Capitolo 20

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Penso di non essere mai stata davvero nell'accampamento dei Bimbi Sperduti. Sono sempre stata lontana da loro e di certo non per mio volere, non del tutto almeno. Prima facciamo una deviazione perché devo pulirmi la mano dal sangue. Arrivati al luogo di ritrovo dei ragazzi, circondato da sette tende, io e Peter ci sediamo in un punto abbastanza libero. A quanto pare mi ha letto nel pensiero, perché io non sono molto socievole, e quando c'è troppa fauna, cioè gente, tendo ad essere scontrosa. Il motivo in realtà non lo so. Magari è per il fatto che non mi interessa più di tanto conoscere qualcuno che il giorno dopo potrebbe morire per il semplice fatto che è mortale, non voglio legami che poi non durano per sempre. Questo è il brutto dell'essere immortale, vedo morire molte persone, meglio non affezionarsi, altrimenti cadi nella depressione.
Appena seduti ci danno da mangiare, finalmente non ce la facevo più ad aspettare.
Guardo di che cibo di tratta:< È carne > affermo al settimo cielo.
< No guarda è verdura, un po' di insalata e broccoli > dice Peter in tono ironico.
< Non fai ridere proprio per niente > dico io facendo la finta offesa.
< Non fare quella faccia, così poi mi sento in colpa > ora sta ridendo.
< Si certo, come no > gli tiro un pugno sulla spalla per scherzare, in tanto rido anch'io.
Peter perde l'equilibrio e cade a terra, ma continua a ridere tranquillamente e anch'io. Siamo così scemi insieme che mi piace l'atmosfera creatasi tra noi. Sembra che ci siamo solo noi due, il resto non lo calcoliamo più.
< Ok ok, basta, non ce la faccio più > continuo a ridere < Mi fa un botto male la pancia > sto ridendo davvero come una matta, neanche quando mi ubriaco sono così.
Anche Peter non scherza mica, non l'ho mai visto ridere davvero per felicità o per vero divertimento, l'ho sempre visto ridere per cose orribili, morti o perché stava vincendo, come al solito. O magari anche ridere per sadismo. Ora invece ride perché è spensierato e pure io lo sono, grazie a lui.
< Guarda che non è ancora finito. Facciamo così prima finisci di mangiare e poi vedi > mi dice continuando a ridere.
< Va bene, però dopo quella cosa basta, perché scoppio davvero altrimenti >
Lui annuisce.
Finiamo di mangiare senza smettere del tutto di ridere. Almeno un po' ci siamo calmati.
< Ok, cosa vuoi fare ancora? > gli chiedo curiosa.
Peter si avvicina a me piano piano: < Questo > inizia a farmi il solletico sulla pancia, l'unico punto in cui lo soffro, come faceva a saperlo?
Inizio ad urlare e a ridere nello stesso momento.
Mi alzo per scappare ma lui mi fa perdere l'equilibrio. Io cado di schiena e lui continua comunque.
< BASTA > continuo a ridere < TI PREGO BASTA >
Non so nemmeno se i bambini ci stanno guardando o se se ne sono già andati, sinceramente non mi interessa, è un momento bellissimo per me, vorrei non finisse mai.
Dopo un bel po', un lasso di tempo interminabile, il mio torturatore finisce di farmi il solletico e si sdraia di fianco a me.
< Che figura di merda che abbiamo fatto > inizio io.
< Ne è valsa la pena però, era da tanto che non mi divertivo così > gira la testa di lato e io faccio lo stesso. Ci guardiamo negli occhi, colmi di felicità e cose positive.
< Siamo due cretini, anzi tu sei uno stronzo, hai proprio beccato il punto in cui soffro il solletico > lo accuso io sorridendo.
< Lo sapevo perfettamente > afferma lui trionfante.

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