Jazz II

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-Non hai perso il vizio di stare da sola fuori dai locali!- le dico per attaccare bottone.

Sono passate solo poche ore da quando l'ho incontrata all'università e se devo essere sincero l'ho pensata un po'. Trovo assurdo il fatto di ritrovarmela stranamente tra i piedi di continuo, eppure fino a pochi giorni fa non l'avevo mai vista.

Lei mi scocca un'occhiataccia e incrocia le braccia al petto. Che ho detto di male?

-L'ultima volta non eri muta, che è successo? Hanno deciso di tassare anche le parole o sei troppo borghese per parlare con un sassofonista di piano bar? -
Sì alza in piedi e mi si piazza di fronte.

-Ti stavo aspettando- mi spiazza.

Sono spesso braccato da assillanti ragazze che sembrano non capire che non voglio niente di più di una notte con loro, ma le tipe in questione sanno almeno il mio nome.

-Quello che voglio dire è che in realtà siamo qui per un caso - farfuglia qualcosa fra sé e sé che non riesco a sentire. - ci avevano detto che era un luogo in cui ci si riunisce per feste interessanti, ma credo che abbiano frainteso le parole di Eleonora, quando ha chiesto a quei tizi di un locale carino in cui fare baldoria. Cercavamo la "serata dello studente" , ma credo di essere finiti nel posto sbagliato.

-La serata dello studente? - Mi gratto il mento confuso. Queste persone vivono davvero fuori dal mondo! - Quella la fanno ogni mercoledì e credo che si siano divertiti a prendervi in giro.

Lei arriccia il labbro superiore infastidita. Cosa crede che la gente media si faccia prendere in giro da ricconi come loro?

-In ogni caso non sono sola, gli altri sono in bagno. Ce ne stiamo per andare.

La guardo confuso e anche decisamente scettico. Sembra imbarazzata e forse lo sarei anche io al suo posto. Non è la tipica cliente del Cliché, ma non è nemmeno uno di quei posti di cui vergognarsi. Non è elegante o sobrio, ma nemmeno un bordello, quindi può anche smetterla di balbettare e consumare l'asfalto sotto i suoi piedi a furia di strofinarci la punta del tacco contro.

-Perché non sei dentro con loro?- Chiedo curioso.

In realtà adoro metterla in imbarazzo e dal suo comportamento capisco che in effetti un po' lo è già. Forse lo sarei anche io, se fossi infagottato come una bomboniera in un posto come questo.

- Sto aspettando qui fuori perché ti ho visto dentro e ho pensato di ringraziarti realmente. Quella sera con Mirco non ero in forma

Lascio cadere la testa di lato, ma continuo a fissarla, sono curioso di capire dove vuole andare a parare. Lei si liscia la gonna a campana color cipria che le fa scomparire i fianchi e le rende il girovita inesistente e poi afferra la borsetta quadrata che le pende dal braccio destro e sfila da dentro quel sacco di pelle un portafoglio marrone come la sua borsa.

-Che cazzo fai?- Indietreggio mentre un sorriso ironico mi si stampa sul viso.

-Ti ringrazio- Risponde aprendolo e tirando fuori un foglio di carta viola, cinquecento euro.

-Non c'è bisogno- Questa mi farà incazzare di brutto.

Mi tiro indietro per raggiungere la macchina già vicina, non avrei lasciato una vecchia signora come Betty da sola a lungo.

-Mi hai aiutata, la situazione poteva degenerare- Mi si avvicina e mi ferma per un braccio.

Guardo le sue unghia laccate di azzurro in contrasto con la mia pelle olivastra e stacco le sua mani dal mio avambraccio. Se è vero che l'abito non fa il monaco, è vero anche che se vedo qualcuno vestito da Monaco lo considero tale e questa tipa si comporta e si agghinda da borghese e come tale mi fa schifo.

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-Mi hai preso per un pezzente?- Le urlo in faccia -non ho bisogno dei tuoi soldi!

Lei sgrana gli occhi e mi lascia andare. Già mi sento meglio e comincio a calmarmi. Non c'è niente che odio di più dei ricchi, forse è proprio perché sono stato immerso fra loro che mi fanno schifo con il loro finto buonismo, capace solo di comprare anche la solidarietà.

-Non mi agghindo a festa solo per andare al supermercato e lavoro in questo posto, ma questo non ti da il diritto di trattarmi da straccione!

Mantengo da solo la mia BMW che ho comprato due anni fa con i guadagni delle nottate alla Diga, tratto da regina la mia Betty e la Yamaha che conservo in garage. Non ho bisogno della sua elemosina e in ogni caso, lei non ha il diritto di farmi questo.

-Non voglio i tuoi soldi, borghesina! E poi sono davvero di fretta, ho un impegno.

