capitolo 51 - "un addio amaro"

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canzone consigliata: mercy-shawn mendes

la mattina dopo mi svegliai con gli occhi gonfi, rossi e pesanti. avevo pianto tutta la notte. so già che sarà molto difficile affrontare la cosa, ma spero che impegnandomi in tutto e per tutto, il dolore almeno un po' si allievi.

scesi in cucina con le condizioni di uno zombie. mi feci largo in mezzo alla quantità industriale di scatolone e trovai mia madre intenta a cucinare, o forse bruciare, qualcosa. appena mi sedetti vicino a lei, al tavolo, mi disse:

ma: "ieri sera, poco dopo che tu sei andata via in camera a dormire, luciano ha lasciato qui per te una pennetta mi pare"

e mi consegnò la pennetta USB nelle mie mani. la osservai; era tutta nera, e sopra vi era scritto con la cancellina "a giulia". chiesi a mia madre:

io: "per caso sai cosa ci sia dentro a questa pennetta ??" chiesi indicandola.
ma: "no, quando luciano me l'è venuta a consegnare non mi ha detto niente. solo
che la avresti dovuta guardare tu stessa. quando me la ha consegnata, ho intravisto una lacrima scendergli dal viso e due grandi occhi rossi"
io: "va bene mamma, allora io vado su a guardarla"
ma: "no ferma. mi ha scongiurato di chiederti di ascoltarla durante il volo di ritorno".

salii lo stesso. ero troppo esausta, così decisi di farmi una doccia.

mi rilassai un sacco, era quello che ci voleva, poi mi vestii, mi truccai e mi pettinai. visto che era autunno, decisi di mettermi una felpa corta, leggera e grigia, delle leggins nere e bianche dell'adidas e ai piedi le superstar bianche e nere. mi feci una sottile riga di eye-liner e misi giusto un po' di mascara, poi mi piastrai i capelli e decisi di tenerli sciolti sulla schiena.

presi il cellulare al volo e lo zaino. volai giù dalle scale, e appena fui davanti alla porta di ingresso salutai mia mamma con un mezzo urlo, smorzato dalla brioche che avevo in bocca, appena presa dal bancone della cucina.

quando mi richiusi la porta di casa mia, o per lo meno, di quella che sarebbe stata casa mia fino a poche ore dopo, decisi di andare al parco a prendere una boccata d'aria e pensare un po'.

durante il tragitto a piedi, mi misi le cuffiette ed osservai quella marea di palazzoni tanto alti che da lì a poco, avrei abbandonato. fu così che mi venne in mente quando ci siamo conosciuti io e luciano, scontrandoci.

mi scappò così una risata e quelle poche persone che avevo intorno, mi guardarono tutte male. io, diventata tutta rossa, decisi di accelerare il passo e in pochi minuti arrivai al parco.

mi sedetti sulla solita panchina e mi misi a fissare il vuoto. stavo ripensando a come fosse possibile che in così poco tempo si potesse distruggere una cosa così grande, ad un rapporto così bello, perché in fondo era bellissimo il nostro. era forse una delle cose più belle che mi fossero mai capitate. si proprio lui, una delle mie cose migliori, se non la migliore. la migliore parte di me.

intenta nei miei pensieri non mi accorsi che qualcuno si sedette vicino a me sulla panchina, proprio accanto a me. però mentre stavo pensando, riuscii a riconoscere il suo profumo, ovviamente inconfondibile.

appena mi girai verso di lui, che stava ovviamente pure lui fissando il vuoto davanti a noi, lo guardai, e pensai a quanto sarebbe stato duro dirgli addio, proprio ad uno come lui, ad uno che mi ha sempre amato. ma non con uno di quei amori falsi e poco sentiti, ma con un amore sincero, che mano a mano cresceva, e che non se ne poteva più fare a meno.

si girò, mi guardò negli occhi e mi sorrise. quanto cazzo poteva essere fottutamente bello ?? occhi nocciola, ciuffo ribelle, che ormai gli era caduto tutto sugli occhi ed un sorriso bellissimo. si perché mi ero innamorata di quello. del suo bellissimo sorriso. mannaggia a me.

mi scese una lacrima e lui prontamente me la asciugò con il suo pollice. chinai la testa e mi misi a singhiozzare ancora più forte. lui mi mise una mano sulla spalla e mi chiese:
lu: "perché piangi ?"

ovviamente non risposi, ma mi accasciai sul suo petto, nascondendo il viso nella sua felpa. mi accarezzò i capelli e cercò di rassicurarmi dicendomi:
lu: "ehi stai tranquilla, ci sono io con te"

ma il punto era che lui non c'era. no lui non c'era. tra poche ore avrei preso un aereo che mi avrebbe portato lontano da lui, e li non ci sarebbe stato più nulla da fare.

dopodiché luciano si alzò in piedi e si sedette davanti a me, sull'erba del parco.

lu: "la vedi quella piadineria ?? è il luogo in cui ci siamo conosciuti, dove abbiamo cominciato a costruire la nostra storia, dove è nato il nostro noi. non devi piangere perché pensi che noi non ci saremo più, perché ci saremo ancora e io ti aspetterò. aspetterò il tuo ritorno, e quando ne avremo l'occasione, torneremo ad essere noi".

alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. aveva completamente ragione, bastava solamente aspettare la nostra occasione, il nostro momento.

poi si alzò di un po' e mi stampò un piccolo bacio sulle labbra. io lo guardai e gli sorrisi.
eh si, era proprio stata la cosa più bella che mi era mai capitata.

*spazio autrice*
immagino voi tutti che sarete mezzi incavolati con me perché non aggiorno da agosto. lo so, lo so, mi sono parecchio assentata, ho pure scritto i ringraziamenti temporanei, ma ora sono qui, più forte di prima, a continuare la storia. e adesso non scherzo. la prendo sul serio sta cosa, e vi rendo tutti felici, compresa me stessa, perché scrivere mi rende più felice. vi prego di lasciare una stellina per sostenermi e per farmi capire che avete apprezzato il capitolo

giuliatugnoli

Il suo sorriso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora