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Claudio si mosse scompostamente sul divano, mentre Paolo era intento a preparare i pop-corn. Sentiva un peso a chiudergli lo stomaco. La sensazione di essere nel posto giusto ma nel modo sbagliato. Vide Paolo spegnere il gas e versare i pop corn in una ciotola per poi salarli. Era buffo nei movimenti. Il solito Paolo goffo, incapace di cucinare, ma che si vantava di saper preparare i migliori pop-corn che avessero mai assaggiato. Lo stesso Paolo a cui Claudio non era riuscito a raccontare la verità su di sé e Mario. Paolo era l'unico tra i suoi amici a cui avesse detto di Mattia. Ad un certo punto della sua esistenza si era reso conto che tenersi le cose dentro non gli faceva affatto bene, né faceva bene al suo umore. Socchiuse gli occhi e provò a soffermarsi sulle immagini di un film d'azione che aveva selezionato casualmente ma di cui non stava seguendo la trama. Paolo gli si avvicinò e gli sedette accanto, posizionando la ciotola nel mezzo, tra i due. Così si fece coraggio e, con il cuore che batteva forte, digitò il tasto del muto sul telecomando e zittì i personaggi del film che stava fingendo di guardare.

"Ma che...?", provò a chiedere Paolo, che non capiva la sua mossa. Si voltò verso Claudio e lo guardò interrogativo.

"Pà, ti devo parlare.", si decise a dire finalmente Claudio. E gli ci era voluto tutto il coraggio del mondo.

Un conto era confessargli le proprie improvvise inclinazioni verso l'altro sesso, il rapporto con Mattia, la sua esplorazione personale. Un altro era raccontargli di Mario, di ciò che provava. Dirgli che erano stati insieme. Neanche l'ultima volta avevano parlato di quello che avrebbero dovuto fare. Non si erano accordati per non dirlo a nessuno, ma Claudio sentiva che in qualche modo Mario desse per scontato che era così che dovesse andare. Che a Verona nessuno dovesse sapere di loro due.

Ma Claudio non era un robot. Non riusciva ad agire come se nulla fosse successo senza raccontare almeno a qualcuno cosa si portava dentro. Senza chiedere un consiglio. Senza guardare negli occhi qualcuno di familiare che gli avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene.

Si morse un labbro e vide Paolo cambiare espressione. Era il volto di quando si sta per affrontare un discorso serio. Paolo era un ragazzo dalle mille risorse. Casinista, l'anima della festa, la persona più giocosa che Claudio avesse mai incontrato, ma quand'era il momento di fare la persona seria sapeva farlo egregiamente.

"Ti ascolto."

Claudio sentì un dolore lancinante al centro del petto, come di qualcosa che si stesse squarciando. Il suo sentimento premeva sulle pareti degli organi interni per uscire, per liberarsi.

"Non so come dirlo... è una cosa che è successa negli ultimi mesi."

Paolo gli sorrise e allungò una mano sul suo ginocchio. "Non preoccuparti Cla, puoi dirmi qualsiasi cosa. Si tratta di Mattia?"

Claudio scosse la testa, spaventato dal dover fare quella rivelazione d'improvviso e senza poter, in qualche modo, attutire il colpo. Era ormai troppo avanti nella relazione con Mario, e avrebbe dovuto rivelare a Paolo in che rapporti fossero. Così, d'improvviso. Come una doccia gelata.

Chissà se avrebbe capito il motivo per cui glielo aveva taciuto per tutto quel tempo.

"No, Mattia non c'entra... è... riguarda Mario.", riuscì a dire con difficoltà. L'espressione di Paolo era davvero impenetrabile, come se non avesse detto nulla di particolarmente rilevante.

Non riusciva a continuare, non riusciva ad andare avanti, così Paolo lo aiutò. "Provi qualcosa per lui?"

Claudio alzò gli occhi sul volto di Paolo. Era rassicurante. Sorrideva. "Sì, è così. E non solo."

"Anche lui prova qualcosa per te.", affermò Paolo con tranquillità.

Claudio annuì per confermare le sue supposizioni, ma si rese conto che non si trattava di supposizioni. Quella di Paolo era una certezza. "Lo... lo sapevi già?", gli chiese incredulo.

L'altra parte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora