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Sentì delle grida e forse rumori relativi ad una colluttazione ma rumori esterni si confondevano con ricordi del passato e antiche voci che credevo di aver dimenticato.
Mi sembrava di affondare in un buio lago dalle acque gelate.
Ad ogni respiro mi sentivo andare a fuoco, imbarcavo acqua nei polmoni.
Ma poi sopraggiunse il sonno, e allora sentì gli occhi chiudersi e mi lasciai amdare a quel mondo incolore e indolore.

Al mio risveglio pensai di essere morta.
Non avevo mai creduto nell'aldilà ma quella stanza totalmente bianca avrebbe potuto farne parte.
La luce entrava radiosa dalla finestra facendo ondeggiare delle tende di raso candido.
Vi aleggiava un intenso odore di gigli e gelsomino e tutto ciò che mi circondava era talmente etereo da fami pensare ad un sogno.
Provai a girare la testa ma sentì un forte dolore e dalla mia bocca sfuggì un rantolo.
Riuscì a notare però che sul bordo del letto vi era qualcuno.
Un giovane stremato e dai capelli biondissimi era crollato su una sedia e appoggiava la testa sul materasso.
Non appena sentì il mio lamento si destò e ancora un po assonnato mi fissò con i suoi occhi azzurri e il naso un po gobbo.
Di certo non era giapponese.
Probabilmente inglese o comunque europeo.
Si fiondò fuori dalla porta, probabilmente per avvertire qualcuno.

Prima che potesse tornare, sprofondai nuovamente in un sonno molto profondo.

«Ayame» sentì una voce femminile provenire da lontano

«Ayame» ripeté il mio nome, questa volta più forte, e riuscì a seguire il suono melodico delle sue parole per uscire dall'oscurità che mi avvolgeva.

Aprì gli occhi e mi trovai davanti la giovane donna del :re

«Touka» sussurrai e mi stupì di quanto fosse roca la mia voce. Provai ad alzarmi ma notai che ero ingarbugliata in tubicini di varie dimensioni e avevo delle strette  fasciature all'addome e alle spalle.
Non ricordavo di aver riportato ferite anche all'altezza delle scapole.

«Cosa è successo?»

«Un ghoul ti ha attaccata. A quanto pare era Shiroi Kitsuen poiché non hai fatto altro che ripetere il suo nome mentre Edward ti portava qui»

«Takeda? Ma dove sono?»

«Sei in un posto sicuro, appena ti rimetterai tu spiegheremo tutto»

«Dov'è Takeda? Dov'è quel traditore? È stato lui a portare Shiroi da me vero?»

«Ayame, non è come pensi. Appena si riprenderà Edward ti farà visita»

«Riprenderà da cosa?»

«Ayame non penso che sia il caso di...»

Il ragazzo che era con me al mio primo risveglio entrò nella stanza

«Quando si riprenderà dalle ferite che gli hai inflitto mentre cercava di salvarti»

Guardai Touka spaesata

«Di che ferite parla? Io non ho combattuto con Edward»

La ragazza lanciò uno sguardo pieno d'odio al biondo

«Ayame, il tuo kagune si è solo risvegliato nel momento sbagliato procurando qualche graffio ad Edward, nulla di grave»

«Nulla di grave!» ripeté sarcastico il ragazzo

Io intanto ero sempre più confusa
«Kagune? Ma io non sono un ghoul»

Touka mi guardò dolcemente mentre il giovane prese uni specchio e si avvicinò

«Arthur no!»  la ragazza cercò di fermarlo ma era troppo tardi, ormai potevo vedere chiaramente il mio riflesso nello specchio, l'iride nocciola dell'occhio sinistro era stata rimpiazzata da una brace infuocata e la sclera bianca si era tinta di nero.

Sul mio viso coesistevano passato e presente, menzogna e realtà e se guardavo attentamente il lato destro, potevo ancora scorgere quell'identità che ormai era cancellata.

Senza sapere bene il perché cominciai a piangere sprofondando nell'abisso.

Rimasi chiusa in quella stanza per giorni.
Non volevo uccidermi, ma non volevo vivere.
Ero in un limbo in cui la mia volontà era annichilita insieme alla mia identità.
Ero, ma in realtà non ero.

Touka mi faceva compagni ogni giorno per qualche ora, mi cambiava le medicazioni e mi parlava un po'.

Anche Arthur mi faceva visita, mi costringeva a mangiare qualcosa.
Potevo mangiare cibo normale, dato che ero un mezzo ghoul nato da un esperimento del CCG e un ghoul completo, ma le ferite si rimarginavano lentamente poiché Makishima aveva usato una lama intrisa di RC suppressor.

Mi confessò anche di essere dispiaciuto per il suo comportamento del primo giorno.
Era arrabbiato perché le ferite che avevo inflitto a Takeda erano abbastanza profonde e il ragazzo aveva rischiato di perdere un braccio.

«Ma si sta riprendendo» sorrise « È incredibilmente forte»

Ricambiai il sorriso debolmente

«Tu sei il ragazzo con cui si è azzuffato a scuola vero? Quello che poi è diventato il suo migliore amico»

Lui mi guardò sorpreso «Come hai fatto a capirlo?»

«Sono un investigatrice no? Anzi, lo ero» sussurrai con voce rotta.

Le giornate passarono uguali a loro stesse fino ad una sera di circa una settimana dopo.
Una discussione animata ma sommessa mi svegliò nel cuore della notte.
Ormai ero libera da tutti quei tubi che mi aiutavano ad espletare funzioni che il mio organismo era troppo debilitato per portare avanti.
Poggiai i piedi sul pavimento freddo e mi affacciai fuori dalla stanza.
Mi ritrovai in un ambiente molto ampio su cui affacciavano numerosi ambienti ed una rampa di scale.
Al di sotto di questa vi era una porta massiccia, in legno.
La aprì e le voci si fecero più forti, ad esse si unì un rumore metallico, come di pugni che sbattevano contro un ruoto per pizza spesso almeno venti centimetri.
Poi arrivarono le urla.
Urla strazianti, quasi non umane.
Cominciai a correre fino a ritrovarmi dinanzi ad una porta metallica e blindata che oscillava pericolosamente sotto l'impeto di colpi furenti.
Touka ed Edward erano lì davanti, discutevano animatamente e quasi non si accorsero della mia presenza.
Ma in quel momento riconobbi quella voce distrutta dal dolore

«Dov'è Arthur?» chiesi

I due mi fissarono allarmati
«Ayame...» sospirò Edward «Possiamo spiegare»

-----------------Spazio Autrice-----------------

Ta daaaan! Sorpresa.
Oggi due capitoli per farmi perdonare 🌸

~See you soon, Shykilljoy

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 19, 2017 ⏰

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