Gli occhi grigi le si sgranano, le escono quasi fuori dalle orbite e diventa rossa, così tanto che quasi mi preoccupo che non le sia partito un embolo. Penso che stia per girare i tacchi ma mi stupisce, prende la banconota e me la spalma in faccia insieme al suo palmo. Sento un forte scrocchio e poi la sua mano calda sulla guancia. Vedo il foglio viola volare via e poggiarsi vicino alle sue scarpe col tacco lucido, mentre lo schiocco delle sue dita sulla mia guancia mi fa eco nelle orecchie assieme allo scampanellio dei ciondoli del suo bracciale.

-È la sola cosa che ho per dirti che ti sono grata, villano, cafone e stron. ..- Le fermo la mano a mezz'aria prima che me la faccia schiantare di nuovo contro la guancia; anche se è piccola e ossuta, la cinquina che mi ha regalato come ringraziamento è davvero ben assestata. Non me l'aspettavo e per un attimo la rivaluto. Forse non è solo un bel bozzolo fasciato di seta rosa.

-Ringraziami uscendo con me- Glielo dico senza nemmeno pensarci.

-Cosa?

-Ora. Vieni con me adesso!- Mi fissa confusa, sbatte gli occhi e si guarda intorno.

-Non eri di fretta?- Tentenna e sembra cercare una via di fuga.

-Non devo andare per forza e pensandoci, la mamma non approverebbe i miei amici

-Non andarci e basta!- Batte i piedi a terra come se è davvero indecisa su se accettare.

Se accetta è davvero diversa, forse è più stupida e incosciente, ma diversa da tutte quelle come lei.

- Fallo per la mia povera mamma!- Le dico appoggiandomi alla Aston Martin, lasciandola libera e allontanandomi dal suo raggio d'azione.

-Fallo tu per la tua povera mamma!- Sbotta e incrocia le braccia al petto, ma qualcosa nel suo sguardo mi dice che lo vuole, forse è solo stanca della solita vita e vuole un'ora di trasgressione.

-Fallo per me, se mi scopre sono nei guai- Voglio vedere fin dove è disposta ad arrivare. Accetterà o girerà i tacchi e tornerà dai suoi amici ricchi?

-Non dare la colpa a me per quello che fai, sei causa del tuo destino e non credo che tu abbia davvero paura di tua madre, grande e grosso come sei

-Perché non la conosci, ha la mano pesante- Sussurro e finalmente la vedo sorridere.- non ti sto chiedendo niente di più di un caffè per tenerci svegli

- Sono fidanzata- Biascica.

-Se il tuo problema è solo questo, ti informo che non sono geloso!

La afferro per il gomito, la tiro verso di me e apro la portiera della macchina, senza staccare i miei occhi dai suoi, pieni di incertezza e scuri come non credevo potessero diventare. Quante sfumature riuscivano ad avere quelle maledette iridi grigie?

Un ragazzo sbuca dalla porta del locale alle sue spalle e, da come è vestito, sembra uno dei suoi amici. Lei nemmeno se ne accorge, è ancora legata al mio sguardo, persa in chissà quali dubbi.

-Senti credo non sia il caso...- Dice alla fine.

Ha soppesato i pro e i contro e forse sulla sua bilancia un'ora di svago con un attraente sconosciuto non è abbastanza, ma io sono curioso. Voglio uscire con lei e il suo rifiuto non fa altro che spingermi a provarci. Mi gioco il tutto per tutto e, messo alle strette, sfodero il mio asso nella manica. Le regalo un sorriso gentile e le bacio il dorso con le dita avvolte da anelli.

-Non ti sto chiedendo nulla di più della tua compagnia- La guardo e la vedo irrigidirsi. E' timida. Ottimo. -mi devi un favore e non lasciarmi da solo è più che sufficiente- Annuisce appena, ancora poco convinta, forse ha accettato più per sdebitarsi che per il mio fascino, almeno è quello che sembrerebbe dall'occhiata diffidente che mi lancia prima di chiuderla nella mia Betty nera. Lo sguardo inebetito che ha mi fa quasi scoppiare a ridere, è perplessa e non sa come uscire da quella situazione, ma è salita nella mia macchina, l'ho quasi ficcata io dentro, ma lei non si è ribellata. Io guardo il tipo appena uscito che perlustra il piazzale preoccupato. Si scompiglia i capelli biondi tirati da un lato e si agita ogni secondo di più.

-Ehi!- Ci manca solo che mi accusino per sequestro di persona -la ragazza è con me!Te la riporto più tardi!

Lui mi corre incontro, ma io entro in macchina e sfreccio via, prima che lei decida di cambiare idea.

Mi volto verso la biondina e le sorrido. Lei è tutta rossa e si stringe silenziosa nelle spalle. Mi aspettavo che strillasse o che si buttasse direttamente addosso, in fondo sono così quelle del suo giro, o sono sante o sono... bé lasciamo stare; invece lei sembra rannicchiarsi su se stessa e guardarmi male, come quelle iene del deserto che si vedono nei documentari in televisione, che girano intorno alle carcasse. Faccio finta di nulla e cerco di sciogliere il ghiaccio anche se non so nemmeno io cosa ci faccio lì con lei.

-Allora, ora me lo dici come ti chiami?

Se Respiro Troppo, mi accorgo di essere vivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora