20- Objective Correlative

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Un correlativo oggettivo è una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi pronta a trasformarsi nella formula di un'emozione particolare.

Lo studiai al terzo anno di liceo quando mi iscrissi al corso di letteratura inglese, ricordo benissimo come alla prima lezione del semestre la nostra professoressa ci lesse un testo dello scrittore Eliot, il quale fu uno trai primi ad usare il correlativo oggettivo come tecnica di scrittura.
Fu usato poi anche da molti altri poeti, specialmente italiani, era un collegare un suono, un odore, un rumore o un colore a qualcosa di più profondo, come aprire una porta mai vista grazie ad un piccolo oggetto trovato per caso.

Come quando sentiamo per esempio l'odore del pongo e ci tornano in mente i ricordi di noi da piccolini seduti per terra a litigare con i nostri fratelli per un po' di pongo, oppure come quando sentiamo la canzone che usavamo una volta per sveglia e rabbrividiamo immediatamente o quando vediamo un colore particolare e ci ricordiamo degli occhi di qualcuno, della maglietta di una ragazza bella vista per strada, del tatuaggio di un nostro amico o dei fiori che nostra madre amava.

In genere quando sentivo l'odore dello shampoo all'odore della magnolia mi veniva in mente mia mamma che quando ero piccolina mi lavava i capelli cantandomi le sue canzoni spagnole preferite e litigando con me per farmi restare nella vasca da bagno, mi basta vedere una tazza colorata per ripensare alla collezione di Madeline in camera sua, una tazza per ogni città visitata, e mi è bastata la frase di Nick per sentire uno strano brivido a me sconosciuto lungo la schiena.

"Mi hanno ucciso dolcezza"

Non so perché quelle parole hanno scatenato dentro di me un brivido del genere, non era un brivido freddo come quando veniamo colpiti da una folata di vento invernale era piuttosto un brivido bollente che si è irradiato lungo tutto il mio corpo fino ad arrivare alle dita dei miei piedi, una scottatura come quando ci si avvicina troppo al freddo, quel tipo di brivido che non si scorda.

"Sei stato ucciso?" Chiedo incredula guardando il moro accanto a me e lui sorride alzando le spalle.

"Mi avevi scambiato per Augustus Waters dolcezza? Ti sembravo un povero bravo ragazzo morto per qualche strana malattia?" Chiede ed io scuoto la testa.

"E chi ti ha ucciso?" Chiedo volendo sapere delle risposte e Nick sorride prima di voltarsi alle sue spalle e corrucciare lo sguardo.

"Lo hai sentito anche tu?" Chiede poi cambiando argomento ed io alzo gli occhi al cielo, fa sempre così quando non vuole rispondere.
"Nick, ti ho fatto una domanda, smettila di cambiare argoment.." Inizio ma prima che possa anche finire la mia frase il suo indice si posa sulle mie labbra zittendomi mentre i suoi occhi nocciola rimangono immobili alle sue spalle guardando la porta del teatro vuoto.

Sposto il suo dito dal mio volto con uno schiaffo prima di sbuffare irritata per il comportamento del moro.

"Smettila di fare il bambino, voglio sapere il perché sei morto" Urlo e Nick stavolta si gira verso di me incazzato pronto a rispondermi prima che una terza voce a noi estranea rompa il silenzio.

"Corri" Urla una voce a me non troppo estranea, Nick mi guarda con il sopracciglio alzato e le braccia incrociate al petto come per dirmi te lo avevo detto, sposto lo sguardo oltre Nick guardando la porta socchiusa dell'enorme teatro, non aspetto altro prima di incamminarmi verso l'uscita sul retro da dove ho sentito arrivare quel voce, voce a cui non saprei dare un volto ma che conosco.

Arrivo alla piccola porta e la attraverso chiudendo gli occhi e non facendo più caso alla strana sensazione fredda che mi colpisce ogni volta che oltrepasso un oggetto, riapro gli occhi ritrovandomi in una strada stretta  illuminata solo dalla luce gialla sporca proveniente dai piccoli lampioni sopra la mia testa.
"Secondo te ci siamo immaginati quel suon.." Inizio ma prima che possa anche solo voltarmi verso Nick un corpo caldo attraversa il mio di corsa lasciandomi senza fiato e con gli occhi sbarrati per la paura.

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