Four.

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"In realtà no" disse sorridendo "mio padre mi ha affittato un appartamentino qui vicino, l'ho convinto finalmente!" sorrise.

Tirai un sospiro di sollievo.
Cazzo, stavo letteramente quasi per piangere e lei si mette a fare questi scherzi del cazzo.
È sempre la solita.

"Ma è fantastico" esclamai dopo sorridente, per poi alzarmi ed abbracciarla, seguita da Jess.

"Un brindisi al trasferimento di Vittoria" disse Cosimo alzando il bicchiere.

"Ma è acqua" risi e lui mi guardó male.
"Eddai non c'è niente di alcolico in questa casa" disse "e poi è pur sempre un brindisi per la vostra amica, acqua o coca cola non importa, non volete brindare per lei?" Continuò.
Scossi la testa sorridendo.
"Un brindisi a Vittoria" lo imitai alzando il bicchiere, dopo anche gli altri fecero lo stesso.

Dopo che io e le ragazze lavammo i piatti raggiungemmo i ragazzi che giocavano alla play station di Jessica.
Si, aveva una play station.
Da piccola era un vero maschiaccio: vestiva come un maschio, faceva giochi/sport per maschi e molte volte si comportava come un maschio.
Poi fortunatamente ai tempi delle medie è cambiata, ma ha comunque conservato molti oggetti della sua tenera età, per tenerli come ricordi.

"See l'ho detto che ti avrei spezzato le gambe a fifa, non puoi competere contro di me perdente!" Esultó Andreas rivolgendosi a Cosimo che intanto teneva il broncio.

"Voglio la rivincita" disse poi.
"Sarà per la prossima volta, il numero uno si è stancato" disse Andreas orgoglioso sorridendo.

"Presuntuoso" gli dissi lanciandogli il cuscino contro.
"Cosa hai fatto?" Chiese lui con un espressione di finto stupore.
Risi.

Improvvisamente sonò il campanello.
"Sarà Riccardo, andate ad aprire!" Comandò Andreas che nel frattempo stava salendo di sopra per raggiungere la sua ragazza.
Sbuffai e feci per alzarmi, ma Vittoria mi precedette e si precipitò alla porta per poi aprirla.

"Vitto!" Esclamò lui, lei invece gli saltò letteramente addosso.
Patetici.

"Caspita, ogni volta che ti vedo di fai sempre più bella" Scherzó lui facendola volteggiare, lei rise  e potevo scommettere che era diventata rossa come un peperone.

Ci raggiunsero e si accomodarono sul divano insieme a noi.
"Buongiorno" disse il moro con una voce ancora impastata dal sonno.

Notai una piccola macchia viola sul suo collo, aveva un succhiotto.
E, dall'aspetto orrendo che ha posso dedurre che ieri ha bevuto, e non poco.

In quel momento mi resi conto che ero rimasta lì impalata a fissarlo da quando era entrato, così mi alzai e mi diressi in cucina per bere qualcosa di fresco.
Aprii il frigorifero e presi un succo di frutta all'arancia, poi ne versai un po' nel bicchiere.

"Me ne verseresti un po'?"
Disse una voce conosciuta alle mie spalle, quindi mi voltai intuendo già chi c'era dietro di me.

"Hai due mani, puoi farlo da solo" gli dissi con calma poggiando il mio bicchiere ormai vuoto sul bancone, una volta finito di bere.

"Antipatica" disse per poi afferrare la scatola di succo e versarla nel mio bicchiere.
"Quello è mio" aggrottai le sopracciglia.

Lui in risposta alzò le spalle.
"Come stai?" Chiese avvicinandosi a me, che intanto ero seduta sul bancone.

"Bene" mentii, poi mi grattai il collo.
Si, quando mentivo molto spesso compivo questo movimento, fin da piccola.
Era chiaro che alludeva a ciò che era successo ieri sera, ed era ovvio che non stavo bene, dovevo ancora riprendermi da quel misto di emozioni che avevo provato ieri, ma non potevo dirgli che stavo una merda; già ieri mi ha visto piangere, non sopporterei di mostrarmi di nuovo fragile ai suoi occhi.

"Tu piuttosto, hai un aspetto orribile" sorrisi cambiando discorso.

"Non me ne parlare, stanotte non ho dormito per niente" disse facendo un sorrisetto malizioso.
Mi irrigidii appena sentii le sue parole.
"Anzi, saresti così gentile da darmi una bustina, una pasticca o un qualsiasi medicinale in grado di farmi passare questo terribile mal di testa" chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie.

"Controlla in quel cassetto, dovrebbe esserci qualcosa" dissi per poi scendere dal bancone e lasciarlo lì da solo.
Non so cosa mi prese.
Sentendo le sue parole, precisamente "non ho dormito per niente" la mia mente ha iniziato a fare tanti viaggi mentali sulle possibili cose che abbia potuto fare questa notte, e con quante ragazze sia uscito; era come se fossi gelosa..non avevo mai provato questa sensazione prima di ora.
O forse si, ma non con lui.

"Fede io vado, devo iniziare a sistemare le cose nell'appartamento" mi informò Vittoria.
"Si vado anch'io, passo a trovare i miei" intervenne Cosimo.
"Se vuoi ti accompagno" continuó rivolgendosi alla ragazza che intanto mi stava salutando.
"Si grazie" sorrise lei, salutarono anche Riccardo e poi se ne andarono.

"Bene principessa, ora siamo rimasti solo io e te" sussurrò Riccardo nel mio orecchio facendomi sobbalzare dalla paura, poi mi strinse leggermente i fianchi.

"Non chiamarmi principessa" dissi seccata girandomi verso di lui che intanto continuava a tenermi per i fianchi.

"Mhh e se continuassi a chiamarti così?" Sogghignó guardandomi negli occhi.

Però, ha degli occhi bellissimi. Eppure in quegli occhi così limpidi si nasconde qualcosa di quasi tenebroso, qualcosa che si porta dentro e non vuole far emergere, ne sono sicura.
Da quando l'ho conosciuto è sempre stato un tipo strano, chiuso ma soprattutto stronzo, penso che questi comportamenti siano solo una conseguenza di qualche brutta esperienza; d'altronde nessuno nasce stronzo, ci si diventa col tempo. La sua è tutta una corazza, chi meglio di me puó capirlo?

"Allora? Mi vuoi rispondere" soffió sulle mie labbra.
Scossi la testa come per liberarmi da quei pensieri.
"S..si scusami, stavo pensando ad una cosa." risposi.
"Cosa? A quanto vorresti saltarmi addosso" alzò le sopracciglia sorridendo.

"No" sorrisi leggermente.
"A quel che ti porti dentro" dissi senza neanche accorgermene.
Era come se le parole avessero lasciato la mia bocca senza che io me ne accorgessi;
Improvvisamente il moro si irrigidí e ritirò rapidamente le mani dai miei fianchi, come se avesse toccato il fuoco e si fosse scottato.

"Niente" deglutí rumorosamente restando immobile davanti a me.
"Che cosa dovrei portarmi dentro?" Disse mimando delle virgolette con le dita.

"Ho detto qualcosa che non dovevo?" Chiesi intimidita dalla sua reazione allungando una mano verso la sua, ma lui si scansó.
"No, hai detto solo una gran cazzata" emise una risata nervosa, subito dopo si portò una mano dietro la nuca.

"Non c'è bisogno che ti scaldi così" Alzai leggermente il tono.
"Non so neanche io perché ho detto quelle cose" continuai, poi mi diressi in camera mia sbattendo la porta.

Cosa avevo detto di così malvagio o scandaloso? Volevo solo provare a capire cosa l'aveva reso così, infondo io gli avevo raccontato un po' della mia storia, vuol dire che mi sono fidata di lui, non capisco perché lui non si sia aperto con me.
In seguito alla sua reazione sono ancora più sicura che si porta dietro un qualcosa di brutto, ma non penso ci sia bisogno di arrabbiarsi così.
E ora mi fa sentire anche in colpa..dovrei chiedergli scusa? Infondo non avrei dovuto riaprire eventuali ferite, avrebbe dovuto parlarmene lui quando capiva che di me poteva fidarsi, invece sono sempre la solita impicciona.

Ma che sto dicendo? È lui che deve chiedere scusa a me per il suo comportamento infantile. Poteva semplicemente dirmi "non voglio parlarne" e in quel caso gli avrei chiesto scusa.

Spazio autrice:
Salve ragazzi!
Volevo sapere se questa storia vi stia piacendo e cosa ne pensate. Ci tengo molto alle vostre opinioni, dato che è la mia prima storia.
Fatemi sapere al più presto e votate se vi va.
Grazie mille, un bacio!

Ps.
Volevo informarvi che ho dei problemi con l'e-mail e quindi non posso rispondere ai vostri messaggi, ma li leggo tutti e leggo anche le vostre storie.
Grazie ancora!

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