuntamento a quest'ora del mattino? Sono corsa perché sentivo che avevi bisogno di me. Cos'è successo?»
Sospiro e le racconto ciò che è successo mezz'ora prima, mentre lei rimane concentrata tutto il tempo ad ascoltarmi. Appena finisco la guardo e noto che è pensierosa.
«Mh... Infatti oggi al villaggio stavano chiacchierando su un qualcosa. Ma non ho sentito su cosa.»
«Neanche i tuoi ti hanno parlato di questa strana visita da parte di quei ragazzi?»
Noto i suoi occhi verdi spalancarsi e darsi uno schiaffo sulla fronte.
«Me ne hanno parlato. Per loro era così strano che i governatori hanno permesso la loro stramba gita scolastica. Soprattutto perché alla prigione entrano solo le guardie e la governante con le due cuoche.»
«Beh, anche tu vai a farti un giro quando vuoi nel reclusorio, con la scusa di dover dare qualcosa ai tuoi genitori.»
«Ma io sono del villaggio e non obbedisce a delle persone che pensano di arricchirsi usando i miei genitori.»
La vedo stringere i pugni e cercare di calmarsi, ciò mi fa preoccupare.
«È successo qualcosa mentre venivi qua?»
«Niente di che, Bea. Ho soltanto litigato con la fioraia.»
Appena finisco di ascoltarla non posso far altro che scoppiare a ridere. Anche se sembra una ragazza timida, dolce e tranquilla; non è altro che una piccola attira guai e liti.
«Cosa ridi? Sono così stupidi, che pensano che i governatori li proteggano. Ingenui.»
«Ok. Lo sai che hai ragione, perché il divieto di entrare nel bosco è inutile, soprattutto se una bimba di 4 anni è riuscita a sopravvivere e a crescere da sola in mezzo a questa natura innocua.»
«Ora però andiamo a vedere cosa ci fanno degli stupidi bamboccioni di un collegio nel reclusorio» dice mentre si incammina verso la riva del fiume.
«Fermati. Cosa? Andiamo? Sei impazzita? Non voglio farmi vedere da coloro che mi vogliono morta.»
Si ferma e si gira a guardarmi con uno strano luccichio negli occhi.
«La piccola Berenice ha paura di essere uccisa?»
La guardo senza trasmettere nessuna emozione. Lei, accorgendosi di ciò, si avvicina e mi abbraccia di colpo.
«Bea, scusami. Non volevo.»
La stacco da me e la guardo negli occhi.
«Lo sai che ho solo paura che le mie mani si macchino ancora di sangue.»
Annuisce e abbassa lo sguardo. Mi allontano da lei e mi dirigo verso il fiume. Notando che la mia amica è rimasta ferma lì, mi scappa un sorriso.
«Iris, devo andare da sola a scoprire ciò che succede?»
Di colpo alza la sguardo e si gira a guardarmi. Si avvicina e mi appoggia un braccio sulle spalle.
«Dove vuoi andare senza la regina dei ficcanaso?»
Scoppiamo a ridere e ci incamminiamo.
«Che scusa userai per far entrare anche me?»
«Aspetta. Ti dovrei legare i capelli, togliere quei orecchini. Ma ho la scusa perfetta.»
Noto il piccolo ghigno che le compare sulle labbra.
«E?»
«E quando siamo arrivate scopri la scusa.»
Dopo un abbondare quarto d'ora, arriviamo di fronte alle guardie e riconosco quella a sinistra. Lui era tra la folla che mi cercava stupidamente al confine del bosco.
«Iris cosa ci fai qui? E lei chi è?»
La guardia non fa altro che guardarmi. Non penso che mi abbia riconosciuta, altrimenti gia avrei un buco nel petto. Forse.
«Lei è una mia cugina. Sapete che abbiamo contatti con la nostra famiglia, ma solo telefonicamente. Beh ho convinto gli zii  a venire qui sull'isola e a farmi conoscere mia cugina.»
«Ma sei pazza? I tuoi genitori lo sanno? Poi cosa diranno i governatori appena lo scopriranno?» domanda la guardia, mentre il suo viso comincia a diventare sempre più bianco.
«Papà e mamma non lo sanno, per questo sono qui. Per fare loro una sorpresa.» sorride innocente. «Poi se i governatori hanno qualcosa da ridire, perché hanno invitato degli studenti qui?»
«Come fai a sapere della visita?»
«Andiamo, al villaggio lo sanno tutti. E ora, se non vi dispiace, andiamo dai miei genitori.»
Iris mi trascina dentro, mentre le due guardie non fanno altro che richiamarla. Appena non sentiamo le loro voci, scoppiamo a ridere.
«Sei una pazza. Se si accorgeva di me, mi avrebbe sbattuta in cella con qualche delinquente.»
«Bea, lo sai che sono così stupidi in quest'isola. Ormai per loro sei morta 14 anni fa. Cambiando discorso.. Non puoi usare quelle antenne che hai al posto delle orecchie per capire dove sono gli studenti?»
«Ehi, non sono antenne. Poi non so neanche io come ho fatto a sentire le voci.»
Sospiro e mi guardo intorno. Guardo i vari corridoi e sento di dover andare nell'ultimo a sinistra. Così mi avvio, ma Iris mi ferma di colpo.
«Dove vuoi andare? Mi hanno rinchiusi i prigionieri più pericolosi.»
Non le rispondo e riprendo a camminare.
«Bea mi ascolti?»
Iris mi segue cercando di fermarmi, senza successo.
«Non so il perché, ma ho l'impressione che qualcuno mi stia aspettando e mi sta guidando nella direzione da seguire.»
«Incominci a farmi paura. Ma dobbiamo iniziare sempre da qualche parte a cercare. Forse i prigionieri sanno che ci fanno gli studenti qua.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 13, 2019 ⏰

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Il segreto di Berenice // #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora