✩i farisei vengono a salvarti

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è un immagina, ma non sarà ironico come il fantastico titolo che mi sono appena inventata :)
ah raga, t/n vuol dire tuo nome

Ti rendi conto che stai per fare una cazzata appena metti piede nel bar. Una grande, enorme cazzata. Ma devi farla, o almeno, non c'è niente che te lo impedisca e ti senti così sola e ferita.
Ti guardi in giro: è un bar normalissimo, ti è quasi familiare anche se sei abbastanza sicura di non esserci mai stata. Al bancone, completamente vuoto, c'è un ragazzo un po' più grande di te, avrà almeno una trentina d'anni e ti fa un cenno con la mano per salutarti.
Noti che, in fondo al locale, ci sono dei ragazzi, tuoi coetanei, che stanno festeggiando qualcosa, forse un compleanno. Smetti di dare importanza ad una cosa così futile e vai dritta verso il bancone.
"Ciao, sono Matteo, posso esserti utile?" il trentenne ti guarda dolcemente, mentre si presenta, si direbbe quasi che tu gli faccia tenerezza. Neanche questo ti interessa, così vai subito al sodo.
"Matteo, eh? Sì, puoi essermi davvero d'aiuto; tanto per cominciare, dovresti darmi un bicchiere di qualcosa di forte, ma devi assicurarmi che domani non ricorderò assolutamente niente di questa serata di merda." trattieni il fiato mentre dici tutto questo ed il tipo continua a guardarti come se fossi un uccellino con una zampa rotta. La cosa ti fa innervosire.
"Insomma?" Matteo nota la tua impazienza e si mette subito a trafficare con delle bottiglie, facendo quei gesti tipici da barman che si vedono nei film, ma che in Italia non sa fare nessuno. Ti mette davanti un bicchiere ed appoggia le mani al bancone, guardandoti. Muore dalla voglia di chiederti che cosa hai passato, puoi sentire le sue domande senza che le ponga e quel suo stupido sguardo comprensivo ti manda fuori di testa.
"Chiedimelo, avanti." lo avrebbe fatto comunque, hai solo anticipato i tempi. I ragazzi in fondo al bar hanno stappato un'altra bottiglia, la terza, e stanno urlando allegramente cose senza senso; vorresti andare lì e sputare nei loro bicchieri, perché loro ti hanno sputato per primi in faccia la loro felicità. La felicità, cosa che in questo momento saluti da lontano.
"Che cosa ti è successo?" ti chiede mr. Comprensione mentre bevi velocemente il liquido scuro nel bicchiere. Ne chiedi ancora e rispondi alla sua domanda, guardandolo negli occhi. "Il mio ragazzo mi ha lasciata. O meglio, l'ho lasciato io, ma si può dire che sia il contrario perché lui mi tradiva." non hai neanche voglia di piangere, vuoi solo bere. Non sei una che beve molto, ma quella sera avevi avuto quella necessità e non volevi che qualcuno lo sapesse.
"Brutta storia.." un altro bicchiere e le lacrime cominciano a scendere.
-
Ormai non senti più i ragazzi che festeggiano, e neanche Matteo che ti avvisa che, forse, hai esagerato con l'alcol e ti conviene non berne più. Non lo ascolti, prendi il telefono e chiami la prima persona che ti viene in mente quando hai bisogno di aiuto. O meglio, te ne vengono in mente sei, ma in questo momento sai che sono tutti insieme, perciò chiamarne una è come chiamarle tutte.
Porti il telefono all'orecchio e, dopo un paio di squilli, ti risponde.
"Hei." la sua voce è tranquilla, sembra felice di sentirti. Tiri su col naso.
"C-ciao Tone, sei con.. gli altri?" fai una fatica incredibile a pronunciare questa frase, a far si che abbia un senso ed il ragazzo dall'altra parte del telefono capisce subito che c'è qualcosa che non va.
"Ma sei ubriaca?" questa domanda ti suscita una piccola risata ed annuisci, poi ti rendi conto che non può vederti.
"Oh, sc-scusa.. non puoi veder-mi.. ho appena annnuito.." la risata si interrompe subito quando ricordi il motivo per cui hai deciso di fare questa cazzata. "Lui mi tradiva, Tone.. m-mi tradiva e.. e non-" tiri su col naso di nuovo e provi ad asciugarti le lacrime. Dall'altro capo del telefono senti diverse voci parlare insieme, poi una voce diversa da quella di Francesco ti si rivolge preoccupata. "t/n, dove sei?" è Cesare, lo riconosci subito. La sua è una domanda interessantissima: dove sei? In un bar. Già, ma quale?
"Io non-" ti interrompi subito, perché ti è venuto in mente qualcosa. "Si chiama tipo.. Angel. Tu l-lo sai, no?" ti rivolgi a Matteo, respirando lentamente. "Questo po-sto si c-chiama Angel, Matteo? G.. giusto?" lui annuisce preoccupato e fa per mettere via la bottiglia. "Non ti.. azzardare a levare la.. bottiglia!" lui la rimette sul bancone, cercando di farti ragionare.
"Smetti di bere. Mi senti? Ti stiamo venendo a prendere." la voce di Cesare è risoluta mentre riattacca.

