62 - Mercoledì 21 Dicembre

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Qualcuno bussò forte alla porta, tanto da svegliarmi. Da quando ero tornato da Torre del Vetro mi ero rintanato in camera. Stranamente, ma forse non più di tanto, mi ritrovavo a non aver voglia di uscire né di far altro se non restare acciambellato sotto il piumone ad ascoltare i miei pensieri, accompagnati ora dalla pioggia ora dal vento ora dal vociare dei miei coinquilini. Nemmeno loro mi avevano visto più di tanto perché cercavo di uscire dalla stanza solo quando ero certo di non trovarli per i corridoi. Ero in uno stato pietoso e il peggio era che non avevo probabilmente neanche un valido motivo. O forse sì, non saprei. 

Bussarono ancora alla porta, più forte di prima. - Cris sei lì dentro? - 

La voce di Naki mi solleticò le orecchie attraverso il piumone. Lo scostai ma ero talmente intorpidito da non riuscire neppure a uscire dal letto. Aprii gli occhi e restai a fissare la porta a cui Naki bussò nuovamente. - Cris ci sei? -

- Credi che si sia sentito male? - Le chiese qualcuno a un tono molto più normale del suo. 

- Spero di no, ma di certo non è normale. -

Raccolsi la forza di volontà e mi alzai, trascinandomi alla porta dietro cui Naki continuava a chiamarmi. La aprii e mi trovai di fronte Naki e uno dei miei coinquilini.

- Ok, è vivo. - Lui voltò le spalle e andò via, mentre Naki entrò in camera senza dire nulla.

Quando chiusi la porta, mi squadrò dalla testa ai piedi. Avevo addosso l'unico pigiama che tenevo nell'armadio e che non avevo mai messo, le pantofole ai piedi e i capelli disordinati. Si avvicinò preoccupata, venendomi a tastare i polsi e la fronte.

- Dov'è Brendon? - Le chiesi.

- A casa con Daniele. Hai la febbre? - Mi chiese scrutandomi ancora disorientata.

- No. Perché non l'hai portato? - Le sorrisi lievemente.

- Ho preferito non uscirlo con questo freddo. Sei stato male? -

- No. Sta bene? - Le sorrisi di nuovo.

- Sì, benone. Allora perché non ti sei fatto vivo? Nessuno ti ha più visto nè sentito da quando sei sceso da quell'autobus. -

- Naki, è passato solo un giorno. - Guardai l'orologio. Era quasi l'una. - Anzi, poco più di un giorno e mezzo. Credo sia presto per allertare i marines. - 

- Idiota! Non solo mi preoccupo per la tua incolumità. Devo pure essere presa in giro! - 

Si avvicinò e mi diede un pugno sulla spalla. Non fu forte ma lo scossone fece riaffiorare il dolore alla schiena e con esso il ricordo di quello che era successo. Mi passò tutto davanti agli occhi come un filmino a velocità triplicata. L'amore con Meg sulla spiaggia sotto la pioggia, la sua paura dei tuoni, la sua freddezza. E poi Jeff, il suo tentativo di riaverla, la sua aggressione alle spalle. E poi di nuovo Meg, il suo pianto, il suo accostarmi a lui. Mi massaggiai la schiena e chiusi gli occhi, non potendo evitare una smorfia di dolore. Sentii il bisogno di sedermi, così mi accostai al letto.

- Vedi! Vedi! Lo sapevo che stavi male. Che ti è preso? Che hai? La sciatica? Un colpo della strega? - 

Naki mi costrinse a sdraiarmi e volle a tutti i costi controllarmi la schiena, quasi credesse di poter individuare il problema tastando a caso. Cercai di fermarla, anche perché spesso premeva proprio sul punto in cui avevo ricevuto la botta facendomi saltare in aria dal dolore. Ma dovetti girarmi e bloccarle i polsi per farla smettere. 

- Smettila di spremermi. Ti ho detto che sto bene. -

Mi fissò con sguardo inquisitorio. - Credi di potermela dare a bere così facilmente? -

If I don't love you, yet.Where stories live. Discover now