Scena II

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- Ma cosa si credono mai, quei Capuleti?!- domandò Beltramo, rivolgendosi alla stanza.

Camminava avanti e indietro da più di un quarto d'ora, ledendo la calma del povero Baltasar.

Quest'ultimo si passò una mano tra i capelli rossicci, scompigliandoli e si accarezzò la guancia, coperta da un sottile strato di barba. Sospirò e guardò l'amico. Con i capelli neri, scuri come i suoi pensieri e la giacchetta che sventolava al vento che entrava dalla finestra, mostrando a tratti la camicia azzurra sottostante, era il ritratto della bellicosità. L'incontro con i loro rivali lo aveva scosso e non aver potuto beneficiare della vendetta contro la loro offesa lo irritava.

- Lascia stare, Beltramo. Lo sai che son teste calde, quelli – cercò di tranquillizzarlo ancora una volta.

- Scherzi? Per la gente siamo noi quelli pronti a menar le mani. Mentre i Capuleti escono calmi e puliti da ogni situazione –

Baltasar sbuffò. Non sapeva più come trattare la faccenda.

- Ah, ma verrà il giorno in cui avranno ciò che si meritano – alzò il dito verso i soffitti ornati dell'enorme biblioteca.

- Ok, ok. Tutto ciò che vuoi, ma ora levati dalla mente quella gente. Stasera c'è la festa per l'inizio dell'anno scolastico e domani mattina cominciano le lezioni. Credo che d'ora in poi avrai ben poco tempo per dedicarti alle tue ire –

Beltramo si lasciò cadere sulla sedia accanto al camino e si posò una mano sugli occhi, poggiando il gomito sul ginocchio rilassato sul bracciolo.

- Uff, credo che tu abbia ragione –

- Certo che ne ha – una voce amica entrò dalle porte dorate, attirando la loro attenzione.

Il figlio del padrone di casa fece il suo ingresso con aria scanzonata, come suo solito.

- Salve amici miei, compagni di ventura – fece la sua entrata, allegro – mio cugino Alvenovio mi ha raccontato ciò che è successo oggi – li salutò con un breve cenno della mano e un veloce sorriso appena accennato.

- Non è stata colpa nostra – si difesero in coro.

- Mi ha detto anche questo. Ciò non cambia la situazione, però. Su, evitiamo di farci la guerra – li pregò, andando ad appoggiarsi al camino di marmo bianco che scaldava le fredde serate invernali.

- Per quanto noi non li sopportiamo molto, evitiamo gli scontri, ma loro cercano guerra, Romeo – spiegò Beltramo.

Baltasar annuì, confermando le parole dell'amico.

- Ok, dirò a papà di andare a parlare con il loro capofamiglia, un giorno –

- Così dovremmo correre a spegnere l'incendio che divamperà tra i due – rispose con innocenza Baltasar.

I tre amici risero di gusto.

- Già vedo la scena – narrò Beltramo – con i bastoni stretti in mano come spade, vanno azzuffandosi per le vie del paese, seminando panico e scompiglio –

- E le loro mogli cercano di trattenerli dal peggiorare gli affanni dei loro anni –

- Sì, è vero – affermò Romeo – sarebbe una scena alquanto comica, anche se con un lieve accenno di amaro per il suo significato. Ma ora mettiamo da parte i cupi pensieri, amici miei e andiamo a prepararci. Stasera si festeggia – esclamò allegro – ed io ho tutta l'intenzione di divertirmi – terminò con aria determinata.

Romeo e GiuliettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora