Capitolo due

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La risata di Freya risuonò forte e chiara per tutta la via, facendo sobbalzare Agnes. Data la reputazione di cui godeva, tutto si sarebbe aspettato da lei tranne una reazione del genere. Non sapeva se essere più infastidita o impaurita dal suo comportamento: che aveva detto di così buffo?

– Aspetta, dimmi se ho capito bene: tu, a notte fonda, sei venuta nel mio settore da sola e senza nessun tipo di arma solo per chiedermi se le voci che girano sono vere?. -

Agnes annuì incerta, sperando di non dover sopportare ancora a lungo le risate di scherno della donna. In quel momento sarebbe voluta essere ovunque tranne che lì, l'unica cosa che le impediva di girare i tacchi e andarsene era il bisogno di avere delle risposte. Ne aveva un bisogno quasi fisico: da quando aveva saputo ciò che si vociferava da mesi non c'era stato un giorno in cui quel pensiero non le assillasse la mente. Aveva passato notti insonni a rimuginare sulla decisione da prendere, era andata di quartiere in quartiere pur di raccogliere qualche informazione in più, ma a quanto pare la maggior parte degli Esclusi ne sapeva quanto lei. L'unica cosa da fare a quel punto era cercare conferme dalla persona giusta.

– Lo sono? - chiese Agnes.

Freya, tornata seria, la squadrò per qualche secondo. Aveva capito cosa voleva nel momento esatto in cui aveva iniziato a parlare. Tuttavia, non le sembrava una sprovveduta e nutriva quasi una simpatia verso di lei, ma voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinta per ottenere ciò che desiderava.

– Sì, sono vere. –

Agnes percepì un macigno sollevarsi dal petto, le sue labbra si distesero in un sorriso: era a metà dell'opera. Era già pronta a fare un'altra domanda, quando la donna la precedette.

– Non posso dirti altro o metterei a rischio l'esito del piano. Non dubito della tua "lealtà", - disse, mimando delle virgolette con le dita – ma le voci girano, e non tutti gli Esclusi la pensano allo stesso modo sulle Fazioni. Vorrei evitare qualche soffiata per una semplice disattenzione. -

Senza scomporsi troppo, Agnes alzò le mani in segno di resa. Non si era certamente illusa di potersela cavare con un paio di domande mirate, e, nonostante fosse alquanto infastidita dal tono chiaramente sarcastico era preparata ad una risposta del genere. Per il momento doveva solo prendere tempo e creare il terreno adatto per la sua richiesta.

– Capisco che voglia prenderti tutte le precauzioni possibili, - iniziò cautamente, mentre abbassava le mani - ma ti posso garantire che voglio vedere le Fazioni cadere quanto te. Siamo più simili di quanto pensi e... - a metà frase venne nuovamente interrotta, questa volta in modo più brusco.

– Tu non sai niente di me. – la voce di Freya non lasciava trasparire nulla se non fastidio, ma Agnes capì di aver toccato un tasto dolente quando la guardò negli occhi: due pozzi scuri e inespressivi, che la lasciarono senza fiato per un attimo, facendole dimenticare quello che stava dicendo. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, senza trovare altre parole, finché Freya decise di mettere fine a quello spettacolo patetico.

– Facciamo così: adesso io ti lascerò andare e farò finta di non aver perso il mio tempo con l'ennesimo eroe della situazione convinto di avere un motivo in più di altri per odiare i Centrali. Ti svelo un segreto, Agnes. - sibilò il suo nome con una freddezza che la fece rabbrividire. – Siamo tutti Esclusi, chi dalla nascita, chi a causa di qualche stupida regola, ma siamo tutti sulla stessa barca. Abbiamo tutti una ragione per voler cambiare la nostra condizione, e dare a chiunque l'opportunità di sollevarsi è esattamente il rischio che non voglio correre. –

La freddezza con cui aveva detto quelle parole lasciò Agnes sconcertata, ma quell'effetto durò meno di una manciata di secondi e venne sostituito da una furia cieca. Si morse la lingua per non risponderle d'impulso e sputarle in faccia tutto quello che pensava di lei e dei suoi stupidi ragionamenti. Se solo sapesse..., pensò.

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