CAPITOLO OTTO
seconda parteClaudio
Guardo i miei amici uno ad uno pensando a quanto io sia fortunato ad avere ciascuno di loro nella mia vita.
Oggi è il mio compleanno e stiamo festeggiando tutti assieme. Niente di eclatante, solo una semplice cena in compagnia.
Il fatto è che quando sei con le persone giuste anche stare a casa sul divano a guardare un film diventa automaticamente speciale, per questo non ho organizzato nessuna festa in particolare.Scoppio a ridere ad una battuta stupida di Paolo, il mio migliore amico, mentre afferro il cellulare che ha segnato l'arrivo di un messaggio. Ancora ridendo di gusto, apro la notifica.
Da: Ginevra Lavoro
Ciao Claudio, scusami se ti disturbo ma mi sembrava giusto farti vedere questa cosa.
E ovviamente: Tanti Auguri!In allegato, una foto che deve ancora scaricarsi.
Attendo qualche secondo, incuriosito, mentre scherzo con i miei amici senza riuscire a smettere di ridere.Dopo qualche istante butto lo sguardo sullo schermo del telefono e proprio in quel momento la foto diventa completamente visibile. Il sorriso mi muore sulle labbra quando vedo l'immagine che mi è stata inviata.
È Mario.
Steso su una panchina in giardino.
Rannicchiato su se stesso, appisolato.Ma quello che più di tutto mi colpisce è ciò che sta sopra di lui, appeso ai due alberi adiacenti: un cartellone fatto di fogli uniti tra di loro in cui, in ognuno, è stata scritta e colorata una lettera.
"Buon Compleanno".
Un senso di colpa improvviso mi attanaglia lo stomaco, impedendomi di riuscire a concentrarmi su quello che stanno raccontando i miei amici. Mario si è ricordato del mio compleanno ed è lì che mi aspetta da chissà quanto tempo, mentre io ho preferito evitarlo e prendere le distanze, oltre a prendermi il giorno libero per i miei 24 anni.
L'unica cosa che avrei dovuto fare, invece, sarebbe stata assumermi le mie responsabilità e parlarne con lui per mettere in chiaro la situazione ed evitare eventuali future incomprensioni. Ma non l'ho fatto, troppo impaurito dai miei stessi pensieri su Mario.
Ho preferito prendermi del tempo senza avere costantemente lui attorno, inventando delle scuse.
E, ancora una volta, il mio lavoro con Mario è tutto fuorché professionale, anche se mi sto impegnando proprio per farlo tornare tale.
Il fatto è che lui mi disorienta, mi fa smarrire la retta via.Mi sono sempre piaciuti gli uomini composti, eleganti, forti, seri: quasi perfetti.
E poi è arrivato Mario, il loro opposto: disfatto, spezzato, trasandato, trascurato, debole, incosciente.
Bello e dannato.
E, nel giro di poco tempo, ha iniziato a dannare anche me."Che c'è Claudio?", mi domanda Rosita, scuotendomi dal mio incantamento, senza farsi sentire dagli altri e avvicinandosi a me poggiandomi una sua mano sul braccio.
Mi giro a guardarla e nei suoi occhi trovo la forza per prendere la decisione giusta: "devo andare alla comunità, hanno bisogno di me", dico alzando il tono di voce per farmi sentire anche dal resto del gruppo.
Si ammutoliscono dispiaciuti, iniziando poi a chiedermi cosa sia successo e se non c'è nessun altro educatore disponibile al posto mio.
"Mi dispiace ragazzi, devo proprio andare!", dico alzandomi dalla sedia, "voi state ancora qui e festeggiate anche per me! Grazie della serata, siete degli amici fantastici! Ci vediamo domani!", li saluto dirigendomi al bancone del ristorante per pagare il conto della cena. Prima di uscire e guidare verso la mia seconda casa mando un messaggio veloce:
A: Ginevra Lavoro
Se non l'hai già fatto, non svegliarlo.
Passo per di lì tra una decina di minuti.
Grazie! 😘*
Mi precipito nella zona del giardino in cui c'è la panchina tra i due alberi a passo spedito, ma, quando arrivo, di Mario non c'è nemmeno l'ombra. In compenso, una traccia del suo passaggio: lo striscione appeso ai rami.
Mi prendo qualche attimo per osservarlo, orgoglioso, finché il suono dell'arrivo di un messaggio mi desta dai miei pensieri.Da: Ginevra Lavoro
Scusa Claudio, ho letto ora
il tuo messaggio.
Mi dispiace ma prima di andarmene
sono passata a controllarlo
ed era molto agitato, nel sonno.
Così l'ho svegliato per far sì che
si calmasse e soprattutto
trovasse un luogo più comodo.
Penso sia in camera sua, adesso.
Buonanotte.Butto un ultimo sguardo alla scritta colorata appesa davanti a me, prima di girarmi ed andare all'interno.
"Claudio! Che ci fai qui? Avevi chiesto il giorno libero!", incontro il mio capo, non appena metto piede dentro.
"Buonasera! Sì infatti sono qui in orario extralavorativo! Devo sistemare due cose e poi vado via", dico rimanendo nel vago.
Ma lui sembra non darci peso, anzi "due cose, capisco", mi dice sorridendo senza che io capisca perché, e mi lascia passare, augurandomi una buona serata prima di andare via dalla comunità.
Tiro un sospiro di sollievo.Salgo e raggiungo la stanza di Mario.
Busso ma, ovviamente, non risponde nessuno.
Giro la maniglia e apro la porta, che per regolamento non deve mai essere chiusa a chiave.Lui è lì, seduto alla scrivania mentre strappa a pezzetti un foglio scritto a mano, guardando fisso di fronte a sé.
Mi chiudo la porta alle spalle e "Ciao Mario!" dico sorridente per richiamare la sua attenzione.
Ma, contrariamente a quanto mi aspettavo, continua ad ignorarmi.
Mi faccio più vicino e lo richiamo, poggiandogli una mano sulla spalla.
Lui si gira, mi guarda per una frazione di secondo e poi torna a puntare lo sguardo nel muro di fronte a sé, continuando a rendere in brandelli ogni singolo pezzo già strappato di quel foglio."Che succede?", gli chiedo piano, bloccandogli le mani e togliendogli la carta tra di esse, per farlo smettere.
"Niente."
"Non mi sembra", dico scettico, mentre guardo le decine di pezzi sparsi sulla scrivania. Mentre li scruto, uno coglie la mia attenzione: c'è il mio nome scritto. "Cos'era questo foglio?", gli chiedo, non riuscendo a trattenermi.
"Niente Claudio", sbuffa alzandosi e allontanandosi, per andare poi a sedere davanti alla finestra.
Lo seguo, prima con lo sguardo e poi con il corpo.
Osservo il "Buon Compleanno" sotto di noi e mi giro a guardarlo.