Sceneggiata Dell'Amor Servile

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LA SCENEGGIATA DELL'AMOR SERVILE

I CARBONARI

ATTO UNICO

Dal mio misero giaciglio, ascolto gli spari, giungere nell' eco della rivolta dei pennaruli e delle pagliette . Insieme alle voci della gente che morenti s' affacciano alla vita e nella lotta immane, prende corpo l'inganno subito , prende senso in me stesso , l'ossesso dei versi scritti di nascosto . E non so come avrei reagito se per caso m' avrei trovato davanti un soldato borbonico. La rivolta , scoppiò dopo un lungo fermento d' incontri segreti e annunci ed il re si magnava ò limone nel sapere tale cose e diceva questi pennarulli ci hanno scassato la minchia . Ed aveva sguiglianzato , scagnozzi e lazzari , lacchè , insieme alla sua polizia, per le strade ed i vicoli di Napoli alla ricerca di chi fosse contro il suo potere. Un potere , che dava gran beneficio a chi teneva titoli e terre , chi teneva palazzi e avide volontà. Chi non aveva nulla si puzzava dalla fame , finiva schiacciato sotto le ruote dei carri , decapitato del boia , sputati in faccia dallo schiattamuorto. Una tragedia , fatta di uomini senza padre e senza madre. Gruppi di Guaglioni , piccoli lestofanti che corrono nel vento , nell'eco della rivolta nelle grida delle madri con il sapore del mare sulla pelle. Con il sole che si leva immemore sulle tante disgrazie subite, che entra solingo nelle povere stamberghe. Ed illumina la vita, illumina un amore che non muore a dispetto di un potere arrogante che genera morte e rancore . Ed io ero al servizio di un principe che principe non era, ma uno zotico cafone di Castelvetrano , Agrigento. Dalla faccia di schiaffi , due baffi neri simile ad un topo muschiato. Fuori il palazzo fischiavano gli spari , che s'udivano provenire dalle barricate , nell'onda di un odio senza fine in giorni in cui si combatte tra mille difficoltà , tra grida che echeggiano per vicoli sordi ,silenziosi che custodiscono un amore incerto . Penso ,sogno ,vivo ed io corro e non sò cosa sarà di me ,se sarò libero, se morirò mai dopo aver tanto sofferto . Ma la vita non ha senso , nella differenza di questa storia infida , fatta di principi e plebei , di gente qualunque che matura una idea in se di libertà . E la condanna di milioni di persone, di popoli stremati dalla fame , schiavi di un potere che non ha colore che a combatterlo sembra sempre quasi impossibile.

Un servo : Giovanni ti vuole il principe ,dice che ti deve parlare di cose assai importanti.

Servo: Arrivo , finisco di mettere a posto gli attrezzi

Principe: Stiamo alle solite , ogni volta fai ritardo

Servo : Ma signor principe ero nella stalla con la vacca manca poco per partorire

Principe : La vacca può attendere io no . Io qui sono ò padrone quello che comanda, quello che ti dà i soldi per sfamare la tua misera famiglia.

Servo: Sono qui ai vostri piedi . Cercate di avere compassione, di capire la mia difficolta di non essere sempre alla vostra altezza.

Principe : Non ammetto nulla , che va oltre la mia intelligenza . Ed io di intelligenza , ne ho tanta che posso fare di te quello che voglio. Più ti guardo , più somigli tanto a quei miseri rivoltosi che stanno li fuori in strada che hanno tanta voglia di tagliarmi la testa . La stessa faccia, scavata con in mano forconi e corde di canapa da stringere attorno al collo di noi nobili. Pazzi, plebei pazzo popolo . Cosa credete di fare , ribellarvi. Non siete capaci di comandare, di crescere, di creare qualcosa di buono.

Servo: Signor principe voi dite la verità . Ma quelli lì fuori sono pronti a morire accise.

Principe: A morire per cosa, per una libertà impossibile da realizzare. Una libertà che ti riempie la bocca , che non ti fa respirare. Che ti rende incapace, di guardare la realtà della vita.

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⏰ Last updated: Jun 17, 2018 ⏰

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