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Come la fenice, risorgerò dalle mie ceneri.

Harry lo guardò fisso negli occhi. Louis si sentì un po' morire, togliere flussi di anima dal suo corpo per poi disperderli o venderli a chissà chi. Faceva enormi sospiri riparatori, cercando di trovare un qualsiasi altro punto da guardare per concentrarsi e non far trasparire il suo reale stato d'animo.

"Louis, non lasciarmi andare" lo implorò quasi il riccio. Aveva gli occhi enormi in quel momento - o almeno così parevano al ragazzo dagli occhi azzurri e cuore in frantumi - gli parevano due pozzi senza fondo, due pozzanghere infinite d'un cielo sempre burrascoso, due iridi scavate dal rimorso; e sapeva che se lo avesse guardato e si fosse specchiato in essi, probabilmente avrebbe mandato tutto a puttane.

Louis alzò un angolo della bocca, appoggiandosi col fondoschiena sul termosifone spento, e per un attimo - un misero e furbo attimo - lo sguardo di Harry si ravvivò con una luce piena di gioia, immaginando da lontano come un miraggio nel deserto, il perdono avvicinarsi.

Ci furono attimi di silenzio. Molti, per l'esattezza.

Tutto il tempo nel quale Louis selezionò per bene le parole che avrebbe dovuto affilare e scagliare contro al suo interlocutore, parole che avrebbero dovuto squarciargli la pelle, prima di striscio, come una lama che lieve si conficca sotto pelle, e che poi la dilania. Nervosamente, si leccò compulsivamente il labbro inferiore, cercando forse di far scivolare meglio le parole quando le avrebbe pronunciate, e mordicchiandolo di tanto in tanto, tirando ad intervalli irregolari, pure qualche pellicina.

"Sai Harry - il riccio, che aveva passato gli ultimi minuti a fissare il pavimento, pensando a quanto fossero interessanti in quel momento le mattonelle, riportò repentinamente lo sguardo sull'affascinante ragazzo di fronte a lui -, so cosa pensi. Credi che tante belle parole, le tue per l'esattezza, facciano belle persone, o che, ancor peggio; le tue parole siano in grado di rivoltarmi come un calzino, a tuo piacimento. Si, forse un tempo è stato così, coi tuoi grandi occhi verdi, il tuo carisma, e il tuo saper giocare bene le tue carte da manipolatore prestigiatore; ma beh, ti sbagli. Non mi fai più niente".

Ritrovò una certa compostezza fra sé e sé, una finta e poco celata compostezza che poteva combaciare solo col suo linguaggio verbale, pacato e distaccato, e molto, molto poco con quello paraverbale irrequieto; dato che, senza nemmeno rifletterci troppo, prese a vagare per la stanza mentre sputava con violenza le spine che gli fuoriuscivano dalla lingua.

"Non so bene il perché, ma ho sempre ingenuamente pensato che, siamo quello che diciamo, e un minimo quello che l'altro riesce a vedere in noi stessi. Stupido, non trovi? Ma infondo quello ad aver sbagliato sono io, hai sempre detto che sono troppo ingenuo, o erro?" si girò dritto verso il diretto interessato, alzando un sopracciglio con supponenza per dar manforte alla sua verità.

"In qualche modo, forse a causa di qualche retaggio dell'umanità che un tempo custodivo gelosamente, ho sempre fatto castelli in aria fin da quando ti ho conosciuto, pensando che tu saresti stato colui in grado di riportarmi sulla spiaggia dagli abissi di me stesso - iniziò ad avvicinarsi con una lentezza calcolata e snervante per entrambi, fino ad arrivargli ad un palmo dal naso -, e invece non hai fatto altro che ampliarli, e spingermi più in profondità fino ad incastrarmi al loro interno."

Lo prese per le spalle e gli diede una spinta, alla quale Harry non reagì, accusò soltanto. Non che comunque fosse nella posizione adatta di rispondere all'affronto o di attaccar briga, comunque. Si sentiva profondamente in colpa, a disagio, e faceva fottutamente bene a sentirsi così. Infondo, quella gogna, se l'era meritata. Se la stava meritando tutta. Nonostante ciò, capendo che di lì a poco non avrebbe più risposto delle sue azioni - e che sarebbe diventato seriamente violento -, Louis guardandolo in cagnesco si allontanò, tirato come per magia, dal suo subconscio che lo teneva al guinzaglio.

Heartless Sunset | Larry StylinsonWhere stories live. Discover now