St.blood
Capitolo primo
- Un uomo fortunato -
di Distur8ia
“Uno scantinato! Come diavolo gli era venuto in mente?” pensò Greg, mentre lucidava il suo coltello. Sentiva un forte formicolio alle natiche, tanto era il tempo che aveva passato seduto sul quarto gradino di una scala di ferro. Era solito arrivare puntuale sul luogo scelto, ed odiava profondamente aspettare. “Per Greg il tempo è fondamentale”, lo sapevano tutti quelli che lavoravano con lui. “Non farlo innervosire” era quello che chiunque lo conoscesse, suggeriva al partner di turno. Eppure, nonostante le voci che giravano sul suo contro, e tutti gli avvertimenti ricevuti da quelli che lo avevano messo in contatto con Greg, questo nuovo partner era tremendamente in ritardo. O almeno questo è quello che pensava Greg dopo soli nove minuti di ritardo.
-Se mi liberi, ti darò tutto quello che desideri. Sono un uomo potente e posso darti tutto il denaro che ti occorre. – iniziò a supplicare l’uomo legato alla sedia. Indossava una canotta ingiallita dal sudore, tremava di paura, ma era ancora tutto intero. Greg era uno specialista. Colpiva solo per uccidere, e se quell’uomo era ancora vivo, questo voleva dire che non aveva ricevuto neanche uno schiaffo.
-Shh!- fece Greg, per intimargli di restare in silenzio. Mimò l’ordine anche col dito indice, e quando ottenne ciò che voleva, portò il dito vicino all’orecchio. Aveva sentito qualcosa. Un’automobile che si fermava fuori l’abitazione, nel cui scantinato si trovavano proprio in quel momento.
- Si tratta certamente della polizia, o di qualcuno che è venuto a cercarmi! Sei spacciato!- sorrise sollevato l’uomo legato alla sedia.
La penombra dello scantinato venne squarciata dalla luce diurna che irruppe dalla cima delle scale di ferro. Lo scricchiolio della porta regalò, all’uomo legato, un terrore mai provato prima. “La polizia non avrebbe di certo aperto la porta tanto lentamente, e chiunque altro fosse venuto a cercarlo, avrebbe di certo provato a dare un’occhiata nelle altre camere, invece di dirigersi direttamente alla porta del seminterrato. Era spacciato”.
-Il tempo è dannatamente prezioso! Sei in ritardo! È troppo pericoloso, siamo in ritardo sulla tabella di marcia! – grugnò Greg a denti stretti, stringendo i pugni.
-Hey! C’era traffico! Restiamo calmi!- si difese il ragazzo appena entrato, richiudendosi la porta alle spalle.
-Vi prego! Cosa volete farmi? Posso pagare!- urlò, disperato, l’uomo legato alla sedia.
-Come ti chiami?- chiese Greg, voltandosi verso l’uomo in canotta. –Jensen! Mi chiamo Jensen, e posso ricoprirvi di soldi! Lasciatemi andare, vi prego!- rispose disperato, quello.
- Chiudi il becco, Jensen! Non costringermi a sgozzarti!- urlò Greg, ormai voltatosi a guardare il suo partner con sguardo severo.
- Va bene! Mi dispiace! Non capiterà mai più! Non ritarderò neanche di un minuto la prossima volta! Scusa. – fece il ragazzo, abbassando il capo e alzando le mani in segno di resa.
-Bene! Ora tocca a te, Jensen! – fece Greg, avvicinandosi lentamente a quella che pareva essere la vittima, in quella circostanza.
– Io sono un divoratore. Mi nutro di energia, e si da il caso che tu ne possegga un bel pò. – Greg si avvicinò sempre di più a Jensen, occhi negli occhi, respiro freddo contro affanno. Calma contro paura. Il carnefice contro la sua vittima. Jensen sgranò gli occhi, pensando si trattasse solo di un incubo, tanto erano assurde quelle parole. –Ora, per tua fortuna, io non ho fame. Il mio amico qui, però, ne ha tanta. Sarai il suo primo pasto. Questo, riflettendo, scala una tacca dal tuo misuratore di fortuna, perché il primo pasto è sempre molto cruento- Greg temporeggia sulle parole giuste, adora terrorizzare ulteriormente le sue vittime. – Eppure, se oggi fossi toccato a me, saresti stato l’uomo più sfortunato del giorno, perché dopo il primo pasto, noi divoratori ci plachiamo, e per molti anni gustiamo dolcemente le nostre vittime, ma dopo qualche secolo, la noia prende il sopravvento, ed il pasto diventa la nostra unica fonte di divertimento. – Greg pronunciò quelle parole proprio sulla bocca di Jensen. Avrebbe potuto indovinare quali pietanze aveva ingurgitato Jensen il giorno prima, tanto era immerso il suo naso nel respiro terrorizzato dell’uomo. Greg si mise dritto e, indietreggiando, si allontanò dalla sedia, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi increduli di Jensen.