Seconda Parte

55 3 1
                                    


"Siamo sopravvissuti! Siamo sopravvissuti all'apocalisse amico!"

Tutt'attorno non vedo altro che distruzione e rovina, a stento riconosco la mia Luminopoli, il mio laboratorio, crollatomi addosso dopo quella scossa come fosse fatto di pan di zenzero, il caffè Soleil, il caffè Elisio, la torre Prisma, ridotti in un ammasso disordinato di pietre, sparse qua e là, ricoperte di polvere e fuliggine che tutto annerisce come una coperta di pece. Non finirò mai di ringraziare il mio Garchomp che col suo corpo mi ha fatto da scudo, evitando che io venissi schiacciato sotto le macerie del mio stesso studio. Io me la sono cavata con qualche escoriazione da non prendere alla leggera, ma il mio drago è esausto e ferito, adesso tocca a me, in quanto suo allenatore, curarlo e salvarlo.
"Rientra, Garchomp!"
Ripongo la sfera nella tasca del camice bianco, ridotto a brandelli, strappato e sporco, e mi volto verso quello che fino a poco fa era il mio posto di lavoro. Dexio... Sina... Mi chiedo che fine abbiano fatto, non erano con me al momento dell'esplosione. Non solo loro, anche Lysandre, non c'è anima viva qui. Che io sia... che sia rimasto solo, da solo, l'unico superstite di questa catastrofe? Il solo pensiero mi fa gelare il sangue nelle vene, mi terrorizza, non voglio essere l'unico essere umano rimasto! Non vedo neppure altri Pokémon in giro, e questo non è un buon segnale. Forse.. si sono tutti nascosti per proteggersi, e usciranno allo scoperto solo quando la situazione si sarà calmata. Ma chi voglio prendere in giro? Qui intorno è tutto già fin troppo tranquillo, spento e immobile. Mi viene da piangere, disperarmi e urlare il mio dolore, ma finché c'è vita c'è speranza, devo trovare qualcuno che possa aiutarci. Inizio a correre, preso da un senso d'angoscia, verso una direzione qualsiasi, è impossibile orientarsi in questo rudere, una direzione vale l'altra. Perdo sangue da un braccio e la caviglia mi fa un male tremendo, in più un'odiosissima tramontana ha iniziato a soffiarmi contro, rendendomi ancor più difficile questo travaglio. Mille lame di ghiaccio s'insinuano tra le fessure delle mie vesti strappate e sferzano la mia pelle scoperta. Non ce la faccio più a sopportarla, mi siedo in un cantuccio e tiro le ginocchia al petto, al riparo, nella vana ricerca di un po' di calore. Strofino le mani, scaldandomele, col capo chino, quando...

"Bang".


Il vento mi porta alle orecchie il rumore di uno sparo, mi desto immediatamente e guardo, a destra, a sinistra, in tutte le direzioni. Non sono solo allora! Ci deve essere qualcun altro! Qualcuno forse ha mandato un segnale, un s.o.s., chiede soccorso. Resto ancora in ascolto, udendo quel rumore rimbombare, farsi più tenue e sparire. Dannazione, come faccio adesso a capirne la fonte? Passano pochi secondi, e un altro rumore mi giunge ai timpani. Questa volta è il ruggito di un Pokémon dalla voce potente e maestosa, mi ricorda quella del Pyroar di Lysandre. Già, Lysandre! Forse sono ancora vivi! Non ci penso due volte e mi metto a seguire quel verso. Ora mi è tutto più chiaro, ho capito da dove proviene. Corro... corro... penso di aver oltrepassato i confini della città. Mi fermo giusto un attimo per riprendere fiato e mi volto verso la vecchia Luminopoli. Che scenario agghiacciante, una metropoli che fino a ieri pullulava di vita, di umani, di Pokémon, un continuo viavai, un crocevia di profumi di caffè e croissant, di baguette appena sfornate, di fiordalisi e essenze di ogni genere, i boulevard sempre colmi di adulti e bambini che dalla sommità della torre parevano minuscole formichine disperse, con i viali puntellati di botteghe e negozi, ridotta ad una poltiglia informe di mattoni inceneriti. Mi si spezza il cuore, mi sento quasi un egoista ad esser sopravvissuto a tutto questo. Un altro ruggito mi desta dai miei pensieri cupi e riprendo a correre. Sento che non è molto distante. Arrivo su un promontorio, in tal modo ad una tale altezza posso osservare meglio l'ambiente che mi circonda. Non riesco a credere ai miei occhi, lacrimanti e appesantiti dalla brezza pungente: città, piane, alberi, prati, rocce e bacini d'acqua, tutto è coperto da una patina nero-bigia. Pare che tutto si sia unificato, che tutto sia uguale ed uniforme. Guardo verso la valle e noto qualcosa muoversi. Pyroar? Sì, deve essere lui! E dev'esserci anche Lysandre! Sono stanchissimo, ma improvvisamente ritrovo le ultime energie per correre in discesa. Eccolo lì! Mi fermo, il Pokémon si è accorto di me, lo vedo avvicinarsi, zoppica e arranca affannosamente, venendomi incontro. Allungo lo sguardo e, seduto, con la schiena poggiata ad un albero e la testa china, noto Lysandre. La sua folta chioma arancione spicca in quella monocromia drammatica e brilla più del sole stesso, che ora pare affievolito, nascosto dalle livide nubi fosche del crepuscolo quasi si stia rifiutando anche lui di porgere i suoi preziosi raggi vitali ad un pianeta che non ne ha più bisogno.
"Lysandre, Lysandre!"
gli urlo con entusiasmo. Non risponde. Forse sta dormendo, dev'essersi addormentato, spossato e sfinito. Anche i suoi abiti sono tutti stracciati e la pelliccia bianca che ricopre le spalle della giacca è tutta ingrigita e sporca. Lui ci tiene così tanto al suo cappotto, non se ne separa mai e lo mantiene sempre pulito e profumato, lo adoro, tant'è vero che alcune notti aspettavo che andasse a dormire per prenderglielo e gettarmelo sulle spalle, mi pareva di sentire il suo aroma e il suo calore addosso, come in un abbraccio. Gradirei tantissimo un suo abbraccio, forte e rassicurante, in un momento come questo. Non mi interessa quel che ha fatto, Lysandre per me è un caro amico, mi ha tenuto nascoste molte verità, questo non lo nego, ma io dal canto mio, sebbene abbia sospettato alcune cose di lui e abbia voluto chiarirne altre, non mi sono mai fatto avanti e non gliene ho mai parlato. Deve aver pensato che non mi importasse di lui. Sono felicissimo di rivederlo, strano ma, tutto il dispiacere e l'affanno sembrano esser solo dei lontani ricordi, adesso. Non molto distante da lui noto una pistola. Da lì deve essere partito il colpo, e poi l'uomo deve essersi trascinato fino a quel tronco per adagiarsi, a giudicare dalla scia per terra. Quant'è bello quando dorme, un colosso tutto amore e dolcezza. Non lo sveglierò, piuttosto mi genufletto per raccogliere l'arma ma...

AeternumWhere stories live. Discover now