Ti senti uno schifo, ti fa male la testa e percepisci il trucco colato sulle tue guance. Scendi dalla sedia e ti siedi a terra, con la schiena appoggiata al bancone e le ginocchia al petto. Non ti interessa più l'opinione degli altri, anche se, l'unica di cui potresti minimamente preoccuparti è quella di Matteo, dato che, oltre ai ragazzi che cantano e fanno festa, c'è solo lui.

Appoggi la testa alle ginocchia e piangi silenziosamente, finché non senti la porta aprirsi. A quel punto alzi la testa e vedi tutti e sei i ragazzi entrare e cercarti con lo sguardo.
"Credo stiate cercando lei." dice Matteo, indicandoti. I ragazzi corrono verso di te, chiedendoti cosa è successo e come ti è saltato in mente di fare una cosa simile.
Ti aiutano ad alzarti, ma, non appena ti lasciano andare, quasi cadi.
"Oddio t/n, ma che cazzo ti ha fatto?" Davide sospira e ti prende in braccio, come fossi una sposa.
Ricominci a piangere, mentre Nicolas cerca invano di farti smettere.
Lentamente, Davide cammina fino ad arrivare alla sua macchina; Nelson e Cesare si siedono dietro, facendoti sdraiare sopra di loro: la testa appoggiata sulle gambe di Cesare e le gambe su quelle di Nelson.
"Io e Nicolas prendiamo la mia macchina, ci vediamo a casa di t/n." la voce di Francesco ti arriva ovattata, mentre ti asciughi le lacrime e Cesare ti accarezza i capelli. Con la mano cerchi quella di Nelson, che la stringe forte e, sospirando, guarda il cugino.
Vedi Dario sul sedile davanti girato verso di te che ti sorride tristemente. Mentre Davide mette in moto, tiri per l'ennesima volta su col naso e ti rivolgi a tutti. "Siete venuti tutti.." e poi chiudi gli occhi, mentre Dario ti accarezza lievemente la guancia e si gira a guardare la strada.
Non senti più quel dolore lancinante di quando eri nel bar, quella tristezza infinita; adesso ti senti al sicuro, protetta.
-
Ti svegli nel momento in cui la macchina si ferma e senti un male cane alla testa; ti riprometti di non fare mai più una cosa del genere.
Davide ti prende di nuovo in braccio e, mentre Dario cerca le chiavi di casa nella tua borsa, ti appoggia delicatamente a terra e mette il tuo braccio sulla sua spalla, in modo che tu possa camminare da sola.
Una volta nel palazzo, senti le voci dei ragazzi che si sussurrano delle cose che tu non riesci a capire e improvvisamente Nelson si materializza vicino a te, aiutando Davide a sorreggerti.

Quando finalmente arrivate davanti alla porta del tuo appartamento, Dario apre la porta e, appena messo piede lì dentro, senti un impellente bisogno di vomitare, così corri in bagno.
Una volta lì, vomiti tutto quello che hai bevuto e fai uno sforzo inaudito. Intanto Cesare è entrato nel bagno e ti sta tenendo i capelli, accarezzandoti la schiena con un movimento regolare che ti tranquillizza.
Finisci di vomitare e, ringraziato il ragazzo, ti pulisci la bocca e ti lavi i denti, mentre lui tira lo sciacquone. Alzi la testa e ti guardi allo specchio, osservando il vostro riflesso: siete uno vicino all'altra.
"Mi dispiace che vi abbia disturbato.." cominci a scusarti, ma lui non ti lascia parlare.
"Non dirlo neanche. Adesso io esco da questo bagno e tu ti lavi la faccia e ti metti un pigiama. Questa notte stiamo qui con te." non ti dà neanche il tempo di rispondere, che è già uscito, e a te non rimane altro che fare come ha detto.

Quando esci dal bagno, con la faccia abbastanza pulita (hai ancora qualche rimasuglio del trucco e sei troppo stanca per levarlo del tutto) ed il pigiama addosso, li ringrazi e li abbracci tutti, dal primo all'ultimo.
Li ringrazi perché ci sono e ci saranno sempre, e tu ne sei grata davvero.

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